Accenture nel suo studio “University Graduate Employment Study” ha misurato aspettative e bagaglio di competenze di chi prenderà il titolo quest’anno, per capire come sarà la forza lavoro di domani
I Millennials sono la prima generazione che ha scoperto la flessibilità del lavoro e che ha cominciato sempre di più a guardare al “posto fisso” come qualcosa di aleatorio, e veramente difficile da ottenere. Sono la generazione che al contratto a tempo indeterminato ha rinunciato, inventandosi la gig economy e il lavoro condiviso, che ha attraversato la crisi col pensiero che qualsiasi lavoro fosse meglio di nessun lavoro. Chi si laureerà nel 2017 probabilmente appartiene, invece, alla cosiddetta Generazione Z, ovvero il gruppo dei ragazzi nati tra il 1993 e il 1999. Questa generazione erediterà le modalità di lavoro flessibile, considererà normale svolgere tirocini gratuiti durante gli studi e non avrà paura a trasferirsi per un’offerta di lavoro. La Generazione Z, tuttavia, sarà molto più esigente nei confronti delle aziende dal punto di vista economico e formativo, e sarà meno disposta rispetto ai millennials ad essere sottoimpiegata. A scattare la fotografia di come lavoreranno i laureati del 2017 è stata la società Accenture, con uno studio internazionale sulla forza lavoro del futuro.
Lo studio
Lo studio Accenture Strategy 2017 “University Graduate Employment Study” ha preso in esame 1.001 studenti italiani che si laureeranno quest’anno e 1.001 studenti che hanno completato il ciclo di studi nel 2015 e 2016, fino a 24 anni di età, per mettere a confronto le percezioni di chi si prepara a entrare nel mercato del lavoro con chi vi è già addentro. Il sondaggio, condotto anche in Francia, Germania, Spagna, Regno Unito e Usa, è stato svolto nei primi mesi di quest’anno.
Flessibili e con esperienze di stage
I giovanissimi neolaureati innanzitutto erediteranno una caratteristica dei loro predecessori “Millennials”: saranno flessibili. L‘83% considera di accettare tirocinio non retribuito dopo la laurea in caso non sia disponibile un lavoro a pagamento e l’82% è disposto a trasferirsi per un’offerta di lavoro.
La stragrande maggioranza si presenterà al primo impiego già con qualche esperienza alle spalle
l’83% avrà già completato un periodo di stage o apprendistato e, nonostante ben 3 intervistati su 4 dichiarino che gli studi universitari sono stati utili per preparali al futuro lavoro, una percentuale altissima considera cruciali le esperienze sul campo durante gli studi. Quando si tratta di scegliere un datore di lavoro ideale, i neolaureati preferiscono una grande azienda (29%) a una piccola impresa o una startup (23%) e questo dato è in linea anche con i risultati degli altri paesi, in particolar modo quelli degli Usa, dove sembra che il trend dell’impresa piccola e della cultura da startup si sia arrestato.
Formati sul digitale
Il 70% del campione ha dichiarato di guardare positivamente all’introduzione dell’Intelligenza Artificiale sul luogo di lavoro e più di due terzi dei nuovi laureati hanno intrapreso corsi di formazione rivolti al digitale e alla programmazione per essere pronti alle professioni del futuro. Se la Generazione Z è consapevole che deve arrivare preparata davanti al primo datore di lavoro, è anche molto più selettiva per quanto riguarda scelte economiche e opportunità formative. Ben l’86% degli intervistati si aspetta che il suo primo datore di lavoro gli offra dei periodi formativi e uno stipendio adeguato alle sue competenze. Questo dato si scontra con quello rilevato tra i laureati del 2015-2016, che già lavorano, dove il 61% si sente sottoimpiegato. Insomma, se mentre studiavano sono stati disposti a fare stage e tirocini gratuiti, una volta acquisite le competenze necessarie per lavorare, i futuri neolaureati vorranno metterle a frutto molto più dei loro predecessori. Bisogna solo vedere se ci riusciranno.