Ancora una pronuncia di un tribunale amministrativo a favore del certificato di presunta immunità
Ennesimo tribunale amministrativo che dà ragione al decreto del governo sul green pass, ennesimo ricorso contro l’obbligo di certificato sulla presunta immunità presentato da lavoratori No Vax respinto: l’ultimo a esprimersi è il Tar del Lazio con riferimento ai provvedimenti impugnati con i quali è stato stabilito l’obbligo di esibizione della ’Certificazione verde Covid 19’ da parte del personale della scuola, e sancite le modalità di controllo e le conseguenze per il suo mancato rispetto.
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Cosa dice il Tar sull’obbligo di green pass a scuola
Il Tar ha ritenuto che: “le disposizioni contenute nella circolare impugnata trovano il loro referente in quelle legislative a monte, sulla cui legittimità costituzionale non pare allo stato potersi dubitare; non si ravvisa alcuna violazione dell’art. 41 Cost. (che sancisce la libertà d’iniziativa economica. ndr) atteso che la richiesta di munirsi ed esibire la certificazione verde per l’accesso agli istituti scolastici non si pone in contrasto con i principi costituzionali intesi a salvaguardare l’iniziativa economica dei privati; neppure la paventata violazione dell’art. 32 Cost. (che tutela la salute della persona. Ndr) pare ravvisabile nel caso di specie, nella considerazione che per ottenere il documento in questione non è necessario sottoporsi al vaccino, attesa la possibilità, in alternativa, di dimostrare di essere risultati negativi ad un tampone ovvero di essere guariti dall’infezione da Covid-19 da non più di sei mesi”.
Infine, i giudici amministrativi non hanno ravvisato “nessun contrasto pare poter essere riscontrato tra la normativa nazionale e quella europea con cui è stato istituito il Green pass, posto che tale misura rientra nell’ambito di predisposizioni, concordate e definite a livello comunitario e dunque non eludibili, anche per ciò che attiene la loro decorrenza temporale, che mirano a preservare la salute pubblica in ambito sovranazionale”; e “in relazione alle dedotte violazioni della privacy, il Garante ha già espresso parere favorevole sul DPCM del 10 settembre 2021”.