Alimentato con l’energia solare e realizzato con materiale reciclato, l’edificio di Bluff, Utah, è stato progettato dagli studenti di architettura per permettere ai nativi americani di frequentare gli stessi spazi degli universitari
Dalle montagne rocciose, all’altopiano del Colorado, passando per i deserti aridi con le dune di sabbia. Tutto questo è lo Utah negli Stati Uniti dove si trova la cittadina di Bluff. Solo 320 abitanti nella contea di San Juan. Una località che certo non spicca per importanza nei vasti spazi nordamericani. Lì, però, un gruppo di ragazzi si è inventato un modo per superare la scarsità di risorse. O, meglio, di ottenere il massimo da quelle a disposizione, in particolare dal sole. Alcuni studenti di architettura all’Università dello Utah hanno disegnato e costruito Cedar Hall. Si tratta di una struttura in legno alimentata a energia solare che serve come strada di accesso all’università.
79 metri quadri per gli studenti e per la comunità
L’edificio ha una superficie di 850 piedi quadri, l’equivalente di quasi 79 metri quadrati, ed è situata accanto alla storica proprietà della John Albert Scorup House. Per anni è stata proprio quella struttura del 1890 a rispondere alle esigenze degli studenti con spazi di incontro, classi, uffici, mensa, magazzino di modelli, dispensa, cinema, sala da ballo, dormitori. Gli universitari hanno pensato, però, che fosse giunto il momento di costruire qualcosa di nuovo. È nata così Cedar Hall che rappresenta anche un modo per avvicinare i cittadini dei dintorni alla vita del campus. Il progetto è infatti realizzato in collaborazione con la comunità dei nativi americani Navajo. Quella di Cedar Hall non è l’unica esperienza interculturale intrapresa dagli studenti di DesignBuildBluff per entrare in contatto con quell’area rurale degli Stati Uniti. Nel 2015 avevano dato il via a Badger Springs, un’abitazione per una piccola famiglia nella riserva Navajo che si è trasformata in un luogo di accoglienza per donne vittime di violenza. E nel 2014 avevano realizzato due cabine, le Mexican WaterCabins, nel territorio Navajo con lo scopo di sostenere l’economia locale attraverso il turismo: i visitatori possono sfruttare quegli edifici per osservare l’alba e il tramonto nel deserto. Il progetto del 2016 è ancora più ambizioso perché ha lo scopo di stringere un legame più forte direttamente tra gli studenti e i locali.
Paresti scrivibili e libertà di movimento
Cedar Hall è ricoperta da assi di cedro – cedar appunto – che sono visibili sulla facciata e sul tetto. Sul lato nord l’esterno è stata pensata per cercare di deviare e incanalare il vento. A sud, invece, la facciata è reticolata così da permettere un contatto tra le attività svolte all’interno e il mondo al di fuori. L’edificio vuole stimolare la creatività e la comunicazione tra i suoi frequentatori: le pareti sono bianche e possono essere usate come lavagne così che tutti possano scriverci in libertà. Ci sono pure delle porte in acciaio alle quali è possibile appendere disegni con i magneti. L’interno è mobile: alcune delle mura si possono spostare da un posto all’altro così da definire in maniera diversa gli spazi, a seconda delle esigenze.
Un edificio ecosostenibile
Cedar Hall ha anche la missione pedagogica di far capire come una struttura possa essere autonoma dal punto di vista dell’approvvigionamento energetico. Un sistema per la raccolta dell’acqua è stato predisposto sulla facciata reticolata. In più sul tetto è tutto pronto per pannelli solari che saranno installati nell’autunno 2016. I visitatori possono vederli salendo una scala a chiocciola e possono sfruttare l’occasione per amminare il panorama delle delle Twin Rocks. Infine il 70 per cento del materiale utilizzato per la realizzazione dell’opera è riciclato perché è stato recuperato da un edificio dismesso di Park City, Utah.