Con il dottor Federico Russo, direttore clinico di Serenis, abbiamo affrontato il tema degli amori malsani e delle relazioni tossiche. Come riconoscerle e come difendersi?
Parlare di relazioni tossiche si dovrebbe fare sempre più spesso, non solo per San Valentino. Cogliamo l’occasione per proporre un focus sul tema assieme al direttore clinico di Serenis, piattaforma digitale per il benessere mentale che offre percorsi di psicoterapia e supporto psicologico online. Il dottor Federico Russo, psicologo e psicoterapeuta, ha individuato 7 segnali da non sottovalutare all’interno di una relazione tossica. Anche se l’amore da celebrare a San Valentino non è, certamente, quello tossico, è importante ricordarsi che un rapporto sano si basa sulla fiducia e il rispetto delle libertà altrui; elementi che, se vengono meno, possono trasformare la relazione in malsana e abusiva. Come riconoscere, quindi, un rapporto sano da uno che non lo è? Quali sono i segnali che, se presenti, devono mettere in guardia? E, soprattutto, come liberarsi da una relazione tossica?
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Dottor Russo, come si può identificare una relazione malsana da una che non lo è?
Ho individuato 7 segnali che sono comuni in tutte le relazioni tossiche. Partiamo dal primo, la comunicazione. Quando questa va a mancare ci si può trovare dinanzi a una persona chiusa, indisponibile alla discussione, a cui importa solo di sé, del proprio benessere e non dell’altra persona. Secondo aspetto da tenere in considerazione è un atteggiamento di controllo. La tendenza di uno, o entrambi i partner, al controllo dell’altro. Per fare qualche esempio pratico: controllare i messaggi, gli spostamenti, i like ai post, il numero di followers – magari conteggiati prima o dopo un litigio dovuto a dubbi di tradimento, sono azioni volte a controllare l’altra persona. Questo atteggiamento può, a volte, sfociare nella gelosia definita “ossessiva”. La manipolazione è un altro aspetto centrale. La più nota, negli ultimi anni, è quella che viene definita “gaslighting“. Si tratta di una serie di espedienti sottili, volti a svalutare l’altra persona, invalidarne le emozioni, manipolarne persino i ricordi fino a farle credere che si sia inventata tutto o che abbia esagerato. Si può, di questo passo, arrivare a vivere una relazione tossica in maniera traumatica e sviluppare dei sintomi da stress post-traumatico. La svalutazione della persona che si ha a fianco è un altro dei tratti distintivi di una relazione tossica. Il fatto che i propri bisogni non vengano ascoltati ma, anzi, ridicolizzati, negati e sminuiti è un indizio che depone per un tipo di relazione abusante da un punto di vista psicologico. L’atteggiamento critico e svalutante di una persona rispetto all’altra è, infatti, un serio campanello d’allarme che può portare uno dei due a sentirsi inferiore, nutrendo un sentimento di inadeguatezza che può sfociare in stress e sopraffazione.
Quali possono essere altri campanelli d’allarme?
L‘isolamento e la rinuncia. Spesso, per non indisporre il partner, si finisce per accettare condizioni o capricci dettati in realtà da comportamenti manipolatori e di controllo, che man mano portano la vittima a isolarsi dalle amicizie, a rinunciare alla propria privacy o addirittura alle proprie passioni o sogni. Si è, così, sottoposti a uno stress continuo, con la costante apprensione di fare qualcosa di sbagliato o provocare reazioni spiacevoli nell’altro/a. A volte il controllo può assumere forme di vero e proprio abuso. Al di là della più evidente violenza fisica, si può assistere a comportamenti psicologicamente abusanti che si mettono in atto per assoggettare l’altra persona al proprio volere e renderla conforme alle aspettative. L’autore di questi comportamenti abusanti, la maggior parte delle volte, è identificato in narcisisti uomini, ma non bisogna cadere in una narrazione stereotipata perché non sono le uniche persone a farlo. Infine, ci sono i disturbi psicologici come le personalità borderline. A livello statistico e diagnostico, non ci sono differenze sostanziali tra uomini e donne, ma a livello clinico si tende ad assistere a una prevalenza di donne con tratti borderline che arrivano in terapia, coinvolte in relazioni tossiche con uomini dai tratti narcisistici. È molto raro vedere questi ultimi in terapia: può accadere laddove, a una certa età , le conseguenze negative dei loro comportamenti li hanno, nel tempo, portati a perdere persone significative o a incorrere in guai legali, e per questo a cercare aiuto.
“A volte il controllo può assumere forme di vero e proprio abuso”
Ci sono differenze sostanziali da un punto di vista generazionale?
Direi di sì. Oltre al fatto che il contesto socioculturale e l’indipendenza economica incidono moltissimo in questo tipo di relazioni. Le persone più giovani sono più reattive; mostrano più spesso la capacità di distaccarsi da questo tipo di relazione. Cosa che accade più di rado in individui in età avanzata, dove si sviluppa quasi un sentimento di rassegnazione. Si sentono quasi “non autorizzate” a interrompere il rapporto. Tipici sono i casi di donne over50 o over60 disoccupate o comunque non indipendenti a livello economico che per paura di non trovare lavoro, data l’età anagrafica, non riescono a distaccarsi dalla relazione malsana.
“Il contesto socioculturale e l’indipendenza economica incidono molto nelle relazioni malsane”
E ci sono differenze in termini geografici e sociali?
Si, ci sono molte differenze tra Nord e Sud d’Italia. Al Sud questo tipo di relazione si sviluppa più di frequente anche perché manca un po’ la visione della donna emancipata e realizzata senza che al suo fianco ci sia, imprescindibilmente, una figura maschile, oltre all’aspetto economico che è molto rilevante. Purtroppo, a volte la donna viene ancora relegata in una rete di sudditanza e svalutazione. E questa pur di non troncare il rapporto si accontenta “delle briciole”. Mi viene in mente un caso che ho trattato di una signora, sposata con un militare che abusava psicologicamente di lei. Una volta si sentì male; era da sola a casa con il figlio piccolo e nessuno sarebbe potuto giungere in suo soccorso, così provò a contattare il marito che neanche le rispose. Successivamente la minacciò di bruciarla nell’acido. A volte, pur di preservare l’immagine di una famiglia unita a tutti i costi, anche quando le cose vanno male, si portano avanti questi tipi di relazioni molto pericolose. Si tratta di un retaggio culturale che vede lo staccarsi dal nucleo familiare come un fallimento a livello sociale.
“A volte la donna viene ancora relegata in una rete di sudditanza e svalutazione”
Ma quali sono gli scenari in cui si può incorrere qualora si portasse avanti una relazione tossica?
Nello scenario più ottimistico la vittima arriva a un punto di rottura; quel punto è segnato dal superamento dei limiti di sopportazione dell’abuso. Purtroppo si possono prospettare scenari molto più gravi qualora la vittima non riesca a riconoscere più questi confini. E allora si può incorrere in episodi di violenza domestica. In questo caso si deve sempre denunciare e mettersi in salvo, ricercando quei servizi che forniscono anche assistenza legale. Avere un terapeuta o un professionista della salute mentale è, comunque, sempre un valido aiuto.
Come ci si può allontanare da una relazione tossica?
Sicuramente rivolgendosi ai servizi sociali, ai centri antiviolenza, alle USL. Ricordiamo il numero verde gratuito e attivo 24 H su 24: 1522. Aumentare la consapevolezza su questi comportamenti e sensibilizzare sul tema è, comunque, sempre un buon punto di partenza.