Sarà un nuovo anno dell’efficienza, come diceva Mark Zuckerberg per il 2023? Ma sarebbe sbagliato pensare che i layoff comportino la crisi delle società tecnologiche
Una delle prime Big Tech a licenziare nel 2024 è stata Google, esattamente come era accaduto a gennaio 2023. Oggi, 31 gennaio, è l’ultimo giorno del primo mese dell’anno e abbiamo dati a sufficienza per ragionare su quanto accaduto nelle ultime settimane sul fronte layoff: a gennaio 2024 i licenziamenti nelle tech company sono stati più di 43mila, segnando dunque un netto aumento rispetto a quanto registrato negli ultimi mesi del 2023. I grafici mostrano che non c’erano stati così tanti licenziamenti nell’ambito tech dal maggio dello scorso anno (53mila).
In ordine sparso hanno annunciato tagli al personale aziende come Xerox (3mila persone licenziate), Unity (1800), Twitch (500), Riot Games (530) e Microsoft (1900). Un settore in particolare ha sofferto sul fronte occupazione negli ultimi mesi: su StartupItalia abbiamo scritto di quanto sta accadendo all’ambito gaming, con decine di software house che hanno deciso di mandare a casa personale.
Perché le Big Tech licenziano?
La situazione non deve però suggerire che i licenziamenti nelle Big Tech significhino crisi aziendali in arrivo. Come riporta Axios, i layoff sono misure con cui i Ceo mantengono stabili i bilanci, puntando sull’efficienza. Se pensiamo alle persone licenziate, stiamo parlando di figure professionali altamente specializzate che nella maggior parte dei casi riescono a trovare velocemente un nuovo lavoro.
C’è poi il tema legato all’AI che, secondo alcuni, in futuro potrebbe sostituire molte mansioni all’interno delle Big Tech. In parte sta già accadendo, come nel mondo dell’editoria, dove l’intelligenza artificiale velocizza i processi e rende superflui alcuni lavori.
L’economia statunitense peraltro si trova in un momento di grande vivacità, con tassi di disoccupazione mai così bassi e ritmi di crescita già battezzati come “cinesi”. Le azioni delle Big Tech sono in salute in Borsa e dunque il tema licenziamenti va inserito in un contesto di generale ottimismo verso il futuro da parte delle multinazionali.