Luciano Canova, esperto in economia comportamentale, firma “Quando l’oceano si arrabbia” edito da Egea, una biografia di John Maynard Keynes. La storia di un uomo libero, da riscoprire per la complessità del suo pensiero e per il suo ruolo all’interno del dibattito pubblico. Come quando, dopo la prima guerra mondiale, seppe ipotizzare le ripercussioni negative dei trattati di Versailles.
“Quando l’oceano si arrabbia” è arrivato il momento di affrontare la realtà con competenza e coraggio. La metafora tra virgolette è anche la chiave di lettura che dà il titolo all’ultimo libro di Luciano Canova, economista e abile narratore di biografie di grandi personaggi della storia e del sapere. Questa recensione arriva a diversi mesi dall’uscita ufficiale – è pubblicato dalla Casa Editrice Egea – ma possiamo dire senza dubbio che quando un libro invita ad una costante rilettura dell’attualità, è destinato a non invecchiare mai.
L’operazione di Canova, che per passione e competenze intreccia spesso l’economia con quello del comportamento umano, ora sceglie come protagonista John Maynard Keynes ma era già stata un successo con Galileo Galilei. Prende un grande del sapere e lo sa raccontare a 360 gradi, in chiave attuale e divulgativa: una scelta che non è tanto riconducibile ad un adattamento letterario, piuttosto ad una capacità di leggerne la modernità, senza slegarlo dal suo momento storico. Il risultato è ogni volta un testo piacevole che arricchisce, adatto agli studenti come ad un pubblico più maturo, ad ed esperti della materia e a neofiti.
L’interesse pubblico nel mare in tempesta
Economista lungimirante vissuto durante le due guerre mondiali, Keynes non è portatore di conoscenze assolute ma di una competenza accademica, capace di rappresentare il suo ruolo ma anche quello “dell’intellettuale che si prende la responsabilità del suo pensiero di fronte all’opinione pubblica”.
Perché ne parliamo proprio oggi? Perché è quando il mare è in burrasca che l’economista deve fare il suo mestiere, con la trasparenza e l’onestà dei numeri che oggi ci raccontano come aggiustare la rotta. La metafora marittima non è casuale, ed era Keynes ad usarla: “Nel lungo periodo siamo tutti morti, che è l’unica certezza che abbiamo. Gli economisti si pongono un compito troppo facile, troppo inutile se nelle stagioni tempestose non possono che dirci che quando la tempesta è passata da tempo l’oceano è di nuovo piatto”. Sostanzialmente, ci racconta molto bene Luciano Canova, “l’economista non si accontenta di prevedere che prima o poi l’oceano tornerà piatto ma cerca inevitabilmente di entrare nel dibattito nell’interesse pubblico, per agire e modificare la rotta, nel mare in tempesta”. Bravo nelle pubbliche relazioni quanto nell’economia, Keynes si infila nei salotti giusti di inizio Novecento e conquista meritatamente il ruolo di consulente del governo britannico, ma anche membro della delegazione inglese che tratta le condizioni di pace a Versailles dopo prima guerra mondiale.
Lui stesso si autodefiniva “Cassandra” – ma noi diremmo lungimirante e visionario – denuncia da subito gli accordi che impongono grandi sacrifici per la Germania, preannunciando che l’umiliazione dei tedeschi darebbe tornata indietro come un boomerang. Sostanzialmente, predisse ripercussioni preoccupanti, quello che oggi conosciamo come nazismo. “Se ne va sbattendo la porta ed entra a gamba tesa sul dibattito: non c’erano i social ma c’erano i giornali, e su tutti spende parole assolutamente coerenti con la propria tesi, ribadendo la sua posizione. Si scontra con un problema di armonizzazione in Europa, è tra i primi a mettere al centro visione necessariamente comunitaria e sovranazionale. Non solo: da buon matematico è fra i primi ad usare dati e numeri – si chiama econometria – per trovare soluzioni alla disoccupazione durante la grande depressione, per collegare le variabili in gioco” racconta Canova, che con il suo testo ci restituisce una mappa per orientarci meglio tra le complessità del suo pensiero.
L’attualità del pensiero keynesiano
Ogni crisi richiede misure eccezionali: oggi può essere la pandemia, ai suoi tempi erano gli anni successivi al primo conflitto mondiale che portarono a dinamiche favorevoli al secondo. Keynes osservava il suo tempo con sguardo aperto e libero, vivendo l’economia come un continuo laboratorio che permetteva di adattare soluzioni pratiche a problemi emergenti, “senza un cielo di stelle fisse cui ancorare ogni proposta, ma con la capacità di leggere i fatti del proprio tempo in modo empiricamente accurato e necessariamente mutevole”. In una società di facili fazioni e strategici posizionamenti, Keynes preferisce essere un battitore libero e intellettualmente indipendente, una figura di cui oggi, fra tanti esperti, sentiamo la mancanza.
Canova usa Keynes come cavallo di Troia per parlare (non solo) di economisti e di economia, che vive in tempi eccezionali sconvolgendo la macroeconomia, anche nel pensiero dei suoi avversari o detrattori. “Con lui lo stato inizia ad diventare un agente di crescita del paese, in grado di fare scelte che favoriscano le attività produttive. L’assistenzialismo, i sostegni a fondo perduto, non gli appartengono e non rientrano nel pensiero keynesiano perchè nel lungo termine sono inutili” spiega Canova. Membro del Bloomsbury Group, Keynes ha mostrato di essere un uomo libero da vincoli e pregiudizi anche nella vita privata, tanto da sfidare il bigottismo sociale “al contrario”. Nella Cambridge del tempo l’omosessualità era quasi uno status symbol, e la vive con estrema libertà, frequentando amicizie e lo stesso circolo di Virginia Woolf. Ma vive altrettanto liberamente l’amore con la ballerina russa Lidija Lopuchova, che sposa dopo aver confessato la propria eterosessualità agli amici. Personaggio fortemente liberale, riconosce e professa la propria libertà di uomo nella società che vive, spesso con piglio ironico e mordace.