«Sono stati commessi molti errori culminati nel “panico da deposito” che potevano essere evitati». Giuliano Noci, ingegnere e professore di Strategy e Marketing al Politecnico di Milano, ci spiega cosa è andato storto e qual è la lezione da apprendere da questo crack
La corsa ai prelievi, il crollo del titolo, l’annuncio della perdita da 1.8 miliardi di dollari, il fallimento. Questi sono stati gli ultimi passaggi – in sequenza – che hanno portato la Silicon Valley Bank, il tesoretto delle startup tecnologiche americane, al fallimento. Ma i problemi c’erano già a monte. In una prospettiva globale, a che cosa stiamo andando incontro? Quali sono le conseguenze e quali le lezioni da imparare da questa crisi bancaria? Lo abbiamo chiesto all’ingegnere e professore di Strategy e Marketing al Politecnico di Milano, Giuliano Noci.
Giuliano Noci, Politecnico di Milano
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Professore, perché è fallita la Silicon Valley Bank?
Dobbiamo partire dal presupposto che le normative negli Stati Uniti sono meno stringenti per quel tipo di banca rispetto a quelle stabilite in altre zone a livello globale. Inoltre, la specificità di questa banca sta nel fatto che sia stata caratterizzata da depositi bancari, principalmente di operatori della Silicon Valley, molto significativi, con una liquidità che arrivava principalmente da fondi di venture capital. La scelta manageriale ha inciso profondamente: in una struttura sbilanciata, con depositi significativi e tassi che andavano aumentando, le obbligazioni sono calate, verso un aumento di capitale che è stato percepito male dal mercato. Essendoci risparmi liquidi, alla scoperta della crisi, i proprietari degli stessi conti si sono recati in massa a prelevare e si è generato questo panico che ha portato al fallimento. Pertanto, direi che le ragioni del fallimento sono da individuarsi principalmente nelle regolamentazioni della banca e nelle scelte manageriali sbagliate, oltre all’effetto “panico” generalizzato. Tutto questo poteva essere evitato.
A quale scenario stiamo andando incontro?
Dopo le rassicurazioni del presidente americano Biden, i risparmiatori sono tutelati. Personalmente non prevedo “effetti contagio” su altri mercati; non ne vedo e non ritengo che ci siano i presupposti per un innesco di crisi nel sistema bancario, mentre per le big tech la situazione è fosca. In questi anni, nei valori delle big tech c’erano già diversi problemi reddituali e per le startup ora sarà più difficile raccogliere capitali sia per il venire meno della banca di riferimento che per il fatto che l’atmosfera complessiva sta cambiando. Prima si raccoglievano centinaia di milioni di euro, ora è, senza dubbio, più difficile.
«Prima si raccoglievano centinaia di milioni di euro, ora è più difficile»
Quale è il riflesso di questo fallimento nei mercati europei?
HSBC ha comprato la Silicon Valley Bank nel Regno Unito mentre i Paesi europei dovrebbero essere al sicuro ma potrebbero esserci riflessi “emotivi”. Per spiegarmi meglio, per “riflessi emotivi” intendo conseguenze che non tanto si riversano sui mercati quanto nel settore del Tech, all’interno del quale già c’erano da un anno perché si stava assistendo a un eccesso di aspettative derivante dalla distorsione del Covid. Era chiaro che queste prospettive non avevano senso. Nell’Unione Europea c’è più prudenza da parte dei regolatori sul sistema bancario e anche più attenzione.
Cosa fare per evitare una Silicon Valley Bank 2?
Credo che, da un lato, gli istituti di credito debbano fornire rassicurazioni e i regolatori debbano andare a verificare i soggetti a rischio. Se prima il tasso di interesse era a zero e poi si sono innescati elementi di criticità, un controllo avrebbe fatto la differenza. Credo che anche nel contesto bancario europeo vada fatto questo tipo di valutazioni. Il caso della Silicon Valley Bank ha evidenziato la fragilità di un sistema bancario a fronte di un cambio nei tassi di interesse.
Qual è lezione da imparare?
Sicuramente il fatto che i manager non debbano commettere errori e, da un punto di vista sistemico, rispettare i parametri di Basilea, che andrebbero applicati a tutte le banche – anche a questa che, invece, era esonerata. Inoltre si deve prestare molta attenzione alle dinamiche irrazionali delle masse. In questo caso c’è stato un “panico da deposito”: tutti coloro che erano con Silicon Valley Bank sono andati a prelevare nello stesso momento lasciando la banca senza liquidità. Così si è innescata una crisi che poteva essere evitata; la banca senza dubbio avrebbe perso soldi, ma non sarebbe fallita. Sono stati commessi diversi errori in sequenza con questo ultimo atteggiamento da che ha dato la “scossa finale”.