Le ripercussioni saranno inimmaginabili e travolgeranno anche il settore elettrico, che avrebbe dovuto assorbire investimenti importanti
Provate a fare un gioco: andate sul sito di Autostrade per l’Italia e sbirciate attraverso le finestre sul Paese offerte dalle webcam. Senza troppe sorprese vedrete anonimi rettilinei d’asfalto desolatamente sgombri, come nemmeno capita a Ferragosto, percorsi al più da qualche camion. Non è una novità , direte, siamo in quarantena. Verissimo. Ma quelle immagini (le stesse che corredano questo articolo), benché stiano diventando tristemente e pericolosamente famigliari, riescono a comunicare meglio di tanti numeri la situazione in cui versa il mercato italiano dell’auto. I numeri comunque ci sono e ve li forniamo ugualmente. E sono pessimi.
Il mercato italiano dell’auto non esiste più
Dimenticate le recenti stime indicate da Federauto, che si attendeva una flessione delle immatricolazioni del -60% per l’anno 2020. Alla luce degli ultimi dati rischiano di essere persino fin troppo positive. Secondo l’Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri (UNRAE), ovvero l’associazione delle Case automobilistiche estere che operano in Italia nella distribuzione e commercializzazione di autovetture (insomma, rappresenta da Audi a Volvo) che, in merito parla a ragion veduta di “tempesta perfetta“, a marzo sparirà il mercato italiano dell’auto, destinato ad andare sotto di circa 86 punti percentuale (base annua).
È come se 166mila vetture, di colpo, fossero sparite. E vedendo quelle strade vuote viene effettivamente da chiedersi, dove siano finite le automobili. Ma queste 166mila vetture non erano circolanti: sono quelle che sarebbero dovute essere immatricolate. Vendute, insomma. Invece resteranno nei concessionari, destinando il mercato italiano dell’auto alla più spaventosa stagnazione di sempre. Stagnazione peraltro non motivata dalla mancanza di soldi, quanto dal semplice fatto che non si può uscire, quindi non si può nemmeno acquistare una nuova autovettura. Ma anche se si potesse, nessuno varcherebbe ora le porte di un autosalone dal momento che tanto, almeno fino al prossimo 13 aprile, sarà vietato circolare. E poi chissà .
Già , e poi? Se il lock down del Paese ghermisse l’intero mese di maggio la progressiva ripresa delle vendite avverrebbe nel corso di giugno portando a un calo del 32% (il 2020 si concluderebbe con appena 1,3 milioni di nuove auto in circolazione), ma se così non fosse e nel caso in cui la chiusura totale venisse prolungata per coprire l’estate, agosto incluso, con la ripresa da settembre, assesterebbe al comparto un -46% nelle vendite, con solo un milione di nuove vetture su strada. Dati persino peggiori di quelli della crisi economica del 2008.
Un mercato globale, crisi globali
Una situazione affine a quella in cui è piombato il mercato cinese proprio durante l’emergenza Coronavirus. A febbraio le immatricolazioni delle automobili nel Paese asiatico sono state appena 310mila, cifra che non si vedeva dal lontano 2005, quattro anni dopo l’ingresso della Cina nella World Trade Organization. Situazione affine, ma la nostra resta ben più complessa dato che, rispetto a quello cinese, il mercato italiano dell’auto partiva da ben altri numeri e, quando è stato travolto dalla crisi, viveva già una situazione di affanno. Ma la crisi sarà globale, come dicono anche i numeri che arrivano dalla Francia che registra, al pari del nostro Paese, un crollo di natura storica.
Il mercato francese dell’auto nel mese di marzo a visto diminuire le immatricolazioni del 72,2% rispetto allo scorso anno. per un totale di 62.668 veicoli. E se il dato sembra un pochino più ottimistico rispetto a quello italiano, la motivazione farà cessare ogni barlume di speranza: in Francia l’epidemia è arrivata due settimane dopo rispetto all’Italia, insistendo dunque un po’ meno sul mese di marzo. Per il 2020 la previsione è ora di una flessione del 20%, con un calo del 30% nel primo semestre.
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Gli ambientalisti aspettino a gioire, perché se è vero che in questo periodo senza auto l’aria è tornata tersa e si respirano meno polveri sottili (ammesso si possa mettere il naso fuori di casa per respirare a pieni polmoni), è anche vero che il crollo delle vendite porterà le Case automobilistiche a rivedere a ribasso i propri bilanci, riducendo considerevolmente gli investimenti nei settori dell’elettrico e dell’idrogeno. Investimenti già di per sé insufficienti a trainare la vera rivoluzione della mobilità a zero emissioni.