I documenti audio sono disponibili sul sito della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea
Oggi, giovedì 27 gennaio, è il Giorno della Memoria per ricordare le vittime della Shoah. Come ogni anno sono numerose le occasioni per meditare, studiare e riflettere su una delle pagine più buie della storia del Novecento. Nel nostro piccolo vi diamo uno spunto. Sul sito della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea (CDEC) sono stati da poco pubblicati i file audio di interviste finora inedite a sei sopravvissuti alla razzia del 16 ottobre 1943, realizzate e registrate nel 1955, dunque un decennio dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. La razzia in questione è quella accaduta a Roma, quando un rastrellamento organizzato da forze militari naziste ha coinvolto mille cittadini ebrei, poi trasportati al campo di sterminio di Auschwitz. Lazzaro Anticoli, Cesare Di Segni, Lello Di Segni, Angelo Sermoneta, Mario Piperno e Luciano Camerino sono i sopravvissuti che hanno rilasciato le interviste anni dopo i fatti. I documenti audio sono stati ritrovati di recente all’interno degli archivi della Fondazione e vengono ora messi a disposizione di tutti.
«Se paragoniamo queste prime interviste a quelle effettuate dalla Fondazione CDEC ai testimoni che ancora erano sopravvissuti nel 1995, la differenza è palese – ha spiegato Liliana Picciotto, responsabile per la ricerca storica della Fondazione CDEC -. Erano passati 40 anni di studi e di riflessioni sul ruolo di Auschwitz nella Shoah, soprattutto del ruolo per gli ebrei dell’Europa occidentale. La consapevolezza era ormai completa. Le vittime hanno potuto raccontare non solo che cosa accadde loro, ma anche come si svolsero gli avvenimenti mettendo in ordine il prima e il dopo. Alle nostre domande quasi inquisitorie: “Che tempo faceva quando siete arrivati? Che cosa avete visto per prima cosa? Siete scesi a destra o a sinistra della rampa di scarico? Chi avevate vicino?” nessuno si è sottratto. Era evidente che lo shock era ormai sedimentato nelle loro coscienze ed erano tutti capaci di reagire alle nostre sollecitazioni. Ma se l’onda lunga del trauma subito era scemata, non era certo passato il dolore e la sofferenza del racconto, né le domande filosofiche di fondo: “perché?” e “per che cosa?”, che restano e resteranno sempre aperte».