Sarà colpa dello stereotipo di genere, o dell’organizzazione delle istituzioni scolastiche e universitarie, ma i dati raccontano il mondo delle scienze dominato dai maschi. Ecco le iniziative per orientare le ragazze agli studi scientifici
Le scienziate, le docenti e le esperte che sono in prima linea nella ricerca e nel lavoro che riguardano le discipline Stem, valutano le cause del gap tra donne e uomini nelle scienze, nell’informatica e nell’ingegneria, ma soprattutto agiscono. Sulla base di dati che rappresentano un reale problema: solo il 3% delle ragazze europee si laurea in informatica, rispetto al 10% dei ragazzi e si fermano al 9% di sviluppatrici di app, nonostante le tante opportunità professionali che sono già presenti in questi settori in tutto il mondo. Nel 2020 avremo 2 milioni di posti di lavoro vacanti solo nel settore ICT, in Europa. E’ in corso il mese delle STEM: un’iniziativa del ministero dell’Istruzione con il Dipartimento delle Pari opportunità della Presidenza del Consiglio, per la promozione d’innovazione e scienza nelle scuole tra le ragazze e i ragazzi, oltre gli stereotipi di genere.
Le azioni sono partite l’8 marzo 2016, e certamente si arricchiranno e prenderanno ancora più forza nei mesi a seguire. Proprio l’8 marzo, Stati Generali dell’Innovazione e Commissione Europea, hanno ospitato le scienziate, le professioniste, le insegnati e le imprenditrici che portano avanti iniziative importanti, con costanza e determinazione. Si sono intrecciati, racconti di progetti ed esperienze di grande vitalità, il tutto coordinato da Flavia Marzano, Presidente Stati Generali dell’Innovazione – WISTER, con la moderazione di Luciana D’Ambrosio Marri, sociologa del lavoro, esperta di Diversity Management. L’incontro è stato un momento importante per raccogliere esperienze e percorsi narrativi che prenderanno vita in un ebook, con nuovi linguaggi e contenuti per superare tutto ciò che ostacola l’ingresso delle ragazze al mondo accademico e professionale in ambito Stem. L’eBook Yes We_STEM, pubblicato nella collana World of Wister, sarà offerto gratuitamente e presentato nelle scuole.
STEM + A, scienze e arte insieme
Se Stem riunisce science, technology, engineering e mathematics, aggiungendo la A di Arts, diventa un acronimo completo che identifica: “Le soft skill, quindi il lato creativo di qualsiasi conoscenza”, ha sostenuto Agnese Addone, insegnante e Champion Coderdojo Roma. Agnese Addone, e Sonia China Ceo, di TinkiDoo, si occupano entrambe di coding, di laboratori educativi con l’obiettivo di avvicinare i bambini alla tecnologie attraverso l’espressione della loro creatività. Se ne occupano da posizioni diverse: Agnese Addone è responsabile di CoderdojoRoma, un’iniziativa no profit, che conta ormai 140 club di coding in Italia, con un numero crescente di eventi in tutte le regioni; Sonia China, ha creato la sua una start up proponendo un metodo (appunto Tinkidoo), che utilizza giocattoli educativi e digitali per accompagnare i più piccoli ad acquisire conoscenze sule tecnologie. Entrambe vedono bambini e bambine relazionarsi alle tecnologie, con un approccio all’informatica che può sembrare diverso, ma anche complementare. “I coderdojo sono un magnifico punto di osservazione, un ambiente informale, dove i mentor incontrano i partecipanti, noi li chiamiamo ninja, per la prima volta il giorno in cui si svolge il laboratorio – racconta Agnese Addone – quanti maschi quante femmine arriveranno, non lo sappiamo mai prima. Accade che in un dojo a prevalenza femminile, sia per mentor che per ninja, emergano più capacità di relazionarsi, più collaborazione, relazioni di aiuto”. Infatti, pare che proprio in questi ambienti informali si esprimano con più libertà quelle soft skill necessarie nel corso della vita, sino al posto di lavoro e oltre. “La spontaneità con la quale queste dinamiche emergono e si sviluppano, è la forza dei coderdojo, dei laboratori informali, che non sono vincolati dalle valutazioni di un programma scolastico, o della programmazione”. Così avviene anche nell’approccio agli Education Toys di Tinkido, tra bambini e bambine, in un’ottica inclusiva e ludica.
Informatica sarà lei
Maria Sangiuliano, dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, ha fatto il punto sul progetto Informatica Sarà Lei, che ha l’obiettivo di comunicare i percorsi di studio e lavoro in ICT alle ragazze. Nell’anno accademico 2014/2015, la Commissione regionale per le Pari opportunità ha proposto al dipartimento di Informatica dell’Università Ca’ Foscari di realizzare un sito web per promuovere e diffondere le iniziative, regionali e nazionali, al fine di ridurre la differenza fra il numero di ragazzi e ragazze iscritti ai corsi d’informatica. Ne è nato un sito – Informatica Sarà Lei – che è andato ben oltre le intenzioni iniziali: si è sviluppata una ricca area per acquisire tutte le informazioni necessarie sui percorsi universitari e professionali di un informatico. Non sono mancati i racconti sulle opportunità e le esperienze dirette, il tutto realizzato con la collaborazione di più di 70 studenti d’informatica di Ca’ Foscari. “Il divario di genere nell’informatica è grave, in Italia le immatricolazioni alla facoltà d’informatica si fermano all’1,79% – ha affermato Maria Sangiuliano – la sensibilizzazione dovrebbe partire dalla scuola, dove invece si sconta una presenza massiccia d’insegnanti donne, e capita che l’educazione formale sia vista come un lavoro di cura più adatto alle donne. Un modello che non dovrebbe più essere prevalente. Ci sono tante proposte per scardinarlo – ha continuato – ma in questo momento ancora sono solo iniziative spot”.
La Nuvola Rosa, in tandem con l’iniziativa del Miur
Paola Andreozzi di Microsoft ha raccontato l’esperienza di Nuvola Rosa, che nel 2016 diventa “Nuvola Rosa per la scuola”, continuando ad applicare tutte le dinamiche e le azioni per avvicinare le ragazze alle discipline tecnico-scientifiche. Microsoft, che da tempo lavora in questa direzione, sta consolidando il rapporto con le scuole e l’impegno a formare le competenze e la cultura digitale nella scuola pubblica. “Siamo alla quarta edizione dell’iniziativa – ha raccontato Paola Andreozzi – nel 2015, le attività si sono svolte a Milano, dal 19 al 21 maggio, 1500 ragazze italiane e straniere dai 17 ai 24 anni hanno avuto la possibilità di approfondire il valore della formazione tecnico-scientifica e di conoscere le opportunità offerte dal digitale in una tre giorni di corsi, seminari, visite in EXPO, momenti di networking e incontri con le aziende, ispirate dalle esperienze di donne straordinarie”. Sono state coinvolte l’università Commerciale Luigi Bocconi, università degli Studi di Milano, università Milano-Bicocca e il Politecnico, che hanno attivato oltre 150 corsi, tenuti da relatori nazionali e internazionali, seguiti delle ragazze, gratuitamente, su temi molto diversi. Le lezioni si sono concentrate sul cloud computing, lo sviluppo di applicazioni, dai Big Data al coding, dal digital marketing ai social media, fino alle nuove competenze utili per le professioni forensi nell’era dei social media. Il network che sostiene Nuvola Rosa, organizzata da Microsoft, AsusTeK, Aviva e Accenture, riunisce anche UN Women, l’Agenzia delle Nazioni Unite per l’Empowerment Femminile, Unric e Itu, nella passata edizione ha avuto il patrocinio del Comune di Milano e della Regione Lombardia, l’Agenzia per l’Italia Digitale.
Ragazze e Donne Digitali
Il progetto Ragazze Digitali, è di fatto l’unico summer camp universitario italiano dedicato esclusivamente alle ragazze, con l’obiettivo d’incentivare le iscrizioni alla facoltà di Ingegneria Informatica. Partecipano le ragazze delle classi terze e quarte delle scuole superiori, che l’anno scorso erano 33 provenienti dalle province di Modena e Reggio Emilia. Un bilancio positivo che crea non solo interesse, ma voglia di fare rete, mettersi a disposizione di altre studentesse, di collaborare, e diffondere il gusto per le discipline scientifiche, certamente di non esclusivo appannaggio maschile. Barbara Vecchi, Ceo di Hopenly, società che si occupa di big data, ha parlato della difficoltà, oggi di trovare delle informatiche, che ovviamente non può durare nel tempo. Si è parlato di un lavoro che deve cominciare con la scuola e la famiglie: “Il loro contributo è il più importante e lo sarà sempre di più, dobbiamo pensare al futuro delle nostre ragazze, che devono sentirsi libere di poter scegliere quello che vogliono per il loro avvenire, come il campo delle nuove tecnologie, in grande espansione”. Nel frattempo, si sta già preparando Summer Camp 2016, sulla scia del lavoro creativo svolto l’anno scorso, quando le ragazze digitali hanno lavorato per produrre prodotti digitali con riferimento al tema dei videogame. Le studentesse hanno programmato, dalla grafica fino alla programmazione digitale, quattro prototipi di “giochi”. Il summer camp è promosso, oltre che dalle istituzioni locali, anche da EWMD, o European Women’s Management Development.
MakHer
Fiorella Operto, co-fondatrice e presidente della Scuola di Robotica di Genova, ha introdotto il Movimento MakHer, e soprattutto con un intervento molto concreto ha orientato il dibattito sull’avanzata delle donne nella professioni tecno scientifiche. “E’ una questione molto italiana – ha detto – a partire dall’investimento complessivo sull’insegnamento della Robotica per i bambini, che negli Stati Uniti è molto importante, mentre in Italia siamo a livelli iniziali, e senza uno sviluppo lineare”. La professoressa Operto ha messo in evidenza che la sfida è soprattutto quella di trovare un allure personale al fatto di essere scienziate, senza imitare i maschi. “Al contrario – ha continuato – le università italiane tendono a riprodurre la cultura ingegneristica e la professione secondo cliché maschili. Questo rende ancora meno attraente per le donne la scelta del relativo corso di studi e della professione. La rappresentazione della professione dell’ingegnere, del tecnologo, non é, rispetto a vari decenni fa, quasi mai cambiata”. Il movimento Movimento MakHer ha un punto fermo: conoscere e utilizzare il digitale qualunque attività si faccia.
Uno degli errori che si è continuato a fare è quello di aver separato l’umanesimo dalle scienze. La cultura e la conoscenza uniscono non dividono.
Fiorella Operto, filosofa di formazione, con un percorso che l’ha portata dall’editoria scientifica, confrontandosi, con scienziati internazionali e premi Nobel, sino alla Robotica Educativa, ha ricevuto il Blackberry Awards come Tecnovisionaria 2008, per aver promosso in Italia il progetto “Roberta, le ragazze scoprono i robot”.
NERD
Dell’importanza delle donne nell’innovazione ha parlato Paola Velardi, raccontando il progetto NERD (Non È Roba Per Donne) un acronimo provocatorio, poiché in questa iniziativa s’insegna alle ragazze delle superiori che l’informatica è creativa, interdisciplinare, social. Il Progetto NERD, prende avvio dal Dipartimento di Informatica della Sapienza in collaborazione con IBM, ha come obiettivo combattere il pregiudizio secondo cui l’informatica è una faccenda per nerd, attaccati ai video coi loro giochi elettronici, e con limitate attitudini alla relazioni sociali. “Al contrario, ha raccontato Claudia Velardi, l’informatica è una disciplina creativa, interdisciplinare, sociale, e basata sul problem solving, attività che vede le donne raggiungere livelli di eccellenza”. Il progetto è dedicato alle ragazze delle scuole superiori, che imparano a programmare app per cellulari in poche lezioni, e senza necessità di alcuna competenza precedente, usando AppInventor, uno strumento sviluppato dal MIT. Sono coinvolte le studentesse del quarto anno di scuole superiori, e si svolge fra ottobre e novembre di ogni anno. Partecipano dalle 120 alle 140 allieve, facendo un’immersione nel mondo della ricerca: collaborando con gruppi di ricerca del Dipartimento di Informatica, e all’interno dell’azienda con un corso di tre giorni alla sede IBM del Torrino a Roma.
L’animatrice digitale
Di scuola, animazione digitale e sperimentazioni didattica ha parlato Stefania Bassi , maestra e animatrice Digitale dell’Istituto Carlo Alberto Dalla Chiesa, di Roma. Le bambine della sua classe, giocano a fare le scienziate, tengono in cattedra appassionanti lezioni di scienze. Il tutto avviene alla scuola primaria, nelle ore dedicate alla didattica delle scienze. “In alcune classi abbiamo iniziato a insegnare scienze, cedendo il ruolo dell’insegnante agli alunni. Abbiamo aiutato i bambini, a organizzarsi in gruppi, e gestire l’intero corso di scienze”, ha riferito l’insegnante. Stefania Bassi ha mostrato delle immagini dove i mini maestri erano alle prese con materiale di studio (anche ragni giganti), si documentavano, preparavano cartelloni, per le loro lezioni, tutto sotto la supervisione delle insegnanti. Per poi salire in cattedra e spiegare scienze ai loro compagni. Ordinatamente divisi in gruppi, in base ai loro interessi: zoologi, medici, botanici, e geologi. “Una didattica ispirata a cooperative learning e soprattutto allo scoutismo che ha dato i suoi frutti”. I bambini hanno organizzato riunioni di gruppo per pianificare le lezioni. “E soprattutto – ha raccontato la loro maestra e animatrice digitale – il livello della loro attenzione, e il silenzio mentre seguivano era totale, il contrario dell’atmosfera piuttosto rumorosa, quando ascoltano i maestri adulti”.