La startup italiana sviluppa sistemi di intelligenza artificiale applicata a contesti creativi e “insegna” ai computer a riconoscere accordi musicali
Insegnare alle macchine delle abilità che sono tipiche dell’intelligenza umana: è questo l’obiettivo di Nami Lab, startup monzese, che si occupa di machine learning e intelligenza artificiale applicata a contesti creativi.
L’azienda, che vede alla guida Simone Geravini (34 anni, informatico e musicista), ha sviluppato il suo primo progetto, Yalp.io, con il quale ha insegnato a un computer a riconoscere accordi musicali, come farebbe una persona esperta di musica, con anni di studio alle spalle.
«A febbraio 2016 abbiamo chiuso un deal di 250 mila euro con Geode Group (Massimo Orlandi, Riccardo Bani, Egidio Ricciuti, fondatori di Sorgenia), entrati a far parte della nostra azienda come soci finanziatori – spiega Simone – Hanno creduto nel nostro progetto e sapendo che ci occupiamo di Reti Neurali, Deep Learning, Analisi Topologica dei dati e Machine Learning, hanno deciso di darci fiducia. Da quando abbiamo realizzato la versione beta di Yalp.io, il nostro primo prodotto, la crescita è esponenziale e abbiamo avuto un ottimo riscontro soprattutto dall’estero (l’80% del nostro traffico arriva dal Giappone)».
Yalp.io: il progetto, il suo funzionamento e gli obiettivi di crescita
Yalp.io è una app che permette a chiunque di ricercare gratuitamente una canzone e di vederne il relativo video con la trascrizione degli accordi musicali.
«Entrando nel dettaglio, voglio sottolineare che solo la melodia e le parole di una canzone sono soggette a copyright, mentre la struttura armonica, cioè l’insieme degli accordi, non è soggetta a queste norme, e per questo motivo noi possiamo pubblicare le sigle degli accordi di qualsiasi brano – prosegue Simone – Per il nostro progetto, quindi, utilizziamo informazioni che non sono soggette a copyright, mentre l’audio proviene dai server di YouTube, perciò si tratta di un sistema molto flessibile e scalabile».
Yalp.io rappresenta l’unico progetto italiano che utilizza questa tecnologia applicata alla musica e a livello mondiale solo altre due aziende (una israeliana e una olandese) operano nel medesimo campo.
«I nostri utenti sono musicisti o semplici appassionati, dilettanti e aspiranti professionisti: non poniamo limiti – concludono Simone, Mattia Bergomi (matematico e musicista) e Vincenzo Picariello (informatico), i tre soci e amici, fondatori di Nami Lab – Al momento la tecnologia che abbiamo sviluppato non è perfetta al 100%, ma ha un grado di approssimazione che si aggira attorno all’85%. Stiamo cercando di migliorare sempre di più, correggendo gli errori della macchina con nuovi algoritmi di intelligenza artificiale basati sulle reti neurali. L’obiettivo è arrivare a sfiorare la perfezione, ovvero riuscire ad avere una percentuale di correttezza delle trascrizioni pari al 95%. Gli obiettivi per il futuro, però, non si fermano qui: il prossimo passo è cercare di costruire un database di un milione di brani perfettamente analizzati».