Diversi studi dimostrano che i ragazzi devono dormire almeno 8 ore a notte e consigliano di ritardare l’inizio delle lezioni. In America c’è anche una piattaforma, Start School Later, per convincere il sistema dei benefici
Per chi credeva che le nottate sui libri potessero servire a salvare il salvabile prima di un’interrogazione. Per chi è sempre andato in giro a dire che il mattino ha l’oro in bocca. Per chi si svegliava all’alba per ripassare prima del compito in classe. Ecco, tutto questo potrebbe non essere servito a nulla. Anzi, potrebbe aver fatto dei danni. Molte scuole americane hanno ritardato o stanno ritardando l’orario di inizio delle lezione perché i giovani ormai non dormono abbastanza e la carenza di sonno non fa bene al loro rendimento scolastico. Gli studi in merito sono molti. Diverse società, tra cui l’Accademia Americana di Pediatria guidata da Charles Czeisler, direttore del dipartimento di medicina del sonno al Brigham and Women’s Hospital di Boston, raccomandano di far dormire i bambini tra i 6 e i 13 anni almeno 9 ore a notte. Per gli adolescenti il sonno notturno può essere più breve, ma di poco: non può scendere sotto le 8 ore a notte. Uno studio condotto dalla Mcgrill University e pubblicato sulla rivista Sleep Medicine ha segnalato che basterebbero soli 18 minuti di sonno in più per cinque notti di seguito per cominciare a vedere i primi effetti positivi sulla vita dei ragazzi. Ma se la campanella suona prima delle 8 in molti istituti scolastici raggiungere questo obiettivo è difficile.
La petizione online per ritardare l’inizio delle lezioni
A monitorare il fenomeno dal 2011 c’è la piattaforma no profit Start School Later che ha lanciato anche una petizione online per spingere le autorità a spostare in avanti l’orario di inizio delle lezioni. Nell’immediato ha raccolto 2000 firme e oggi collabora con professionisti, scienziati, educatori, genitori e studenti per migliorare la consapevolezza riguardo al rapporto tra sonno e ore scolastiche. Terra Ziporyn Snider, co-fondatrice di Start School Later, in un’intervista all’Huffington Post ha detto: «Penso che l’opinione pubblica istruita sia a favore del cambiamento. Quando si arriva, però, alla modifica del sistema scolastico comincia il vero dibattito».
Più sonno meno rischi per i ragazzi
Ma non è solo una questione di comune sentire. Ci sono dei rapporti scientifici che provano l’esistenza del problema e che invitano a intervenire. Il Center for Disease Control and Prevention, ad esempio, ha da tempo raccomandato di non far suonare la campanella prima delle 8.30 di mattina. La media delle scuole non va oltre le 8.03, con un record negativo per la Lousiana che costringe i suoi studenti ad essere in classe per le 7.40. Sono ancora poche, però, le scuole americane che stanno seguendo il suggerimento. Tra gli effetti negativi per la salute legati alle poche ore di sonno ci sarebbero il sovrappeso, depressione, ansia e la dipendenza da alcol, fumo e droghe. In maniera più specifica, secondo il report Youth Risk Behavior Surveillance Report, due studenti su tre non dormono abbastanza.
Tutta la società dipende dagli orari della scuola
Il principale ostacolo a una campanella ritardata sta nell’attuale organizzazione della società. Attorno alla scuola ruota tutta una galassia di attività che dovrebbe essere ripensata nella sua struttura se si riuscisse a far iniziare la scuola dopo le 8.30: parchi, dopo-scuola, centri sportivi, asili nido. E persino il traffico potrebbe vedere ritardato il suo momento critico. E non tutti sono disposti a ripensare alla propria vita per mezz’ora di sonno in più da riservare ai più giovani. E poi non c’è nemmeno la certezza che entrare più tardi in classe significhi necessariamente che i ragazzi dormano di più. Probabilmente si sentiranno autorizzati a stare in piedi più a lungo di sera. Infine, pare che l’operazione costi comunque parecchio: la Contea di Faifax in Virginia ha speso 5 milioni di dollari per spostare in avanti l’orario delle lezioni. Secondo Sneider di Start School Later, però, il problema non sta né nei soldi né nell’organizzazione: «È molto di più paura del cambiamento e fallimento dell’immaginazione», dice.