Durante l’estate abbiamo intrapreso un viaggio tra le regioni italiane che fanno innovazione. Oggi si riparte con un percorso tematico con l’AgriFoodTech, fucina di tecnologia e talenti. Anche se il margine di crescita è tanto. “Da noi la grande distribuzione potrebbe avere un ruolo più attivo nel sostenere le startup, come avviene in altri stati europei”
L’Italia è una potenza di tutto rispetto nel settore agroalimentare. Nel 2021 abbiamo mandato oltre confine circa 50 miliardi di prodotti tra vino, pasta, conserve, insaccati e altre specialità su cui vantiamo un know-how elevato e brand riconosciuti in tutto il mondo. L’intero settore (dal campo alla tavola) in Italia cuba circa 520 miliardi, pari al 28% del Prodotto interno lordo (dati Crea 2021), mentre in Europa la media si attesta al 26%. E gli italiani hanno il tasso di spesa più elevato sul reddito rispetto agli altri europei, visto che per riempire il carrello sborsano il 23% del reddito.
“Ci sono tante aziende agroalimentari, ma anche catene della Gdo, che potrebbero avere un ruolo più attivo nel sostenere le startup, come d’altronde avviene in altri Paesi europei”
Insomma, quando si parla di cibo l’Italia non scherza, ma quando sotto la lente ci sono le startup AgriFoodTech il nostro Paese arranca. Non tanto sul numero, quanto sulla capitaliazzazione. Secondo i dati dell’ultimo report di AgriFoodTech in Italy (pubblicato da Forward Fooding), l’Italia è quarta in Europa per numero di startup nel settore. Nel periodo 2011-2021 se ne contano 217, la Spagna ne ha 255, la Francia 326 e il Regno Unito 572. Dietro di noi ci sono Paesi importanti come la Germania (200 startup) la Svezia (162) e l’Olanda (149).
Se però guardiamo ai capitali rastrellati notiamo che il Belpaese chiude la classifica, con soli 259 milioni raccolti nel periodo. Al primo posto c’è Londra, con 3,58 miliardi, al secondo la Germania con 1,9, seguono poi la Francia con 1,3 e la Spagna con 1,2. Più di noi ha fatto persino la piccola Estonia, con 512 milioni. “In Italia abbiamo incontrato più di 300 startup nel settore e un tratto che accomuna moltissime realtà è la sottocapitalizzazione e conseguente ambizione limitata”, ci racconta Niccolò Manzoni, founding partner di Five Seasons Ventures, fondo specializzato nel FoodTech con sede a Parigi.
“Un tratto che accomuna moltissime startup è la sottocapitalizzazione e conseguente ambizione limitata”
“La mancanza di capitali di rischio, soprattutto nell’early stage, rallenta la crescita delle startup e ne ritarda il successo o il fallimento. Negli altri mercati, come quello tedesco o inglese, l’accesso ai capitali è invece molto più agevole. Le nascenti startup sono investite presto e subito si vede quelle che hanno la stoffa per andare avanti e chiudere round più consistenti”.
Niccolò Manzoni – founding partner di Five Seasons Ventures
Alle startup mancano gli investitori
L’Italia può mettere sul piatto un settore industriale sviluppato, capace anche di posizionarsi bene sui mercati esteri. Ma l’attenzione dell’industria verso le startup è generalmente bassa, con poche realtà che hanno programmi di Open Innovation. Lavazza, Esselunga e Tetra Pak sono partner di Plug&Play. Coldiretti, Eataly, Unilever, ancora Lavazza e Blu 1877 sono invece partner di Talent Garden. Blu 1877 è il fondo di cvc di Barilla, che ha anche un suo incubatore, Good Food Makers. In FoodTech Accelerator hanno invece investito CIRFood, Amadori e Cereal Docks. Quest’ultimo ha lanciato un suo fondo cvc, Grey Silos Ventures, mentre CIRFood ha lanciato un suo polo per l’innovazione, CIRFood District. “Ci sono tante aziende agroalimentari, ma anche catene della Gdo, che potrebbero avere un ruolo più attivo nel sostenere le startup, come d’altronde avviene in altri Paesi europei”, sottolinea Manzoni.
Tra i fondi più attivi e focalizzati sul settore troviamo P101, specializzato nell’early stage, che ha investito in diverse realtà e ha chiuso tre exit (MyMenu, MiSiedo e Bauzaar). C’è poi Blu 1877, che però ha effettuato la maggior parte dei suoi investimenti all’estero, nello specifico negli Usa. United Ventures è attivo a Milano dal 2013 e ha investito in Xfarm e Deliveristo.
“Ci sono tante aziende agroalimentari, ma anche catene della Gdo, che potrebbero avere un ruolo più attivo nel sostenere le startup”
C’è poi Innogest Capital, attivo in diversi settori, tra cui il food e l’healthcare, che ha investito in Everli e Soul-K. Five Seasons Ventures, specializzato nel settore food, ha fatto diversi investimenti e in Italia ha puntato su Cortilia. Mentre CDP Venture Capital, il fondo di Cassa depositi e prestiti, opera su più settori e nel campo FoodTech ha investito in Soplaya.
I punti di forza (e debolezza) dell’Italia
Secondo i dati di Forward Fooding in Italia ci sono più di 210 startup attive nel settore e oltre 50 investitori istituzionali. Gli acceleratori sono 7 e sono 62 le startup che sono entrate nella FoodTech 500, la classifica che raccoglie le 500 migliori startup a livello globale del settore agroalimentare.
I segmenti su cui siamo forti sono i servizi per il consumatore e il food delivery, che raccolgono il 48% di tutte le startup. Tra queste troviamo ad esempio Cortilia oppure Tannico. E proprio il vino è una nicchia su cui l’Italia è forte, grazie anche al settore industriale alla base e alla cultura italiana del bere. Tannico è un esempio di successo in questo senso. La startup ha ceduto il 49% a Campari.
“Noi abbiamo investito in Cortilia, ma ci sarebbe piaciuto trovare altre realtà così interessanti”, sottolinea Manzoni. “L’Italia probabilmente sconta costi di logistica elevati, una scarsa penetrazione di internet, la presenza di tanti centri abitati medio-piccoli oltre ad una disponibilità economica non elevata e ad una propensione all’acquisto online ancora bassa”.
Nonostante questo, in linea con ciò che accade a livello globale, il deal più importante lo ha portato a casa Everli, startup nata per la consegna di cibo a domicilio, che ha incassato 110 milioni di euro espandendosi anche in Francia e Repubblica Ceca.
Non andiamo granché bene, rispetto agli altri Paesi Ue, per quanto riguarda i ‘nuovi cibi‘ o le proteine alternative, con solo il 9% delle startup attive in questi settori. La situazione è dovuta probabilmente ad una avversione generale dell’opinione pubblica verso questi segmenti, un po’ come accade anche in Francia.
Buono è il nostro posizionamento su B2B, nello specifico i marketplace che tendono ad accorciare la filiera tra i ristoranti e i produttori. In Italia ci sono il 22% delle startup attive in questa nicchia, con realtà affermate come Soplaya, Soul-K e Deliveristo.
Capitolo a parte è il comparto AgTech, dove la nostra presenza è scarsa. Questo è dovuto principalmente al fatto che gli investimenti richiesti in questo settore sono alti, soprattutto per lo viluppo di nuove attrezzature, e che l’Italia è caratterizzata da tante piccole aziende che operano su molteplici colture (più di 300). Questo fa di noi una nicchia è in cui è difficile scalare.
Nonostante questo abbiamo startup come Xfarm, che ha sviluppato una piattaforma software per l’agricoltura digitale, che ha incassato in tutto 20 milioni, ed Elaisian, che invece di milioni ne ha incamerati 2,3.
TUTTE LE STARTUP AGRIFOODTECH (IN AGGIORNAMENTO)
Di seguito trovate una mappa interattiva e l’elenco delle startup AgriFoodTech mappate da StartupItalia. L’elenco è un estratto della mappa, che tuttavia non è esaustiva. Come nella filosofia della nostra redazione, è un articolo aperto e aspettiamo le vostre segnalazioni: scriveteci nella nostra mail [email protected].
CORTILIA – Con sede a Milano, ma presente anche in altre grandi città, si occupa di consegnare a domicilio prodotti artigianali, connettendo produttori e clienti online. E’ una delle startup che ha avuto il successo maggiore nel segmento del food-delivery.
ELAISIAN – E’ una startup di Roma che ha sviluppato dei Sistemi di supporto alle decisioni che aiutano gli agricoltori a gestire al meglio i vigneti e gli uliveti. Sono presenti anche in Spagna e si stanno espandendo in altri Paesi. Le loro soluzioni consentono di ottimizzare l’impeigo degli agrofarmaci con ricadute positive su ambiente e bilanci aziendali.
EVERLI – Prima noto come Supermercato 24, consente ai consumatori di scegliere il supermercato in cui acquistare prodotti e farlo digitalmente. In questo modo il consumatore può fare la spesa online, scegliendo il supermercato che più gli piace, e un addetto di Everli si reca al punto vendita a fare la spesa e successivamente la consegna a domicilio.
MACAI – Ha lanciato un grocery delivery, un supermercato totalmente digitale con migliaia di prodotti e consegna a domicilio. Il consumatore fa la spesa online e se la vede recapitare a casa.
MISCUSI – Ha lanciato una catena di ristorazione focalizzata sull’offerta di pasta fresca. La catena di ristoranti ha un approccio innovativo e giovane e fa anche vendita di prodotti online.
MY COOKING BOX – Realizza e vende dei “meal kit” con ingredienti per cucinare piatti regionali e gourmet. Quella dei cooking box è una tendenza che in altri Paesi, come la Gran Bretagna o gli Usa, si è affermata negli anni e sposa la volontà dei consumatori di vivere la cucina come una esperienza di vita.
ONO EXPONENTIAL FARMING – Opera nel settore dell’agritech, è focalizzata su soluzioni di vertical farming attraverso una sinergia tra informatica, meccatronica, robotica e agronomia.
CESARINE – Si tratta di una piattaforma di food experience che riunisce cuoche e cuochi in diverse località italiane. Di fatto gli utenti possono fare l’esperienza dell’home restourant presso cuoche partner del network ma anche prendere lezioni di cucina.
EATTIAMO – Seleziona produttori di cibo di qualità in tutta Italia e li aiuta a vendere all’estero, grazie al web e a un servizio di subscription box che porta l’italian food nelle case americane.
EDOAPP – È un’applicazione che guida l’utente nella scelta di prodotti salutari. Inquadrando con lo smartphone il codice a barre di un prodotto alimentare ne fornisce tutti i dettagli nutritivi.
FEATFOOD – Ha sviluppato un sistema basato su algoritmi di machine learning che prepara pasti personalizzati in base alle caratteristiche fisiche e agli obiettivi di forma del consumatore, consegnati a domicilio in tutta Italia.
FOODCHAIN – È un sistema che usa la tecnologia blockchain per tracciare il percorso di un prodotto, con dati multimediali. Tutte le informazioni che riguardano un cibo vengono tracciate e possono essere consultate dal consumatore, con la certezza che nessuno le abbia manomesse.
LASTMINUTE SOTTOCASA – Si tratta di un portale che consente ai negozi con prodotti alimentari in scadenza di avvisare con un sms i cittadini della zona: gli utenti che ricevono il messaggio possono comprare il prodotto ad un prezzo scontato.
MYMENU – È una piattaforma dove provare con consegna a domicilio i piatti di una selezionata scelta di ristoranti A febbraio 2021 è stata acquisita per un importo non precisato dal Gruppo Pellegrini.
MYFOODY – Ha lanciato un sistema di geolocalizzazione che permette ai vari esercenti di offrire prodotti alimentari in eccedenza, in scadenza o con difetti estetici ad utenti che possono acquistarli con un risparmio dal 30 al 70%.
NUTRIBEES – Ha lanciato un servizio di healthy food-delivery che consegna settimanalmente in tutta Italia piatti pronti gourmet, per mangiare sano anche nelle giornate piene di impegni.
WINELIVERY – Ha lanciato un servizio di consegna a domicilio di bevande alcoliche (e non) specializzato nella consegna express: le bottiglie vengono consegnate in meno di 30 minuti e alla giusta temperatura.
3BEE – Sviluppa sistemi smart di monitoraggio e diagnostica con un focus speciale su api e alveari. Si tratta di device Iot e software in grado di monitorare le arnie e suggerire all’apicoltore la strategia migliore per prendersi cura delle api.
DELIVERISTO – Mette in contatto produttori italiani e i distributori con il mondo dei ristoratori attraverso un mercato virtuale. E’ una app B2B che ha lo scopo di accorciare la filiera e rendere l’approvvigionamento di prodotti più veloce e meno costoso.
SFERA AGRICOLA – È una serra tecnologica che, grazie alla tecnica idroponica, è in grado di produrre ortaggi utilizzando fino al 90% di acqua in meno rispetto alla coltivazione a terra e con una resa superiore. I suoi prodotti, specialmente i pomodori, sono venduti in molte catene della Gdo.
NEXT COOKING GENERATION – Ha lanciato una nuova tecnica che si basa sull’utilizzo degli ultrasuoni.Il metodo permette di migliorare le procedure che si utilizzano abitualmente in cucina riducendo le tempistiche di preparazione, le temperature di cottura e migliorando la successiva fase della conservazione dei cibi.
FRESCOFRIGO – Ha ideato un frigorifero intelligente che riconosce automaticamente i prodotti (pasti, snack e beni alimentari) e li addebita all’utente che li ha prelevati tramite smart payment.
DELIVERART – È una piattaforma che aggrega gli ordini in entrata da diverse piattaforme e servizi di delivery in un unico dispositivo e coordinando nello stesso tempo i tempi di consegna e i fattorini che devono occuparsene.
SOPLAYA – Ha lanciato un mercato digitale che aiuta chef e ristoratori ad acquistare ingredienti direttamente dai produttori, semplificando gli approvvigionamenti grazie a una piattaforma.
ITTINSECT – Utilizza insetti e sottoprodotti agricoli per sostituire i tradizionali mangimi per acquacoltura contenenti farina di pesce e oli di pesce, ottenendo performance di crescita del 15% superiori rispetto ai mangimi tradizionali e mantenendo un pesce più sano.
ALFONSINO – Ha lanciato un servizio di food delivery per ristoranti, negozi e produttori. Centinaia di comuni toccati, transazioni per circa un milione di euro al mese, 250mila clienti attivi e oltre 700 rider. Alfonsino è il food delivery dei piccoli comuni.
SMART TOUCH MENU – Ha lanciato un’app che perrmette ai clienti di localizzarsi all’interno di un ristorante inquadrando il Qr code del segnatavolo. Da lì possono consultare il menu e scegliere cosa mangiare. La startup è stata acquistata dal Gruppo Zucchetti nel 2016
AUTHENTICO – È un’app che ha l’ambizione di aiutare i consumatori a riconoscere l’autenticità dei prodotti Made in Italy. Basta scansionare il codice a barre e il sistema fornisce informazioni su quel prodotto.
SMART ISLAND – Questa startup siciliana ha ideato un software cloud di intelligenza e visione artificiale per agricoltura di precisione, in grado di rilevare e registrare enormi quantità di dati durante tutte le fasi di lavorazione e di aggregarli in un database.
CYNOMYS – Ha brevettato un’innovativa soluzione IoT per il monitoraggio ambientale e l’analisi dei consumi in allevamento. Il loro sistema permette di accrescere il benessere animale in stalla e di ottimizzare le produzioni.
XFARM TECHNOLOGIES – È una piattaforma di digital farming che ha lo scopo di fornire a tutta la filiera agroalimentare strumenti innovativi per sostenere gli imprenditori agricoli.
BIORFARM – Consente ai suoi clienti di adottare alberi e diventare agricoltori digitale per poi ricevera frutta fresca bio direttamente a casa.
BABACOMARKET – È un servizio di food delivery in abbonamento di prodotti imperfetti scontati fino al 30% rispetto al negozio. L’obiettivo è ridurre lo spreco di cibo.