La strategia del co-founder di PayPal e primo investitore istituzionale di Facebook: usare il candidato repubblicano con l’obiettivo di superare lo stato nazione. Una tappa per arrivare alle città galleggianti o su Marte
La cosa notevole non è che Peter Thiel, co-fondatore di PayPal e primo investitore istituzionale di Facebook, abbia finanziato la campagna elettorale di Donald Trump con 1,25 milioni di dollari. La cosa notevole è che lo abbia fatto ora, quando molti sostenitori di Trump danno per scontata la sua sconfitta e stanno studiando la exit strategy dalla campagna elettorale.
Notevole, ma non sorprendente. Thiel era già intervenuto alla convention repubblicana di Cleveland a luglio e aveva esordito così: «Buonasera, mi chiamo Peter Thiel. Costruisco aziende e sostengo persone che costruiscono nuove cose, dai social network ai razzi spaziali.
Non sono un politico, ma nemmeno Donald Trump è un politico. È un costruttore, ed è tempo di ricostruire l’America». Quell’intervento era stato prudente e rispettoso della piattaforma Make America Great Again, ma il pensiero politico di Thiel è molto, molto più estremo di quanto abbia voluto raccontare in quei sei minuti a Cleveland.
Ed è questo che rende il suo appoggio a Donald Trump affascinante, e inquietante. Una delle sue passioni più antiche sono gli scacchi, e la sua mossa non ha niente di tattico (cercare di ingraziarsi un futuro presidente a suon di milioni) e tutto di strategico. Nella sua testa, Thiel crede di stare usando Trump.
L’obiettivo finale? Come raccontò in un suo intervento del 2009: superare lo stato nazione. In questo disegno, Trump è solo una costosa palla di cannone.
Anche Thiel vuole a suo modo cambiare mondo
A Thiel piace essere il cattivo nel romanzo della Silicon Valley, che è liberale, progressista e politicamente corretto. «Don’t be evil»; non essere cattivo, è il motto aziendale di Google, e racchiude l’ethos del mondo dell’innovazione californiano. Come ha commentato il Guardian parlando di Thiel e Trump:«Le pubbliche relazioni di questa industria insistono costantemente sul fatto che le aziende tech non hanno solo a che fare con i profitti, ma con il cambiare il mondo, in meglio».
In realtà, anche Peter Thiel vuole cambiare mondo, ma la sua idea di meglio è molto più radicale di quella di Mark Zuckerberg, Jack Dorsey o anche Elon Musk. E Thiel non è un outsider, i suoi capitali sono esattamente al centro della Silicon Valley. Come ha fatto notare Fast Company, boicottare le sue creature e le sue attività vorrebbe dire rinunciare a PayPal, Facebook, Spotify, Lyft e all’acceleratore YCombinator. Qualcuno ci sta provando, Ellen Pao, ex ceo di Reddit e co-fondatrice di Project Include, ha annunciato in questo post su Medium che taglierà ogni relazione con YCombinator finché Thiel ne sarà partner.
Ma il suo potere come investitore è abbastanza grande che anche Mark Zuckerberg ha confermato Thiel nel board di Facebook: «Non possiamo creare una cultura della diversità e poi allontanare la metà del paese perché sostiene un candidato politico».
Internet, gli oceani e la conquista di Marte
No, Facebook non può allontanare il suo primo investitore istituzionale perché sostiene il candidato ufficiale del Partito Repubblicano. Ma forse il problema della visione del mondo e della politica di Peter Thiel è più complesso di così. Nel 2009, scriveva L’educazione di un libertario, quello che rimane il documento più completo sul suo pensiero politico, nel quale cita anche PayPal e Facebook.
«La questione centrale non è scappare via dalla politica ma oltre la politica». scrive in questo testo pubblicato su Cato Unbound, il magazine online del think tank libertario Cato Institute. Poche righe sopra, aveva messo in chiaro di non credere più che «La democrazia e la libertà siano compatibili».
O abbiamo la democrazia o abbiamo la libertà. E per un libertario come Thiel la scelta non si pone nemmeno. La domanda è: come riprenderci la libertà? Nel 2009, indicava tre strade. La prima era Internet. «Alla fine degli anni ’90, ho fondato PayPal con l’idea di creare una nuova valuta libera dal controllo dei governi, per mettere fine alla sovranità monetaria. Negli anni 2000, aziende come Facebook hanno creato lo spazio per nuove forme di dissenso e nuovi modi per creare comunità non legate agli stati nazione storici».
La seconda frontiera sono gli oceani, e infatti ha fondato il Seasteading Institute, il cui obiettivo è creare città galleggianti che siano oltre il controllo di leggi e governi. La terza è la conquista dello spazio. Come Elon Musk, Thiel vuole andare su Marte. Ma se Elon Musk vuole andarci per uno spirito di avventura alla Ray Bradbury, Thiel ci vede l’unico modo per non essere oppresso da un governo centrale: per lui Marte è soprattutto il punto più lontano possibile da Washington.
Il marziano da mandare a Washington
E qui arriviamo a Donald Trump, che per Thiel è il marziano da mandare a Washington. Thiel non ha molto interesse per l’agenda repubblicana. Da gay dichiarato (ma è una lunga storia, anche questa) non avrebbe per esempio mai sostenuto l’avversario principale di Trump alle primarie, Ted Cruz e la sua piattaforma ultra-cristiana. Peter Thiel è attratto dalle politiche economiche di Trump, ma è soprattutto attratto dalla sua non ortodossia. Un documento interessante è questa intervista al commentatore politico (di destra tutt’altro che moderata) Glenn Beck.
Thiel gli dice due cose interessanti. La prima è rivolta alla Silicon Valley: «Le identità politiche sono camicie di forza. Molte persone in Silicon Valley sarebbero libertarie come me, ma dicono di essere di sinistra perché è di moda, è il conformismo, la pressione tra pari». La seconda è rivolta all’America in generale: «Il governo è in modalità autopilota da troppi anni. E l’autopilota non si può più aggiustare».
È per questo motivo che Donald Trump è l’uomo dei sogni di Thiel: la sua ignoranza amministrativa è una forma radicale di anticonformismo. Trump non sa nemmeno come funziona l’autopilota, quindi non potrebbe fare altro che resettare tutto il sistema. Insomma, per Thiel far eleggere l’ex giudice di The Apprentice è solo una tappa per arrivare alle città galleggianti o su Marte.