Confcommercio: tre bar e ristoranti su dieci resteranno chiusi
Non si placano le polemiche di baristi e ristoratori ma, più in generale, di tutti gli esercenti che lamentano di essere stati lasciati soli dal Governo. E tra un decreto Rilancio che, a ormai cinque giorni dalla conferenza stampa di presentazione, ancora non si vede e un dpcm, quello sulle riaperture con le regole da seguire, che è arrivato solo nella serata di ieri, impedendo ai più di predisporsi per tirare su le serrande oggi, gli imprenditori non hanno certo tutti i torti a essere arrabbiati. Ma la loro non è rabbia: è paura. Paura della bancarotta.
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I più scontenti sono proprio baristi e ristoratori: per loro infatti seguire le nuove regole anti contagio significa eliminare un alto numero di coperti. Un danno economico che va a sommarsi ai mancati guadagni della quarantena e al fatto che molti abbiano anticipato ai dipendenti i soldi di una cassa integrazione che lo Stato non ha ancora elargito.
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“Non apriamo oggi per fallire domani”
Per questo a Milano continuano le proteste di baristi e ristoratori, in sit-in da settimane all’Arco della Pace, a Nord di parco Sempione, dove alcuni pernottano persino in tenda e sotto la pioggia. Nel week end sono tornati a farsi sentire, questa volta di fronte alla stazione Centrale. “Non apriamo oggi per fallire domani”, lo slogan della peculiare manifestazione “immobile”, per rispettare le distanze di sicurezza e il divieto di assembramenti, con tanto di guanti e mascherine.
Confcommercio: il 30% dei baristi e ristoratori non riapre
La stessa Confcommercio, che per tutto il lock down non ha fatto mancare all’esecutivo durissime critiche, stima che 3 bar e ristoranti su 10 oggi preferiranno non riaprire. Costi troppo elevati a fronte di guadagni ancora molto incerti. Lo studio, in collaborazione con Fipe, stima che questa mattina riapriranno 196mila esercizi della ristorazione in tutto, circa il 70%.
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“Per quanto riguarda le imprese che sono rimaste ferme – si legge – una quota significativa è del settore del commercio, con ben 240.596 sulle circa 433mila totali. Per la precisione sono ancora chiusi 72mila imprese dell’abbigliamento e calzature, 14mila punti vendita di mobili e oltre 59mila postazioni di ambulanti di beni non alimentari”.
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“Per quanto riguarda i servizi di mercato – concludono dall’associazione di categoria -, le imprese attualmente chiuse sono 583.659 e si concentrano nel settore della ristorazione e bar (circa 280mila imprese), dell’alloggio (31mila) e delle attività artistiche, sportive e di intrattenimento (73.523). Completamente ferme le agenzie di viaggio, i tour operator e le attività dei servizi per la cura della persona, come parrucchieri ed estetisti”.