CVLab è tenuto a battesimo da alcuni tra i principali imprenditori del settore e i più importanti investitori italiani quali Innogest e IP Investimenti e Partecipazioni
La scuola italiana di cardiologia è tra le più rispettate al mondo. Eppure solo una minima parte della creatività della ricerca italiana si trasforma in prodotto o impresa. Per superare quest’ostacolo, alcuni tra i principali imprenditori nel settore cardiovascolare e i più importanti investitori italiani hanno unito le forze per dare vita a un incubatore al servizio di medici e scienziati che abbiano progetti innovativi nel settore cardiovascolare.
CVLab si propone come partner di medici, ricercatori e tecnologi per valutare in chiave di mercato le idee e i brevetti del settore e accompagnare i progetti più promettenti allo sviluppo imprenditoriale. L’incubatore seleziona i progetti più interessanti e, in partnership con l’inventore, li porta al livello adeguato per essere messi in contatto con i venture capital internazionali.
Il progetto tipo ricercato da CVLab possiede un alto potenziale di mercato, affronta esigenze cliniche non ancora soddisfatte, asseconda le esigenze di riduzione dei costi sanitari e ambisce a diventare standard di cura cardiovascolare entro 4-8 anni. CVLab considera progetti in ambito terapeutico (per esempio, dispositivi impiantabili), diagnostico e nel digital health cardiovascolare.
CVLab è già pienamente operativo e sta vedendo vari progetti da qualche mese, a un ritmo superiore al centinaio di idee valutate all’anno. L’obiettivo è avviare al percorso di incubazione 2/3 progetti all’anno. Il percorso di sviluppo si compone di aspetti industriali, brevettuali e regolatori da maturare in un tempo massimo di 18 mesi.
A promuovere la nascita di CVLab è un gruppo composto da: Andrea Venturelli, co-fondatore di Invatec, l’azienda bresciana leader nella tecnologia dei palloni a rilascio di farmaco (DCB) ceduta nel 2010 per circa 500 milioni di euro a Medtronic; IP Investimenti e Partecipazioni, azionista di controllo di DiaSorin, leader mondiale della diagnostica in vitro e investitore in numerose start-up nel settore cardiovascolare; Aldo Pagani, Ceo di uno dei più importanti distributori di prodotti cardiovascolari; Giovanni Leo, cofondatore di Endosense, società che ha ideato la tecnologia di misurazione della forza di contatto nell’ablazione trans catetere, poi venduta nel 2013 a St. Jude Medical; Innogest, il principale operatore di venture capital italiano in ambito medicale; Jean Claude Laborde, cardiologo interventista francese che ha contribuito a lanciare innovazioni quali CoreValve, CardiaQ, 4Tech.
«Negli Stati Uniti, l’ecosistema è naturalmente portato a trasformare progetti medici in prodotti e imprese», spiega Andrea Venturelli. «In Italia e in Europa le opportunità di innovazione difficilmente riescono a concretizzarsi: il medico è dedito soprattutto all’attività clinica e di ricerca e non ha tempo da dedicare alle ramificazioni imprenditoriali della sua attività. Così, se ha una buona idea, finisce il più delle volte per tenerla nel cassetto. Noi offriamo uno sviluppo concreto a quei progetti rimasti nel cassetto. CVLab aiuta i migliori ad arrivare al livello di maturità che attrae naturalmente i capitali».
«Il nostro investimento è strategico e industriale», dichiara Aldo Pagani. «CVLab non è un incubatore tradizionale: l’inventore riceve quote di capitale della società che verrà creata per commercializzare l’innovazione e contribuisce come advisor principale alle fasi di sviluppo. Alla gestione operativa quotidiana pensa il team di incubazione di CVLab, che riunisce professionisti con esperienza in campo medico, imprenditoriale e finanziario. Per avere successo, la maggior parte di questi progetti ha bisogno di un largo spettro di competenze sul piano del proof of concept, regolatorio e brevettuale, difficilmente riscontrabili in un singolo professionista o in un piccolo gruppo. La forza di un incubatore come CVLab è che può attirare tutte le specializzazioni necessarie e metterle a disposizione ad hoc nei vari progetti».
«Le patologie cardiovascolari sono in crescita con l’aumentare dell’età media della popolazione e questo comporta maggiore attenzione anche economica verso questo settore», aggiunge Giovanni Leo. «Nel cardiovascolare c’è un potenziale inespresso di innovazione tecnologica che può portare soluzioni concrete in tempi ragionevolmente brevi, ripagando gli investimenti e nel contempo contribuendo a ridurre i budget sanitari destinati alle cure. Inoltre CVLab nasce in un Paese, l’Italia, che è sede di alcuni dei poli di ricerca specialistica più apprezzati al mondo».