Il progetto quest’anno coinvolge
37 istituti delle scuole secondarie di primo e secondo grado del Piemonte, due dell’Emilia Romagna e una in Lombardia.
Il tutto è già consolidato e ben avviato: in questi cinque anni sono arrivati circa quaranta ragazzi provenienti da Francia, Canada, Germania, Usa, Inghilterra ma anche giapponesi, cinesi, cileni.
Il corso Hip Hop di Michelle
E’ il caso di Michelle che alla scuola media “Enrico Fermi” di Torino ha organizzato corsi di hip hop in francese per rendere più familiare la lingua straniera ed imparare ad usarla nell’applicazione lessicale. “Avere questi ragazzi in classe – spiega la professoressa Tealdo, referente dell’istituto comprensivo 1 di Acqui Terme che aderisce al progetto fin dall’inizio – è davvero una risorsa per le scuole. Nonostante la loro giovane età, l’autorità della loro competenza linguistica fa sì che gli studenti li prendano come loro punto di riferimento, spesso molto più di noi insegnanti. Il contatto umano che si crea spontaneamente con chi ha pochi anni in più stimola curiosità e voglia di imparare, quello che ogni docente vorrebbe vedere negli occhi dei propri ragazzi”.
Un contatto che è utile non solo per migliorare le capacità linguistiche ma favorisce anche dibattiti sulle competenze di cittadinanza.
Una riflessione condivisa anche dalla professoressa Artigliato, docente di inglese al liceo Majorana di Moncalieri: “Un Teacher Assistant avendo pochi anni in più rispetto agli altri studenti, esprime un modo di vivere molto vicino a quello degli allievi. Per i ragazzi è più stimolante parlare in lingua straniera per cercare il confronto con loro. Questo aiuta enormemente a sviluppare un’interazione spontanea nell’idioma differente”.
A ricordarci come nasce e si sviluppa questo progetto è invece Diana Frattini, responsabile comunicazione di Wep.
L’intervista
Qual è la genesi di questa esperienza che sembra aver dato buoni frutti?
E’ un’iniziativa realizzata dal 2013 da Wep. Collaborando all’estero con le scuole e le organizzazioni, siamo entrati in contatto con ragazzi che desideravano avvicinarsi all’insegnamento nei Paesi esteri. Volevano sperimentarsi, mettersi in gioco in un Paese diverso dal loro. Abbiamo a quel punto proposto il progetto all’ufficio scolastico regionale del Piemonte che ha subito colto l’opportunità.
Chi sono questi Teacher Assistant?
Sono giovani che vogliono insegnare e fare questa esperienza a partire dalla propria lingua madre. Abbiamo cercato per loro le scuole interessate, selezionato i ragazzi incrociando le loro lingue con quelle che i docenti insegnano e siamo riusciti a creare un incontro tra la domanda e l’offerta. Quest’anno sono arrivati anglofoni da Usa, Australia, Canada, Inghilterra. Nel corso degli anni sono arrivati anche da Cile, Cina, Nuova Zelanda, Francia, Germania, Olanda, Spagna
Riuscite a coinvolgere tante persone?
Nel 2013 sono arrivati in Italia i primi 27: tutti ragazzi dai 19 ai 25 anni; a volte arriva anche il 50enne, professore che vuole fare un’esperienza all’estero ma è raro. All’inizio siamo partiti con le medie e le superiori. Vedendo che la collaborazione andava bene abbiamo lanciato la sfida e ora aderiscono anche delle scuole primarie. Siamo presenti in Piemonte, a Brescia al “Copernico”, a Ferrara all’ “Ariosto” e al “Dante Alighieri” ; in Friuli e in Veneto
Che costi ha tutto questo per le scuole?
Nessuno. C’è una virtuosa sinergia tra pubblico e privato poiché non è richiesto alcun sforzo economico alle scuole coinvolte. La formula è semplice: i ragazzi restano per dodici settimane e vengono ospitati da una famiglia della classe dove vanno ad insegnare
E in classe come funziona?
I giovani organizzano lezioni, magari parlando della festa del ringraziamento oppure facendo hip hop in lingua. Sono tutti entusiasti: i professori notano che nelle superiori avendo in classe una persona che porta anche un sistema legislativo differente, viene facilitato anche un dibattito sul senso di cittadinanza. Si tratta di andare oltre alla lingua.
Risultati?
Senza dubbio un miglioramento dal punto di vista dell’indipendenza. Ha molta più autorità la lingua madre che il docente curriculare. La voglia di acquisire competenze aumenta, sforzo e motivazione anche. In questo modo c’è un incontro culturale con l’estero pur restando in Italia. Un modo per dare una risposta a quei ragazzi che non possono partire per condizioni economiche.