La Camera dei deputati ha approvato la proposta di legge che reintroduce l’educazione civica come materia obbligatoria nella scuola primaria e secondaria. Tra le novità anche l’abolizione delle note sul registro di classe per rafforzare la collaborazione con le famiglie
L’aula della Camera dei deputati ha approvato la proposta di legge che reintroduce l’educazione civica come materia obbligatoria nella scuola primaria e secondaria: i voti a favore, espressi nel pomeriggio del 2 maggio, sono stati 451, nessuno contrario, appena 3 gli astenuti. La proposta di legge approvata a Montecitorio in modo quasi unanime, passa ora all’esame del Senato.
Non è tutto. Il Ddl prevede l’addio anche ad alcune sanzioni disciplinari a carico dei bambini indisciplinati delle scuole elementari come la gettonatissima nota sul registro. La commissione Cultura della Camera ha infatti approvato un emendamento al Ddl con cui viene abrogata una norma del 1928 che prevedeva queste punizioni. L’abolizione della nota mira tuttavia a rafforzare la collaborazione con le famiglie senza il cui apporto, infatti, è provato che non si possono ottenere risultati. In sostanza il pugno di ferro, per ribadire il rispetto delle regole, serve a molto poco.
L’introduzione dell’educazione civica
Il testo del disegno di legge prevede l’introduzione dell’insegnamento trasversale dell’educazione civica nel primo e nel secondo ciclo di istruzione, per un numero di ore annue non inferiore a 33: corrispondente a un’ora a settimana, da inserire nell’ambito del monte orario obbligatorio previsto dagli ordinamenti vigenti, e l’avvio di iniziative di sensibilizzazione alla cittadinanza responsabile nella scuola dell’infanzia.
Con decreto del ministro dell’Istruzione, saranno definite le Linee guida, che individuano obiettivi specifici di apprendimento, con riferimento a Costituzione italiana; istituzioni nazionali, dell’Unione europea e degli organismi internazionali; storia della bandiera e dell’inno nazionale; Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile; educazione alla cittadinanza digitale, anche per valutare criticamente la credibilità e l’affidabilità delle fonti; elementi fondamentali di diritto, con particolare riferimento al diritto del lavoro; educazione ambientale, sviluppo ecosostenibile e tutela del patrimonio ambientale, delle identità, delle produzioni e delle eccellenze territoriali e agroalimentari; educazione alla legalità; educazione al rispetto e alla valorizzazione del patrimonio culturale e dei beni pubblici comuni.
Sono inoltre promosse l’educazione stradale, l’educazione alla salute e al benessere, l’educazione al volontariato e alla cittadinanza attiva.
Addio alla gettonatissima nota sul registro (per rafforzare la collaborazione con le famiglie)
Tra le novità introdotte figura la cancellazione delle sanzioni a carico dei bambini indisciplinati della scuola primaria: per loro, in pratica, scompaiono le sanzioni, dalla nota sul registro fino alla sospensione e all’espulsione da scuola: si tratta di una abolizione di una norma storica, datata addirittura 1928.
“Verso gli alunni che manchino ai loro doveri – prevedeva l’articolo 414 del Regio decreto 1297 – si possono usare, secondo la gravità delle mancanze, i seguenti mezzi disciplinari: ammonizione; censura notata sul registro con comunicazione scritta ai genitori, che la debbono restituire vistata; sospensione dalla scuola, da uno a dieci giorni di lezione; esclusione dagli scrutini o dagli esami della prima sessione; espulsione dalla scuola con la perdita dell’anno scolastico”.
Di fatto la cancellazione del Regio decreto di quasi cento anni fa, intende “rafforzare la collaborazione con le famiglie”, si legge nel testo approvato, estendendo alla scuola primaria il patto educativo di corresponsabilità, introdotto da tempo nella scuola secondaria di primo e secondo grado. In caso di problemi comportamentali dell’alunno, largo, quindi, al coinvolgimento della famiglia: senza il suo apporto, infatti, è provato che non si possono ottenere risultati. E il pugno di ferro, per ribadire il rispetto delle regole, serve a molto poco.
A commentare l’avvenuta approvazione, che ora passa al vaglio di Palazzo Madama, è stato anche il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti: su twitter: “torna l’Educazione Civica a scuola. La Camera ha approvato oggi la proposta di legge che la Lega ha voluto e sostenuto con forza. Perché la legalità, il rispetto, le regole della convivenza si imparano a partire dai banchi di scuola. Dalle parole ai fatti, promessa mantenuta”.
Reintrodurre il grembiule
Il grembiule, l’uniforme scolastica uguale per tutti i bambini, potrebbe tornare a essere largamente impiegato in tutta Italia. Almeno questa è la volontà del ministro dell’Interno e vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini. Che si augura un ritorno all’uso della divisa scolastica: “Almeno alle scuole elementari rimettere il grembiule farebbe bene ai bambini ed eviterebbe simboli di diversità”.
Rimetterlo sarebbe un’occasione di parità”. Un sistema che permetterebbe di non fare più differenza tra chi ha “felpe da 400 euro” e chi indossa “golfini da 20 euro”. Sul tema si era già espresso a novembre anche il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, spiegando di ritenere condivisibile l’iniziativa degli istituti che decidono di far indossare l’uniforme per regolamento interno.
Ricordiamo che allo stato dell’arte non esistono regole che impongono l’utilizzo del grembiule nelle scuole. Ogni singolo istituto scolastico può decidere se adottare una divisa uguale per tutti i bambini o i ragazzi che lo frequentano. Ad oggi è consigliato l’uso del grembiule soprattutto nelle scuole materne, principalmente per una questione di igiene: i bambini tendono a sporcarsi più facilmente giocando con matite e pennarelli o altro ancora. Nelle scuole elementari non mancano gli istituti che chiedono l’utilizzo della divisa. Solitamente è rosa o bianca per le bambine e blu o azzurra per i bambini.