I dati ottenuti in base ai risultati dei test Invalsi 2015 fotografano un sistema scolastico che non assicura il raggiungimento di competenze paragonabili a quelle degli altri paesi europei. Forte ancora la differenza tra maschi e femmine
I ragazzi italiani studiano molto: 50 ore in media alla settimana. In Paesi come il Giappone e la Finlandia il dato è molto più contenuto. Eppure dai dati Ocse-Pisa per il 2015 non sembra che i risultati scolastici dei quindicenni italiani siano così brillanti come ci si aspetterebbe. L’Italia è migliorata in matematica rispetto a dieci anni fa, ma è ancora indietro per quanto riguarda la lettura e le scienze. Il nostro Paese occupa la posizione numero 34 nella classifica delle conoscenze scolastiche. Dopo di noi solo la Grecia per quanto riguarda gli Stati europei. A dominare la classifica, come avviene ormai da anni, sono Paesi asiatici come Singapore e Giappone, ma anche Taiwan, Vietnam e Hong Kong. Ottime posizioni anche per Estonia e Finlandia e Stati Uniti e Canada.
Il divario nord-sud delle conoscenze
Il rapporto Ocse si basa sui test Invalsi sostenuti l’anno scorso dagli studenti di 72 stati diversi per un totale di 540 mila soggetti. La rilevazione si concentra sulle competenze dimostrate in matematica, scienze, lettura e capacità di collaborazione per la risoluzione dei problemi. I parametri utilizzati sono la qualità , l’equità e l’efficienza dei vari sistemi scolastici. Dalle conclusioni del rapporto emerge comunque l’esistenza di differenze regionali nei paesi analizzati, soprattutto in Italia: c’è un nord, con Trentino e Lombardia, nel quale gli studenti raggiungono i livelli dei primi classificati al mondo e un sud abbastanza arretrato. Un dato, questo, che riporta a galla le polemiche e i dubbi sulle valutazioni più elevate che si registrano negli istituti del Meridione in occasione degli esami di maturità .
Se si guarda al trend registrato a partire dalla prima rilevazione Ocse nel 2006, l’Italia non riesce a dimostrare un miglioramento significativo. L’unico settore in cui ci sono stati dei risultati più positivi è quello della matematica in cui i ragazzi italiani sembrano allinearsi ai loro colleghi europei. Il punteggio medio è di 490 punti. Ma è qui che si registra il divario geografico più notevole. I ragazzi trentini hanno competenze paragonabili ai compagni svizzeri e si avvicinano molto agli standard di eccellenza imposti dai ragazzi di Singapore. A sud, invece, le speranze di salire in classifica si affievoliscono di molto. Le differenze rimangono anche nelle altre materie, dove però non si riesce a raggiungere comunque la media Ocse.
La differenza di genere
La differenza tra le scuole trentine e le scuole campane preoccupa di sicuro il sistema scolastico italiano. Ma c’è un’altra disparità che va analizzata anche dal punto di vista sociale. Maschi e femmine non hanno infatti raggiunto lo stesso livello di preparazione nella scuola italiana soprattutto in matematica, dove in media i ragazzi fanno meglio delle colleghe di circa 20 punti. A incidere su questi risultati è sicuramente la scelta della carriera scolastica che vede comunemente comunque i maschi più adatti a curriculum scientifici come quelli dell’informatica e dell’ingegneria, almeno secondo una convinzione culturale diffusa. Le ragazze fanno un po’ meglio dei maschi nella lettura anche se comunque il 21% degli studenti italiani non riesce a ottenere competenze sufficienti nella comprensione di un testo e nella conoscenza della propria lingua scritta. Nemmeno per quanto riguarda gli studenti eccellenti l’Italia riesce a raggiungere la media Ocse. I cosiddetti “top performers” rappresentano una percentuale bassa sia nelle materie scientifiche che nella lettura.
Gli studenti italiani marinano di più la scuola
Altro punto debole del sistema scolastico italiano è quello delle assenze ingiustificate. Più della metà degli studenti italiani ha saltato la scuola senza motivo nelle due settimane che hanno preceduto il test Invalsi e il 40% non ha frequentato alcune lezioni. Nel resto dei paesi Ocse la percentuale si ferma al 20%. La tendenza degli ultimi anni ha visto crescere questo dato con conseguenze sulla preparazione degli studenti. Su un punto comunque l’Italia supera la media internazionale: l’equità del sistema scolastico. Nel nostro Paese tutti hanno più o meno le stesse opportunità di accedere all’istruzione e le differenze economiche non sembrano incidere più di tanto. Le scuole pubbliche assicurano una preparazione assimilabile a quella delle private per quanto riguarda le competenze dimostrate.