Il singolare contest in scena a Oulu, in Finlandia. Motivazione e sintesi le ragioni che spingono l’organizzazione a buttare fra i ghiacci i giovani imprenditori. Ecco i vincitori e i record
Di concorsi per startup se ne vedono molti e di diverso tipo, in giro per il mondo. Certo estremi come il Polar Bear Pitching non sembrano essercene altrettanti. I partecipanti si contendono i 10mila euro, e molti altri premi, sfidando non solo la sfiducia e la severità delle giurie ma anche le temperature sottozero, la neve e il ghiaccio. Anche se non ci sono regole sulla durata, la norma è una: per l’intero pitch gli aspiranti startupper devono immergersi fino alla vita nelle acque ghiacciate del mar Baltico.
Come funziona Polar Bear Pitching
La curiosa manifestazione, che ha innegabilmente una coloritura circense, è andata in scena a Oulu, in Finlandia, e ha coinvolto giovani imprenditori da otto Paesi. Quasi tutti, è vero, in teoria abituati a al freddo (Estonia, la stessa Finlandia padrona di casa, Irlanda, Lettonia, Norvegia, Russia ma anche Vietnam e Francia). Dopo le semifinali dello scorso 6 febbraio l’ultimo, ghiacciato round ha riguardato sei squadre.
L’origine dell’idea
A raccontare l’origine dell’idea è Mia Kemppaala, fondatrice di Polar Bear Pitching. Nel 2013, dopo il fallimento di Nokia (che vendette la divisione smartphone a Microsoft, poi rigirata nel 2016 a una sussidiaria Foxconn e ad Hmd Global che sta da mesi lanciando nuovi, ottimi prodotti), il clima per il mondo hi-tech finlandese era pessimo. “Eravamo in un buco ghiacciato” ha spiegato, senza troppo sforzo metaforico, Kemppaala. E anche Oulu, dove c’era una fabbrica Nokia, ne ha risentito profondamente in termini occupazionali. Poi l’intuizione: un evento che aiutasse ingegneri e inventori a vendersi meglio e trovare investitori per le proprie idee. L’idea di scaraventarli nell’acqua ghiacciata? Una scelta, per così dire, motivazionale: a quelle temperature si è obbligati a diventare ottimi presentatori e costretti ad andare dritti al punto del proprio progetto.
Il record
Il record è di un pitch durato 4 minuti e 53 secondi ma la maggior parte si tiene sotto i due minuti. Quest’anno, fra i giudici, un gruppo di investitori da Dfj Dragon Fund, 01 Ventures e Icebreaker VC fra gli altri. Le startup vincitrici, per la cronaca, sono state Artisun, una società estone dedicata alla coltivazione pulita e al risparmio energetico, Cast Print, una lettone che produce tutori e ingessature stampati in 3D, e Cotio, un geniale servizio di recupero degli oggetti confiscati in aeroporto perché non autorizzati a essere portati in cabina. Dai coltelli alle bottiglie di vino fino ad alcuni gadget tecnologici. Cotio li prende fuori dall’area di controllo e te li rispedisce a casa.
“La semifinale è stata la mia prima volta nell’acqua ghiacciata – ha spiegato Tatsiana Zaretskaya, fondatrice di Artisun – pensavo sarebbe stato peggio. Ma alla finale ero molto stressata e alla finale l battito cardiaco è salito a 170 pulsazioni al minuto”. Oltre all’assegno da 10mila euro per le tre startup vincitrici anche un viaggio a Nanchino, nella Silicon Valley cinese. Appuntamento al 27, 28 e 29 febbraio 2019 con la prossima edizione di Polar Bear Pitching.