Il papà di Apple
Diceva sempre di “unire i puntini”, ma la vita di Steve Hobs non è stata proprio una linea retta. Piuttosto un sentiero tortuoso. Da ragazzo era confuso, alla continua ricerca di se stesso. E ha provato a diventare un astronauta. Un eterno stato di frustrazione, che al tempo stesso è stato sempre l’origine di alcune delle sue più geniali intuizioni, dalla creazione del primo personal computer allo smartphone.
Così Jobs ha scoperto l’informatica
Da piccolo era appassionato di elettronica e ha imparato a saldare schede e transistor con il padre adottivo. A 16 anni, grazie a un amico comune (che poi diverrà uno dei primissimi dipendenti Apple) conosce Steve Wozniak. Jobs si appassiona all’informatica e i 2 iniziano a fare i primi soldi con la “Bluebox”, il noto apparecchio di phreaking che consentiva di chiamare gratuitamente.
1 aprile 1976, nasce la Apple Computer
Il primo aprile 1976 Steve Jobs, Steve Wozniak e Ronald Wayne fondano in un garage di Los Altos la Apple Computers, una piccola compagnia di elettronica e informatica che nei successivi quattro decenni sarebbe diventata la più grande azienda del mondo per valore di mercato.
L’invenzione dell’interfaccia grafica
Un giorno vide l’interfaccia visuale della Xerox ed ebbe l’idea: creare un sistema operativo visuale. Chiese a Bill Gates di realizzarlo, che però preferì utilizzare l’idea per lavorare alla nascita di Windows. Nonostante gli attriti col founder di Microsoft, nel 1984 Apple presenta il suo primo personal computer dotato di una nuova interfaccia grafica, il Macintosh, dotato di icone, fineste e menù a tendina.
Licenziato dalla sua stessa azienda
Ma le vendite del Macintosh non raggiunsero i livelli attesi. Jobs puntò il dito contro John Sculley, il Ceo chiamato alla Apple l’anno prima da lui stesso. Lo scontro tra i 2 si manifestò platealmente nell’aprile del 1985, dopo la pubblicazione dei dati ufficiali di vendita del primo anno di Macintosh. Sculley pose il CdA Apple di fronte a una scelta: “o me o lui”. Il consiglio si schierò dalla sua parte e Jobs venne licenziato dalla Apple.
A 30 anni Steve Jobs decide di ripartire da zero e fonda la NeXt, che venderà poi alla stessa Apple, nel 1996. Congiuntamente alla vendita, Jobs ritornò alla Apple, divenendone Ceo. Nel frattempo aveva anche rilevato da George Lucas la Pixar, portandola al successo dieci anni più tardi con Toy Story e vendendola, anni dopo, a Disney.
La rivoluzione: iMac, e poi l’iPod e l’iPhone
La svolta arriva poco dopo. Nel 2001, quasi contemporaneamente al lancio del nuovo sistema operativo Mac OsX e del nuovo computer, l’iMac, Jobs lanciò l’iPod e iTunes, stabilendo ben presto un primato di vendite. Nel 2011 l’iPod è il lettore multimediale più venduto al mondo. Sei anni dopo, nel 2007, la nuova grande sfida: il primo iPhone, che archivierà per sempre l’esperienza dei cellulari e aprirà la strada all’era degli smartphone.
Il cancro
Nel 2003 Jobs scoprì di essere affetto da una rara forma di tumore maligno al pancreas. Inizialmente rifiutò le cure, poi, nel 2009 fu sottoposto a un trapianto di fegato. Ma le chance di sopravvivenza erano oramai compromesse. Il 24 agosto 2011 si dimise da Ceo di Apple indicando come suo successore Tim Cook. E morto il 5 ottobre 2011, a 56 anni. Fino al giorno prima aveva continuato a lavorare.
Continuare a cercare, non accontentarsi
Nel 2005 ha tenuto l’ormai celebre discorso alla Stanford: “Come vivere prima di morire”. Di quel discorso, tra i più virali della storia della new economy, la frase più importante che tutti ricordiamo è “Stay hungry, stay foolish”. Ma c’era dell’altro. Disse Jobs agli studenti: «Il vostro lavoro riempirà molta parte delle vostre vite. E l’unico modo per fare un buon lavoro è che amiate quello che fate. Se non avete ancora trovato nulla, continuate a cercare. Non accontentatevi. Come per tutte le questioni di cuore, quando le troverete le sentirete. E, come in una storia d’amore, più anni passeranno più sarà sempre migliore. Quindi, continuate a cercare. Non accontentatevi».
E… “One more thing”
«A volte la vita vi colpisce in testa come un mattone. Non perdete la fede».