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Abbiamo intervistato Paola Magrini, coordinatrice del progetto globale Value4Disability
«Abbiamo lavorato a questo progetto proprio come se fosse una startup. La chiave è pensare alla disabilità come a un driver verso l’innovazione». Paola Magrini, coordinatrice del progetto globale Value4Disability di Enel, ha spiegato a StartupItalia come una grande azienda ha scelto di approcciarsi a una condizione che riguarda moltissimi individui nel mondo. «Secondo le statistiche 1 miliardo di persone soffre di una qualche forma di disabilità. Nei paesi a basso reddito basta una cataratta per perdere la vista». Nel percorso che abbiamo fatto con Enel diverse volte ci è capitato di parlare di inclusione, ad esempio con il progetto Avanchair. «Solo il 5% delle imprese offre prodotti e servizi con caratteristiche di design for all, ovvero universali». C’è dunque spazio e, soprattutto, domanda per nuovi modelli di business che siano inclusivi per tutti, non semplicemente adatti alle persone con disabilità.
Per attivare questi percorsi di cambiamento e inclusione interna ed esterna all’azienda, Enel ha ideato e registrato Valuability ovvero un modello di innovazione che parte dall’ascolto dei bisogni delle persone con disabilità. Il modello si rivolge a tutti coloro che vogliono progettare in maniera ergonomica ed inclusiva. “In ognuno dei Paesi coinvolti – si legge sul sito ufficiale – abbiamo attivato un team locale multidisciplinare che comprende le competenze più diversificate, dalla comunicazione agli acquisti, e abbiamo istituito una Disability Inclusion Community di cui fanno parte complessivamente circa un centinaio fra colleghi e colleghe con disabilità e caregiver”. È attraverso la sperimentazione concreta delle diverse prospettive che nascono nuove idee.
Una di queste riguarda la mobilità e l’autonomia delle persone con disabilità, come ci ha spiegato Paola Magrini. «Abbiamo riprogettato gli stalli di ricarica elettrica di Enel X Way secondo i criteri dello Universal Design e ora sono accessibili a tutti, anche alle persone che usano una sedia a ruote. Inoltre tutte le stazioni di ricarica sono diventate punti di ricarica per le sedie a ruote elettriche grazie al cavo JuiceAbility». Dalla mobilità, uno dei bisogni primari, si passa poi al tema dei servizi e dell’accessibilità.
In questo hanno giocato un ruolo centrale diverse startup che hanno collaborato con Enel. «Grazie alla tecnologia dell’italiana Pedius abbiamo integrato un sistema text to speech e viceversa per consentire ai non udenti di comunicare sia internamente sia attraverso il servizio clienti; con lo spin off della Ca’ Foscari di Venezia Veasyt ci siamo invece concentrati su un traduttore nella lingua dei segni. Al momento è disponibile per tutti i nostri colleghi e colleghe che usano la LIS».
Il valore dell’inclusione non sta soltanto in un senso di giustizia per il quale nessuno dovrebbe essere lasciato indietro. C’è anche un potenziale inespresso di creatività e di talento che fatica a sprigionarsi a causa di tutte quelle barriere (architettoniche, ma anche culturali) che hanno finito con l’isolare le persone con disabilità. «Le startup che innovano in questi settori valgono 24 miliardi di dollari secondo l’ONU – ha aggiunto Magrini – e solo il 10/15% di chi ne avrebbe bisogno ha un ausilio».
Ausilio che non sempre ha la forma di un oggetto, ma passa attraverso l’accessibilità. «In Enel abbiamo realizzato un call center che gestisce tutte le chiamate da persone che necessitano assistenza per le tecnologie assistive che usano al lavoro». Come dimenticarsi poi del diritto al lavoro? «In Brasile abbiamo avviato una sperimentazione con la startup Jobecam: si tratta di una piattaforma online per colloqui che utilizza avatar in fase di selezione per gestire eventuali bias sociali». In un mondo sempre più digitale, si è infine persa di vista l’urgenza di un web aperto a tutti. «All’interno dell’inclusione c’è l’accessibilità digitale. Tutti i siti devono essere accessibili, e noi stiamo lavorando molto su questo grazie ad un centro di competenza interno dedicato».