Intelligenza emotiva, ascolto e creatività sono alcune delle competenze che fanno dei genitori, i leader
Vivere la genitorialità nel lavoro come un punto di forza, e non come un problema, è l’obiettivo di MAAM (Maternity As A Master): il Master che trasforma maternità e paternità in competenze chiave per la crescita professionale.
Essere, e, soprattutto, fare i genitori non è semplice; a maggior ragione se questa condizione, così importante ed appagante nella sfera emotiva, si trasforma in un incubo lavorativo. Quante donne hanno pensato, e penseranno: «Come faccio a dire al mio capo che sono incinta? Rischierò il posto, addio carriera, tutte le mie energie saranno concentrate su mio figlio..». E quanti papà, preoccupati e pressati da impegni lavorativi, hanno temuto a chiedere a propri capi orari ridotti, o il permesso per andare a prendere il figlio a scuola, perché separati o perché le mamme sono impossibilitate a farlo? Se non tutti coloro che hanno affrontato queste situazioni, quasi.
In Italia è, infatti, purtroppo, ancora difficile il rapporto tra genitori e dirigenti aziendali, ma alcune imprese attente al tema che hanno aderito al progetto MAAM hanno ottenuto ottimi risultati.
Il Master
Il progetto nasce da una startup: Life Based Value srl, sbocciata nel 2015 con l’obiettivo di trasformare le skill sviluppate al di fuori dell’ambito lavorativo, in competenze professionali utili alla gestione ed all’organizzazione del lavoro. I due coautori del Master, Riccarda Zezza e Andrea Vitullo, spiegano in cosa consiste: «Il mondo del lavoro è profondamente cambiato. I “millennials”, quasi sempre, sono nati da genitori entrambi lavoratori che, spesso, vivono la maternità e la paternità come un ostacolo alla propria realizzazione professionale. Grazie al nostro programma, composto da 24 moduli della durata di 20 minuti ciascuno, ed accessibile da smartphone, tablet e PC, si potrà apprendere come trasformare quanto sviluppato nel rapporto genitoriale in soft skills utili nel lavoro. Più concretamente, il Master sviluppa competenze relazionali, come l’empatia, l’ascolto, il team working, la creazione di alleanze; competenze organizzative, tra cui la gestione del tempo e delle priorità; e punti di forza innovativi, ad esempio la capacità di problem solving e la creatività».
Un percorso digitale, basato sulla ricerca scientifica, flessibile e rivolto a genitori con bambini da 0 a 3 anni. Le parole chiave? “Transilienza” ed “intelligenza emotiva”. La prima, indica il passaggio dalla vecchia concezione di lavoratore come colui che, mentalmente, separa il lavoro dalla famiglia, per comprendere l’importanza della genitorialità anche in azienda. “Intelligenza emotiva” è quella dote sviluppata proprio nel rapporto madre/padre-figlio/a, fondamentale in ambito aziendale.
L’impatto di MAAM sulle imprese
Sono circa 34 le aziende italiane che hanno aderito al progetto, per un totale di 3.000 genitori, di cui 2.300 mamme e 700 papà. Alcuni head sono intervenuti durante la conferenza, moderata dalla giornalista Barbara Gasperini, tenutasi al Boston Consulting Group di Milano. Tra questi, Sonia Malaspina, HR Director di Danone, ha spiegato che, nella sua azienda, oltre ad aver fissato 10 regole base per la tutela della genitorialità e lo sviluppo delle skills di MAAM, anche i neopapà possono chiedere 10 giorni di paternità. Marta Santori, IGT Career Development Specialist Di BCG, ha riferito: «Io non sono madre, ma questo progetto mi ha talmente spinta e motivata che, da subito, l’ho promosso».
Tra le imprese più attente al tema c’è Barilla. Daniela Sorrentino, HR Manager Barilla e madre di tre bambini, ha da subito pensato di far frequentare il Master ai suoi dipendenti. «So quanto sia importante la maternità, tant’è che abbiamo pensato di allargare la fascia di età genitoriale. Con il nostro programma ““Winparenting”, includiamo tutti i padri e le madri con figli fino a 12 anni di età». Sensibile all’argomento anche Zeta Service, il cui CEO, Silvia Bolzoni, ha dichiarato: «Il mio sogno era quello di creare un’azienda incentrata sulle persone. Posso dire di esserci riuscita. Anche grazie a MAAM. Oltre alla possibilità di lavorare in smartworking, in sede c’è anche un addetto alle commissioni che aiuta i lavoratori. Non si timbra alcun cartellino e tutti lavorano meglio». Tra gli ospiti presenti all’incontro, anche alcuni lavoratori e lavoratrici molto soddisfatti del Master che, ad oggi, ha trovato riscontro, principalmente, in ambito aziendale. Ma Zezza e Vitullo puntano in alto: «Vogliamo entrare nelle istituzioni e rovesciare il vecchio paradigma culturale. Stiamo anche pensando di sviluppare altri progetti, incentrati su chi deve occuparsi di persone anziane e chi è malato».