Tra le promotrici del gruppo presso la Camera dei Deputati sull’empowerment femminile, è nella nostra lista delle 150 donne più digitali e innovative d’Italia
Daniela Poggio (qui la pagina della candidata) si è iscritta a +Europa in occasione del Congresso di Milano e da allora sta contribuendo alla crescita del Gruppo +Europa Parigi, città dove trascorre parte della sua vita con il compagno, canadese, belga e americano che le ha trasferito l’importanza di combattere per il futuro sostenibile del pianeta. È tra le promotrici del gruppo di lavoro istituito presso la Camera dei Deputati, su proposta di Alessandro Fusacchia, sull’empowerment femminile, per occuparsi di impresa, welfare, istruzione e parità di genere, a cui partecipano attiviste di +Europa e non solo, così come molte associazioni di rilievo nazionale.
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Originaria di Acqui Terme, in Piemonte, da oltre dieci anni è dirigente e guida la comunicazione di aziende multinazionali alternando incarichi crescenti a due maternità. Ha un Master in Comunicazione Pubblica e Politica presso l’Istituto Superiore di Comunicazione, e con l’esplosione dei media digitali si è specializzata in Brand Journalism, che insegna all’Università IULM di Milano. Di recente StartupItalia l’ha indicata tra le 150 donne più digitali e innovative d’Italia. Da settembre 2018 è tra le voci che si levano a contrasto del Ddl Pillon. Collabora regolarmente con il blog del Corriere della Sera, La27Ora. In corsa per le Europee 2019, l’abbiamo intervistata per sapere la sua agenda in tema di startup, innovazione, occupazione giovanile e green economy.
L’intervista a Daniela Poggio
StartupItalia: Cosa proponete di fare, in Europa, per avvantaggiare l’ecosistema delle startup e per agevolare l’iniziativa imprenditoriale privata, soprattutto in campo giovanile? Avete iniziative per stimolare il sistema di credito o rendere maggiormente accessibile la tutela di marchi e brevetti?
Daniela Poggio: Oggi ai giovani servono competenze e finanziamenti. E buoni esempi a cui ispirarsi. Ho conosciuto +Europa a Parigi e ho subito colto la potenzialità di questo laboratorio animato da giovani appassionati e preparati, spesso con esperienze all’estero. Studiare consente di abbattere le disuguaglianze sociali e promuovere la crescita di cittadini consapevoli. Per questo motivo proponiamo di sostenere a livello europeo la cosiddetta “long-life learning”, cioè la possibilità di continuare a studiare anche dopo la scuola. Ad esempio tra le competenze da acquisire e su cui l’Unione Europea si è già mossa ci sono quelle imprenditoriali. I giovani devono sviluppare un nuovo modo di guardare a se stessi e al lavoro, che abbandoni l’idea del posto fisso. Il fatto che in Italia il mondo delle startup sia diventano “sexy” è un fatto positivo, e StartupItalia ha contribuito moltissimo. Così come il gruppo delle “Unstoppable Women” che parla più alle donne.
StartupItalia: Venendo invece al tema dell’accesso al credito?
Daniela Poggio: Sul tema dei finanziamenti, +Europa propone un “Assegno Europeo”, un fondo pubblico che sostenga le nuove e buone idee con un meccanismo semplice: investire un importo pari a quanto concesso alle imprese da fondi di venture capital e private equity, selezionati tra quelli che rispondono a determinati criteri di solidità finanziaria. In questo modo, si lascia al mercato e agli esperti del rischio d’impresa la selezione dei progetti da finanziare, sottraendola a burocrazie non sempre capaci di individuare l’innovazione, e si “raddoppia” con le risorse pubbliche quelle dell’investitore privato. L’obiettivo, in sinergia con il programma “InvestEU”, è quello di ampliare le opzioni di finanziamento non bancario per le startup, soprattutto quelle che nascono nelle aree più periferiche d’Europa e mostrano maggiori difficoltà di accesso al credito.
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StartupItalia: Lavoro e politiche sociali. L’Ue registra un totale di 3,3 milioni di disoccupati nella fascia 15-24 anni e 5,5 milioni di Neet, con un tasso di disoccupazione giovanile al 15%: quali sono le vostre proposte per combattere questo fenomeno?
Daniela Poggio: Il problema del lavoro è molto sentito dai giovani europei: ne ho avuto piena coscienza ascoltando i risultati di una recente ricerca condotta da Microsoft. È necessario indirizzare i fondi europei in questa direzione, con incentivi alle imprese in modo che riescano a inserire regolarmente nuove risorse nei loro organici, fattore essenziale anche per guidare la trasformazione digitale. Il fenomeno dei Neet (Not engaged in employment nor education and training) è un problema enorme che riguarda soprattutto le giovani donne. Secondo un recente studio dell’OCSE in Italia quattro giovani donne su dieci, tra i 25 e i 29 anni, non studiano, non lavorano e non lo cercano. Sono chiamate anche “inattive”. Un fenomeno che si abbassa con il crescere dell’istruzione pur rispettando una divaricazione importante tra uomini e donne.
StartupItalia: Ecco, parliamo dei temi, pressanti, del gender gap e della discriminazione di genere…
Daniela Poggio: Su questo aspetto ho preso un impegno preciso in campagna elettorale, in linea con il mio programma “Più Donne Più Europa”. Dobbiamo sostenere l’accesso allo studio per le donne e sostenere i percorsi scientifici e tecnici dlle giovani donne perché è lì che si creeranno nuovi posti di lavoro e rischiamo di mancare l’appuntamento con la rivoluzione che l’Intelligenza Artificiale determinerà. Sempre sul tema lavoro, dalla indagine di Microsoft emergeva anche la richiesta di un sussidio di disoccupazione europeo. Una proposta che +Europa condivide, tanto che nel programma è presente: nel breve periodo potrebbe essere finanziato da ogni Stato attraverso un contributo proporzionato al PIL, mentre nel lungo termine dovrebbe essere alimentato da un sistema paneuropeo di contribuzione da parte di aziende e lavoratori, che integri i sistemi nazionali.
StartupItalia: Restiamo su questo aspetto, per noi molto importante, trattato molto spesso attraverso Unstoppable Women che anche lei ricordava poco fa. Cosa propone di fare per aiutare le donne che vogliono fare impresa in Italia? Qual è la tua ricetta?
Daniela Poggio: Il mio programma si articola in 5 punti, tutti declinati al femminile per sostenere il ruolo della donna nella società. Al primo punto, lo abbiamo già detto, l’accesso all’istruzione e il sostengo alle materie STEM. Il secondo punto, fondamentale, riguarda l’educazione finanziaria. Spesso le start up al femminile trovano un ostacolo proprio nell’accesso ai finanziamenti. L’emancipazione delle donne passa attraverso soprattutto dalla capacità di gestire i soldi. Il terzo punto riguarda proposte specifiche per le start up al femminile. Penso al coaching e al mentoring, a programmi di training finanziati per indirizzare le competenze delle donne, ma anche fondi dedicati. Infine, dobbiamo occuparci della violenza di genere, che spesso passa anche dalla violenza economica.
StartupItalia: Green economy: siamo all’alba di una nuova era. C’è l’esigenza di riconvertire la produzione industriale senza danneggiare l’economia già precaria del Vecchio Continente e senza infierire sull’occupazione. Qual è la vostra ricetta per affrontare la transizione?
Daniela Poggio: Abbiamo la responsabilità di conservare il nostro pianeta e a livello politico di far salire la tutela dell’ambiente a priorità assoluta. L’Unione Europea ha già stanziato 10 miliardi di euro per il quadriennio 2016/2020 proprio per accompagnare la transizione da una economia industriale a una economia sostenibile, la cosiddetta “economia green”, che sta mostrando peraltro una crescita importante, pari al 26/30%, e che occupa circa 4 milioni di persone. +Europa chiede alle UE di aggiornare la tabella di marcia per poter ambire alle zero emissioni entro il 2050 e alla fuoriuscita dal carbone entro il 2030. Tante le proposte concrete consultabili sul sito www.piueuropa.eu: la richiesta a tutte le imprese di dati sulle emissioni CO2, la eliminazione progressiva dei sussidi e dei finanziamenti dannosi all’ambiente negli Stati membri e l’introduzione di un prezzo minimo europeo delle emissioni di CO2 che integri il mercato europeo delle emissioni per i settori ancora non coperti dall’European Trading Scheme; e ancora incentivi per le bioplastiche, applicazione della recente direttiva sulle plastiche monouso, criteri più chiari sull’utilizzo dei materiali riciclati, un miglior utilizzo delle risorse idriche, energetiche e alimentari, infrastrutture per l’auto elettrica. E una Politica Agricola Comune ovviamente, che promuova la produttività delle imprese e al tempo stesso l’uso sostenibile delle risorse, a cominciare dalla terra coltivabile.