Da ieri al via da Sharm el-Sheikh la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, nota come COP27. Su Startupitalia in partnership con la startup Illuminem aggiornamenti e opinioni sulle decisioni dei grandi della Terra e sugli accordi tra le big tech
Si è aperta a Sharm El Sheikh, in Egitto, l’attesissima Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP27 per gli addetti ai lavori). Decine di migliaia di delegati, capi di stato e governo di oltre 150 paesi, e molte delle maggiori imprese del mondo avranno il difficile compito di ridiscutere le politiche e azioni intraprese al fine di limitare l’innalzamento delle temperature e di contrastare i danni provocati dai cambiamenti climatici.
Sulle pagine di StartupItalia vi racconteremo il meglio dell’evento dell’anno grazie a una partnership esclusiva con illuminem.com – startup attiva nel mondo dell’informazione di sostenibilità e energia. Attraverso i social di StartupItalia potrete seguire i ragazzi della redazione di illuminem che saranno i nostri inviati speciali direttamente dalle sale della conferenza, mentre sul nostro sito pubblicheremo in esclusiva italiana i migliori editoriali scritti dai policy leader in azione alla COP.
Perché la COP27 è importante
Nel 2022 le conseguenze dei cambiamenti climatici sono purtroppo ben visibili a tutti: temperature record, incendi, frane, nubifragi e siccità di proporzioni inedite sono soltanto le prime avvisaglie della crisi ambientale in corso. Per di più, agire per il clima è oggi una parte immancabile per concorrere a risolvere ogni altra crisi del nostro tempo: la crisi energetica, alimentare, migratoria e di sicurezza comune. La COP27 è pertanto la più grande opportunità dell’anno di avanzare con impegni intergovernativi, finanziamenti pubblici e privati e nuove politiche nella risoluzione delle grandi sfide del nostro secolo.
A Sharm El Sheikh, nel trentesimo anniversario dalla costituzione della Convenzione delle Nazioni Unite sul Clima (UNFCCC), si discuterà quindi di riduzioni di emissioni, transizione energetica (abbandonando le fonti fossili per energie rinnovabili), finanziamento ai paesi in via di sviluppo per politiche climatiche e compensazione a danni climatici.
A livello tecnico, l’obiettivo di questa COP è quindi avanzare nell’implementazione degli obiettivi presi (non a caso si è scelto lo slogan ‘Together for implementation“). Una differenza non di poco conto con l’edizione di Glasgow, presieduta congiuntamente da Regno Unito e Italia, dove l’attenzione era focalizzata innanzitutto su quali target comuni porsi.
Chi partecipa alla COP27?
Alla COP parteciperanno i leader dei governi della terra. Presenzieranno direttamente ai lavori congiunti il Presidente del Consiglio Italiano Giorgia Meloni, il Presidente americano Joe Biden, l’omologo francese Emmanuel Macron e il Cancelliere tedesco Olaf Scholf, giusto per citarne alcuni. Russia e Cina invieranno invece delle delegazioni più tecniche, come forse prevedibile in questa epoca di tensioni geopolitiche
Accanto ai governi, le COP sono partecipate dalla comunità scientifica (che attende l’evento per mostrare molti degli ultimi studi sul cambiamento climatico), molti business leaders (alla ricerca di visibilità verde e affari), organizzazioni non governative e think thank.
Purtroppo invece saranno essenzialmente assenti da questa edizione startup e attivisti. Le prime vengono quasi sempre ignorate da chi organizza, mentre il mondo attivista, che aveva animato molte edizioni precedenti, sarà largamente assente a causa delle limitazioni alle manifestazioni pubbliche imposte dal governo egiziano.
“Mitigation”
Il primo focus negoziale riguarda la “mitigation”, cioè tutte le politiche atte a limitare direttamente il cambiamento climatico.
Nello specifico, tutti i paesi partecipanti sono impegnati a limitare l’aumento della temperatura media mondiale a +1.5 °C rispetto ai livelli preindustriali (il limite massimo per evitare una “catastrofe climatica” come definito dall’Accordo di Parigi). Ogni paese per raggiungere tale obbiettivo comune ha quindi formalizzato, unilateralmente, i propri obiettivi di riduzione delle emissioni, cosiddetti “NDC” (‘nationally determined contributions’). La scelta di obiettivi unilaterali, invece che comuni (caratterizzanti il precedente Accordo di Kyoto), aveva permesso di raggiungere l’Accordo – con il benestare di paesi più ostili a politiche climatiche.
Ad oggi però tutti gli impegni nazionali (NDC), anche se perfettamente implementati, porterebbero a un aumento delle emissioni del 10% nel 2030, equivalenti a un aumento delle temperatura fino a +2.5 °C – in contrasto con il target di riduzioni del 45% per raggiungere la soglia massima di un innalzamento di temperatura di 1.5°C.
Inoltre, la COP27 sarà importante per verificare il progresso degli accordi plurilaterali di mitigazione firmati un anno fa alla COP26. Questi ultimi furuno definiti dalla stampa il vero successo dell’ultima COP, su tutti: l’abbandono delle fonti fossili, la riduzione delle emissioni di metano e la deforestazione.
“Adaptation”
Il secondo focus negoziale è “l’adaptation”, intesa come le politiche di adattamento (e non contrasto) alle future condizione climatiche.
Storicamente, questo tema ha ricevuto minore attenzione e finanziamenti rispetto alla mitigazione. Soltanto alla precedente COP si arrivò a un accordo finanziario importante, raddoppiando (almeno nelle promesse) le risorse concesse dai paesi sviluppati a finanziare politiche di adattamento. E mancano ancora oggi definizioni chiare per gli obiettivi di queste politiche (“global goal on adaptation” o GGA) – per intenderci un parallelo al gol degli 1.5°C al centro dell’accordo sulla mitigation.
Finanziamenti al mondo in via di sviluppo
Il terzo focus negoziale, già sottinteso nel lavoro sui primi due, riguarda il finanziamento alle politiche climatiche dei paesi in via di sviluppo.
L’obiettivo è duplice. Da una parte permettere a ogni paese di svilupparsi, senza gravare sulla stabilità climatica comune. Dall’altra finanziare i costi di paesi vulnerabili direttamente provocati dal cambiamento climatico (causato oggi principalmente della crescita di emission di BRIC e occidente). Questo ultimo tema, definito in gergo tecnico “loss and damage” si riferisce ad impatti che non possono essere evitati con azioni di mitigation o adaptation.
Indubbiamente, sarà questo il focus negoziale dove ci si attende il maggiore scontro tra paesi in via di sviluppo e i “donatori”, quelli che appartengono al cosiddetto “primo mondo”. In anticipazione alla COP, il Fondo Monetario Internazionale ha stimato la necessità di finanziare annualmente fino al 2030 2.5 trilioni di dollari per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi e i Goal di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite (SDG).
Il ruolo dei mercati del carbonio
Il quarto grande focus negoziale riguarda i mercati del carbonio (carbon markets), cioè i mercati finanziari dove si scambiano certificati corrispondenti alla riduzione di emissioni inquinanti.
Ogni certificato sul mercato corrisponde tipicamente a una tonnellata di anidride carbonica (CO2) evitata o sequestrata grazie a un investimento verde, come la costruzione di parco solare a sostituire delle fonti fossili o la protezione di una foresta che altrimenti sarebbe stata tagliata.
Nella precedente COP26 era stato raggiunto un accordo volto a creare un mercato internazionale del carbone, dove governi possono vendere/acquistare crediti di carbonio al fine di raggiungere i rispettivi obiettivi climatici nazionali (gli NDC citati sopra). Per gli addetti ai lavori, si tratta del lavoro sull’Article 6 dell’Accordo di Parigi.
Un anno dopo, secondo quanto riporta l’azienda leader Abatable, solo il 20% dei governi ha però un piano su come il mercato internazionale del carbonio possa contribuire a soddisfare i propri NDC. La COP27 può quindi essere un’opportunità per far decollare un mercato internazionale del carbone, allineando importanti interessi pubblici e privati.
Quale ruolo avrà la tecnologia alla COP27?
Infine, sulle pagine di StartupItalia, non potevamo non domandarci quale ruolo avrà la tecnologia nell’evento climatico dell’anno. Se. come abbiamo già scritto. purtroppo le startup saranno ancora una volta assenti al tavolo, le aziende Big Tech saranno più che attive tra stand e padiglioni nazionali. Microsoft e IBM sono persino sponsor principali delle conferenza.
Come già era accaduto un anno fa con il lancio della First Movers Coalition, ci si attendono alcuni accordi bilaterali e annunci finanziari importanti ad animare l’industria Tech verso obiettivi sempre più verdi.
Per rimanere sempre aggiornati sull’evento climatico dell’anno non perdetevi quindi i prossimi articoli live from Sharm el-Sheikh sul sito di StartupItalia, sul portale o nella newsletter di illuminem dedicati alla COP27. La nostra speranza è che, tramite l’informazione costante e la consapevolezza, ognuno possa sentirsi parte nella sfida comune contro i cambiamenti climatici e inizi a dare il proprio contributo senza attendere le decisioni dei grandi della Terra e gli accordi delle big del tech: basta poco, per esempio intervenendo sulle piccole azioni di ogni giorno (come prendere un mezzo pubblico o ridurre la temperatura del termostato).