Nato da due anni di ricerche condotte da Accenture, il libro di Omar Abbosh, Paul Nunes e Larry Downes fornisce alcuni strumenti per ridisegnare il business
Come combinare il proprio modello di business con i tanti, nuovi, strumenti tecnologici a disposizione? E come reinventare la propria azienda nell’era della digital disruption?
Il libro “Pivot verso il futuro“, di Omar Abbosh, Paul Nunes e Larry Downes edito da Egea, nasce dopo due anni di ricerche condotte da Accenture nel cercare una risposta a queste domande.
Un volume, sulla base di indagini condotte su migliaia di imprese, in oltre trenta settori industriali, che raccoglie gli esempi di alcune tra le più interessanti aziende a livello globale al fine di fornire strumenti utili a ridisegnare il business imprenditoriale in un’era in continua evoluzione digitale.
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Il libro: come nasce l’idea
La stessa Accenture negli anni ha saputo reinventarsi continuamente e rappresenta una realtà importante da studiare nella messa a punto di un sistema aziendale dinamico, che preveda una “re-invenzione perpetua” e possa liberare valore e generare una crescita sostenibile nel tempo.
A presentare il volume, all’Università Bocconi di Milano, Paul Nunes, global managing director Accenture Research, e Fabio Benasso, presidente e amministratore delegato di Accenture Italia.
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“Siamo immersi in una fase di trasformazione unica, senza precedenti storici. Per fronteggiare le sfide dell’era post digitale, il management deve adottare una nuova forma mentis, contraddistinta da flessibilità e reattività al cambiamento, bilanciando una leadership innovativa con elevate capacità gestionali, competenze tecnologiche e abilità come la visione critica, la molteplicità di competenze, l’empatia e la creatività – commenta Fabio Benasso – Questo percorso coinvolge non solo le imprese, ma l’intero Sistema Italia, che deve spingere sempre più verso modelli aziendali collaborativi e convergenti”.
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Fabio Benasso
Pivot: che cosa si intende e perché è sempre più centrale
“Ci troviamo in un’epoca in cui la tecnologia cambia in maniera esponenziale mentre le aziende e le persone mutano in modo lineare e puntuale (questo significa che restano invariate fino ad un certo punto e poi assumono cambiamenti netti) – spiega Paul Nunes – Il risultato è che si crea un gap tra le possibilità di cui le aziende potrebbero usufruire e le risorse tecnologiche a disposizione. E quando questo gap è troppo grande, si dà la possibilità alle new entrance di affermarsi nel settore. Un esempio lampante è il caso Uber, che ha sfruttato la mancata capacità dei tassisti tradizionali di adattarsi ad un nuovo contesto in chiave tecnologica”.
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Paul Nunes