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Aspettando lo StartupItalia! Open Summit, abbiamo parlato con il Presidente di IBAN per scoprire quali potrebbero essere i temi più interessanti dell’evento
Presenzierà anche lui sul palco della plenaria di StartupItalia! Open Summit del prossimo 18 dicembre che si terrà al Palazzo del Ghiaccio di Milano. Stiamo parlando di Paolo Anselmo, Presidente di IBAN (Italian Business Angel Network), l’associazione che dal 1999 riunisce i business angel (poco meno di 500) e ha contribuito a creare e “istituzionalizzare” questa figura in Italia.
La parola di un esperto
“Appetibilità del business model e qualità dei team, che devono avere le competenze specialistiche necessarie per valorizzare sul mercato il prodotto o il servizio che propongono”. Questi, secondo Paolo Anselmo, i criteri che avrebbero potuto portare ad un rinnovato interesse degli investitori verso il mondo delle startup. Così ci spiegò in un’intervista (la potete leggere qui) rilasciata lo scorso luglio.
Alle spalle una lunga lista di esperienze e importanti incarichi lavorativi in diversi settori. Poi dal 1999 l’ingresso in IBAN che continua ancora oggi. Portando avanti analisi e valutazioni di progetti e potenziali investimenti a sostegno delle imprenditorialità future. Dallo scouting alla pianificazione strategica e finanziaria per PMI e imprese di recente costituzione per un complessivo di oltre 100 business plan analizzati ogni anno.
In mezzo numerose partecipazioni a convegni e conferenze dedicate all’ecosistema dell’innovazione. Eventi in occasioni dei quali le sue parole sono sempre state ascoltate e apprezzate da esperti e profondi conoscitori del tema. Ora è atteso alla prova del #SIOS17 per indicare, ancora una volta, alle nuove generazioni di manager e startupper la migliore rotta da seguire per attraversare quel mare affascinante ma pieno di pericoli che è l’innovazione.
L’intervista
Open innovation: quanto il modello produttivo italiano è già aperto all’innovazione trasversale e quanto ancora bisogna fare?
Le imprese tradizionali italiane guardano ancora troppo poco alle startup e quando sono interessate ad interagire, spesso non lo fanno nella giusta ottica di Open Innovation. Questo non consente di considerare le prospettive che potrebbero generarsi nel futuro a beneficio di entrambi i player.
Se vogliamo raggiungere rapidamente dei risultati degni di nota bisognerà stabilire che lo Stato e le sue Partecipate (ENEL, Trenitalia, Poste, Finmeccanica/Leonardo, ENI, etc) siano tra i primi soggetti a farsi carico di questa rivoluzione, diventando essi stessi i primi committenti delle startup, in modo da avviare quella che potremmo definire una grande fase di open innovation a matrice pubblica. Solo le imprese di una certa dimensione infatti possono sfruttare le economie di scala e quindi investire in fattori abilitanti quali innovazione e organizzazione aziendale.
A ciò va unito un sistema di informazione costante e dei meccanismi incentivanti che consentano alle medie imprese di poter investire nelle startup, in modo da stimolare l’altra fase fondamentale di questo meccanismo, cioè l’open innovation privata.
Cashless Society: È possibile in Italia un modello simile a quello svedese? Che impatto avrà su tessuto produttivo?
Non credo si debba puntare necessariamente al modello svedese, ma si può avviare un percorso virtuoso, se c’è collaborazione tra Pubblica Amministrazione, sistema bancario e imprese, per rendere i pagamenti elettronici di uso quotidiano, aumentandone sensibilmente l’incidenza nel nostro Paese, sia in ambito retail che business (anche se di fatto l’internet banking è già cashless).