Questi i dati emersi dalla ricerca degli “Osservatori Digital Transformation Academy e Startup Intelligence” del Politecnico di Milano
Quanto pesa l’innovazione digitale nelle strategie delle imprese italiane? Molto, a quanto emerge dall’ultima ricerca degli Osservatori Digital Transformation Academy e Startup Intelligence presentata dal Politecnico di Milano. Obiettivo: fotografare il livello dell’innovazione digitale nelle imprese, in termini di risorse impiegate e modelli di governance.
Alcuni dati su tutti: cresce l’interesse e il livello di interesse nei confronti dell’Open Innovation. E crescono gli investimenti in tecnologie digitali: nel 2018 più di un’impresa italiana sue tre (36%) aumenterà la spesa nel digitale, con una crescita stimata fra l’1,8% e l’1,9%.
Innovare con i Big Data
A trainare gli investimenti Ict sono le grandi imprese. Big data (per il 43% delle imprese), digitalizzazione e dematerializzazione (35%) e rinnovamento sistemi Erp (ovvero di pianificazione delle risorse d’impresa) con il 29%, le priorità di investimento.
In crescita poi anche l’utilizzo dei sistemi di Security e Compliance (28% delle imprese), lo sviluppo dei sistemi Crm per la gestione delle relazioni con i clienti (21%) e le soluzioni di e-commerce (20%). A chiudere la graduatoria degli investimenti troviamo i sistemi cloud e Internet of Things (11%), Smart Working (10%), machine learning e intelligenza artificiale (7%).
Un discorso a parte merita l’impegno profuso dalle aziende nel favorire un cambiamento culturale del proprio staff. Oltre la metà delle imprese di casa nostra infatti, ha avviato diverse iniziative concentrandosi su formazione (il 40% delle imprese), innovation lab interni (28%), contest e hackathon interni (14%).
Nuove modalità di collaborazione tra aziende e startup
Come detto, insieme agli investimenti Ict sembra aumentare anche l’interesse verso l’Open Innovation. Tuttavia, nonostante la crescente attenzione, in Italia il numero di imprese che adotta “consapevolmente e in modo sistematico” progetti di Open Innovation è ancora limitato. Parliamo di una percentuale vicina al 28%, di cui solo il 7% da più di tre anni.
Cresce l’interesse per l’Open Innovation e aumenta il ricorso a fonti di innovazione fino ad ora poco utilizzate come startup, centri di ricerca, università, clienti esterni e aziende non concorrenti. «Le aziende – spiega lo studio – ricercano modalità di collaborazione più agili e veloci, nuovi modelli operativi e culturali». Solo il 38% di esse però, ad oggi, ha collaborazioni già attive con startup.
Nella maggior parte dei casi, le imprese le utilizzano come fornitori a cui richiedere un prodotto o un servizio una tantum (54%). C’è poi un 37% che ha intrapreso partnership in ricerca e sviluppo con startup per la co-creazione di prodotti o servizi, mentre l’11% acquisisce la startup incorporandola nel proprio assetto proprietario.
Ricorrere all’Open Innovation e collaborare con le startup insomma sono le prossime sfide per un rilancio del tessuto imprenditoriale italiano. «Oggi per innovare efficacemente nelle imprese è necessario tenere un occhio alle startup», ha detto Alessandra Luksch, Direttore degli Osservatori Digital Transformation Academy e Startup Intelligence. La crescita stessa dell’ecosistema startup potrà portare vantaggi all’intero sistema: «[Le startup] possono generare, anche in Italia, eccellenti opportunità di innovazione – conclude Luksch – e possono attivare collaborazioni e sinergie per guidare le imprese tradizionali a uno sviluppo efficace dell’innovazione».