Paola Lisimberti, docente di lettere del Liceo Pepe di Ostuni, commenta così lo stanziamento di fondi da parte del Ministero, destinati a favorire l’incontro tra scuola e impresa. C’è tempo fino al 7 ottobre 2015 per partecipare al bando
Il 7 settembre 2015, il Miur ha annunciato lo stanziamento di un finanziamento complessivo di 45 milioni di euro per far sì che le istituzioni scolastiche, in rete con altri istituti ed enti, possano realizzare i laboratori territoriali per l’innovazione e l’occupabilità. Parliamo della creazione di un luogo fisico, dove macchine persone e idee circolano liberamente. In questo modo la scuola si estende su tutto il territorio, si connette con altre realtà, si confronta, sperimenta, fa innovazione, può diventare il volano della crescita e dello sviluppo della propria comunità.
Un laboratorio come volano di crescita e sviluppo
In un laboratorio, inteso come “luogo di incontro” e sperimentazione anche tra vecchie e nuove professioni, tutto può accadere. Si tenderà a creare una struttura territoriale aperta e progettata per innalzare i livelli di competenza dei giovani, declinati in particolare sull’uso strategico delle tecnologie digitali, applicando le innovazioni didattiche e progettuali ad esse connesse. Tutto questo facilita tra gli utenti anche gli scambi orizzontali di sapere e saper fare. Una bella sfida con l’obiettivo di privilegiare la didattica laboratoriale quale strumento più adatto per stimolare la crescita professionale, le competenze e l’auto-imprenditorialità.
Le 3 “i” del 2016: innovazione, istruzione, inclusione
L’anno scolastico 2015/2016 inizia all’insegna delle tre “i”: innovazione, istruzione, inclusione.
- Innovare, quindi progettare aperture sia in termini di organizzazione oraria sia in termini orientamento al lavoro, privilegiando la vocazione produttiva del territorio.
- Istruire attraverso l’uso estensivo della tecnologia. Il progetto si realizza nell’ambito del PNSD, Piano Nazionale Scuola Digitale.
- Includere, cioè consentire l’accesso non soltanto agli studenti inseriti nel sistema scolastico, ma aprire i laboratori ai cosiddetti NEET, giovani non impegnati né nello studio, né nel lavoro, né nella formazione.
Vincerà la rete
La vera chiave del successo dell’operazione è la capacità di riunire intorno ad un tavolo altre scuole secondarie del territorio (senza escludere la scuola del primo ciclo), enti locali, imprese, università e centri di ricerca, associazioni e fondazioni, progettando anche attività di co-finanziamento. Ogni laboratorio può attingere ad un finanziamento massimo di 750.000 euro, all’interno del quale si possono prevedere, oltre l’acquisto di beni e dotazioni, anche interventi edilizi. Compiliamo l’agenda, quindi: il 7 ottobre alle ore 23.59 scadono i termini per manifestare l’interesse a partecipare al bando.