Ce l’ha presentato Francesco Frangioja, facilitatore certificato
Sotto Natale in tanti si aspettano (o si regalano) un set Lego. Ma, per una volta, parliamo dei mattoncini più famosi non per il divertimento che sanno sprigionare in grandi e piccini, ma per il supporto che possono dare a team e aziende nel risolvere problemi all’interno di un ambiente di lavoro. Si chiama Lego Serious Play la metodologia partorita dall’azienda oltre dieci anni fa e che viene adottata in tutto il mondo grazie ai cosiddetti facilitatori, figure certificate che, ciascuna con le proprie competenze, aiutano dirigenti e dipendenti a inquadrare i problemi o, meglio, a costruirli letteralmente con i mattoncini. Ne abbiamo intervistato uno, Francesco Frangioja, Certified facilitator of LEGO SERIOUS PLAY, che ci ha raccontato qual è la metodologia adottata durante i workshop.
Il metodo
Non tanti riescono a coltivare e mantenere la passione per i Lego senza soluzioni di continuità . Francesco, per esempio, ha ripreso in mano i mattoncini dopo una lunga parentesi. Per vent’anni ha operato nel campo delle telecomunicazioni fino a quando ha scelto di tornare al divertimento delle origini per farne un lavoro. «Da bambini c’è lo stupore estetico di fronte a una costruzione Lego – ci ha spiegato -. Da grandi, grazie per esempio ai set Technic, il bello è anche far funzionare qualcosa dopo averlo costruito nell’unica maniera corretta». Nel 2016 Francesco ha partecipato a Milano a uno dei corsi intensivi organizzati per diventare facilitatore. Da allora i mattoncini hanno iniziato ad avere tutto un altro significato.
Leggi anche: Costruire minifigure Lego personalizzate. A Milano nello store phygital
«Mi capitano spesso commesse riguardanti il team building. Come consulente, lavoro per qualsiasi tipo di realtà , dalle banche al settore immobiliare. Alla fine i problemi sono sempre gli stessi e riguardano il team». Ma come si fa a costruire un problema aziendale? «Tanto per cominciare io chiedo ai partecipanti di costruire il loro collega ideale. Ma non con mini figure: nei kit Lego Serious Play non si possono costruire oggetti reali». Bisogna quindi fare uno sforzo creativo per trovare una caratteristica o un’idea facendosi aiutare dai mattoncini. Voi ci riuscireste?
Leggi anche: Qualunque cosa sia, è bellissima. La campagna di Lego un omaggio alle bambine (future leader)
Lego Serious Play: le origini
«Alla fine del percorso l’azienda ottiene un metodo con princìpi guida. Ovvero – ci ha spiegato Francesco – piccole frasi che vengono condivise con tutti. Se verranno seguite il lavoro in team potrà fare la differenza». In uso da anni in tutto il mondo, il Lego Serious Play è un metodo che è stato attuato dalla società stessa quando, circa vent’anni fa, ha dovuto compiere scelte cruciali per restare competitiva nel settore ludico. «Tra fine anni ’90 e inizio dei Duemila, Lego ha subìto il fuoco incrociato dei videogiochi – ha spiegato il facilitatore -. Così hanno coinvolto figure del mondo education e hanno messo a terra il protocollo diventato poi Lego Serious Play. Fino al 2010 è rimasto interno, dopo di che hanno deciso di creare un white paper per certificare i facilitatori».
Le tante storie di Lego
Un’azienda internazionale come Lego oggi non ci appare certo in difficoltà come poteva essere qualche decennio fa. Ma quando è avvenuta la svolta? «Lego non è un giocattolo, ma un gioco. Una delle cose che ha portato fortuna al nuovo corso è stato lo storytelling. Tutto è cambiato grazie a due temi: Lego Bionicle e Lego Star Wars. In quest’ultimo caso hanno messo insieme i bambini che sognano da sempre lo spazio e gli appassionati della saga; con Bionicle poi arrivano le squadre dei buoni e dei cattivi, tutti col proprio profilo. Se a un set dai una storia bambini e adulti si appassionano».
E il futuro?
Lego è cambiato negli anni, ma cosa ci si può aspettare? «Speriamo che i set possano diventare sempre più coinvolgenti, con un accento ancora più marcato sulla storia – ha concluso Francesco Frangioja -. Il franchising non è un taglio alla fantasia, ma permette ai grandi di tornare al passato e ai piccoli di scoprire, ad esempio, film come i Ghostbusters grazie ai mattoncini. Quello che mi auguro è che Lego mantenga la sua caratteristica fondante: il gioco con le mani. Il messaggio è semplice: buttate i mattoncini sul pavimento. C’è davvero bisogno di manualità ».
Nel caso in cui pensiate di divertirvi con i Lego durante le feste di Natale ci piace chiudere ricordando l’iniziativa #BuildToGive: entro fine dicembre, per ogni stella costruita e condivisa sui social media o su LEGO Life usando l’hashtag #BuildToGive, il Gruppo LEGO donerà un set LEGO a un bambino bisognoso in ospedali, case famiglia e comunità vulnerabili. Buon Natale, costruttori!