Siamo stati a Bangkok e abbiamo visitato una scuola accompagnati da Paolo Lufrano, che insegna italiano ai ragazzi thailandesi
C’è una scuola che non chiude fino alle venti, dove i ragazzi fanno attività extracurriculare fino al tardo pomeriggio e dove hanno a disposizione campi da calcio, da pallacanestro, un laboratorio di musica e un bar dove possono ordinare solo parlando in inglese.
Non siamo in Italia ma nella capitale della Thailandia, la caotica Bangkok. Se non fosse per la bandiera rossa, bianca e blu che sventola all’ingresso dell’istituto Suankularb Wittayalai Thonburi School e per la foto del re Maha Vajiralongkorn in ogni aula sembrerebbe di stare in un college americano. Per arrivarci dal centro della città ci vuole circa un’ora ma qui è normale a causa del traffico. Ad accompagnarmi è il professore Paolo Lufrano che lì gestisce un corso di italiano per gli studenti che sono interessati ad apprendere un’altra lingua oltre al cinese e all’inglese.
Chi arriva qui ha già compiuto un pezzo di strada obbligatorio dai 6 ai 14 anni. Il sistema d’istruzione thai infatti prevede l’istruzione prescolastica, articolata in tre livelli per le fasce di età dai 2 ai 5 anni; la scuola primaria (Prathom), della durata di sei anni, per le fasce di età dai 6 ai 12 anni e l’Istruzione secondaria (Matthayom), della durata di sei anni e divisa in due cicli di tre anni, di cui il primo (scuola secondaria inferiore – Matthayom ton ton) è comune e il secondo prevede due percorsi diversificati in studi accademici (Matthayom plai) e studi professionali.
La scuola
La “nostra” scuola è un professionale e tecnico. All’ingresso ad accoglierci c’è una sorta di passaggio obbligato per gli studenti con una sorta di controllo degli ingressi automatizzato: “Qui si arriva puntuali altrimenti – spiega l’insegnante – si attende al cancello della scuola dove un professore ti obbliga a fare degli esercizi fisici in attesa di entrare in aula l’ora successiva”. La disciplina e il rispetto per chi è più grande fanno parte del carattere dell’istituto e di ogni persona che lo frequenta: “A tutti viene insegnato che il Buddha non si tocca. Il re e suoi discendenti vanno rispettati e mai messi in discussione. Il più anziano va sempre rispettato”. Una regola che balza subito all’occhio passando tra i corridoi della scuola: i più giovani sono i primi a porgere le mani giunte e il capo chino in segno di saluto nei confronti dei più grandi quando li incrociano.
E chiaramente esiste un sacro rispetto per l’insegnante che difficilmente viene criticato. Impossibile anche trovare una sola scritta sui muri rosa della scuola, nei bagni, nelle aule. A regnare è l’ordine che prevede persino la divisa per gli insegnanti che si presentano con una fotografia su una grande bacheca al piano terra. E’ pomeriggio quando visito la scuola ma qui nessuno sembra aver voglia di andarsene. Al primo piano accanto al laboratorio di italiano ci sono ancora un sacco di scarpe nei corridoi: prima di entrare in aula, infatti, come in ogni casa thailandese vanno spogliate.
Sono ragazzi che stanno seguendo un corso di musica. Altri, che fanno parte della banda della scuola, stanno “provando” nel laboratorio di musica dove trovano spazio lo studio recording, l’ensemble practice room, la string instruments practice room, gestite direttamente dagli allievi: sono loro che si occupano di tenere in ordine gli spazi e persino di pulirli. Parole che ho modo di verificare personalmente visto che al mio ingresso c’è una giovane ragazza armata di spazzolone che pulisce i pavimenti. “La scuola – racconta Lufrano – inizia alle 7,30. Fino alle 8,30 i ragazzi si trovano tutti in questo grande spazio al centro dell’istituto dove in un ordine e in un silenzio inimmaginabile eseguono l’inno nazionale, l’alza bandiera e seguono le indicazioni per la giornata”.
I tre mila studenti della Suankularb Wittayalai Thonburi School scelgono tra quattro programmi di studio: il Thai program uguale per tutte le scuole; l’international program; l’english program e il mini english. Il sistema scolastico thailandese deve molto all’opera di funzionari inglesi che, chiamati da Rama IV e da Rama V, a partire dagli anni Sessanta dell’Ottocento, adeguarono l’istruzione dei funzionari siamesi agli standard moderni, introducendo peraltro l’inglese come seconda lingua obbligatoria. Ed è proprio in inglese che si fanno anche le lezioni di matematica e scienze. Ed ancora in inglese si parla nell’elegante bar aperto agli studenti e agli insegnanti. Alla Suankularb Wittayalai Thonburi School hanno pensato a tutto: c’è persino un’infermeria con personale sanitario e una volta alla settimana un dentista che effettua delle visite di controllo gratuite. Qualche neo, invece, lo noto aggirandomi per le classi: basta contare i banchi e le sedie per capire che sono troppi in un’aula. “Si arriva anche a quaranta alunni per aula tanto da dover far lezione con il microfono”, accenna Lufrano. Altro “difetto”: non c’è un solo ascensore per i disabili. A funzionare alla perfezione è invece il wi-fi. Basta provarlo per accorgersi: accessibile a tutti senza alcuna password.