Si è aperta l’era della open innovation. Grandi e piccoli assieme possono costruire il futuro dell’industria made in Italy
Si respira un’aria diversa a Fieramilanocity: la 54sima edizione di SMAU vede l’una accanto all’altra aziende grandi e piccole, divise solo da un pannello ma che condividono già gli obiettivi da perseguire. Le distanze tra l’azienda tradizionale e la startup si vanno facendo più brevi: l’una ha bisogno dell’altra, l’una completa l’altra. Le idee fluiscono e devono continuare a fluire sempre più rapidamente tra tutti i soggetti coinvolti in un determinato mercato: le occasioni come la fiera milanese sono utili per conoscersi, e per avviare questo tipo di processi di collaborazione.
Questione di Open Innovation
Il contesto in cui si muove l’industria italiana gode di cattiva fama, ma non è un contesto realmente negativo: come ricorda Maurizio Riva, country manager Intel in Italia, l’Italia è al secondo posto in Europa per quanto attiene l’efficienza degli investimenti effettuati in PMI e startup. Allo stesso tempo, dal suo punto di vista privilegiato di manager di una multinazionale che viaggia all’estero, il digital divide che pure da noi esiste non è così diverso da quanto verifica altrove: “All’Italia non manca la conoscenza, o le competenze: quello che manca semmai è la capacità di interagire, di lavorare in gruppo e sviluppare assieme soluzioni di alto livello”.
Il successo, secondo Riva, è sempre frutto della collaborazione tra persone e tra aziende: ed è evidente che si stia parlando sempre più, a tutti i livelli, di open innovation come chiave di volta per la crescita e l’innovazione. Sulla stessa linea c’è anche Michele Dalmazzoni, che per Cisco Italia è responsabile dei programmi di collaboration e industria 4.0: “Pensando alle dinamiche dell’innovazione, nel settore dell’industria ancor più che in altri è fondamentale adottare un approccio di ecosistema, in cui sono coinvolti soggetti con competenze anche molto specifiche. Il risultato è dato dalla capacità di abbracciare pienamente questa scelta di co-innovazione”.