Gli studenti dovranno cimentarsi nella scrittura del saggio filosofico in lingua italiana o straniera, in uno degli ambiti previsti (teoretico, gnoseologico, etico-politico, estetico)
Socrate, Aristotele, Cartesio ma anche Sant’Agostino e gli altri filosofi hanno ancora allievi innamorati della disciplina più antica, delle domande sul mondo e l’essere umano.
Lo dimostrano i numeri delle “Olimpiadi di Filosofia” che in questi giorni celebrano la fase finale all’hotel parco “Tirreno” a Roma.
Giunte alla XXVI edizione, registrano un aumento costante di adesioni con più di 10.000 partecipanti alle fasi intermedie: erano 4.000 nel 2015. Sono 435 gli istituti coinvolti fra Italia e scuole italiane all’estero, centinaia i dirigenti e i docenti impegnati durante l’anno scolastico con attività formative di approfondimento dei contenuti filosofici e delle metodologie didattiche per la migliore preparazione delle studentesse e degli studenti.
La manifestazione, promossa dalla Direzione generale per gli ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione del Miur con la Società filosofica italiana, rientra nell’ambito delle iniziative volte alla valorizzazione delle eccellenze. La finale nazionale si chiude domani (6 aprile) e vede protagonisti 86 finaliste e finalisti (41 ragazze e 45 ragazzi, quattro in tutto quelli che provengono da scuole italiane all’estero), selezionati a seguito delle gare d’istituto e regionali.
La prova
Gli studenti dovranno cimentarsi nella scrittura del saggio filosofico in lingua italiana o in lingua straniera (inglese, francese, tedesco, spagnolo), in uno degli ambiti previsti (teoretico, gnoseologico, etico-politico, estetico), mentre i docenti si confronteranno sul rinnovamento della didattica in filosofia, a partire dai temi presenti nel documento MIUR “Orientamenti per l’apprendimento della Filosofia nella società della conoscenza”.
La manifestazione dimostra l’interesse e l’entusiasmo che c’è per una materia che andrebbe non solo insegnata nei licei ma anche negli istituti tecnici e professionali dove spesso manca un approccio umanistico alla scuola di cui i ragazzi sentono la necessità. Una materia che favorisce nei giovani lo sviluppo del pensiero critico e del dialogo, per una formazione volta al confronto delle idee nel rispetto dell’altro e della diversità.