L’ENEA avvia un progetto per rendere le piccole isole italiane indipendenti dalle energie fossili. Alla base del progetto una doppia intuizione: un prototipo per generare energia dalle onde marine e un “Atlante del clima ondoso del Mediterraneo”
Una tecnologia low cost per produrre elettricità dalle onde del mare è l’alternativa alle centrali a gasolio che alimentano le piccole isole italiane. Arriva dai laboratori Enea di Casaccia e punta a ridurre costi e inquinamento.
“Devi sentire l’onda, ascoltare la sua energia”. Questa non è soltanto una celebre frase tratta da una pellicola cinematografica di grande successo. Quell’energia devono averla ascoltata davvero bene nei laboratori dell’ENEA – Ente per le Nuove Tecnologie, L’Energia e l’Ambiente e così hanno deciso di sviluppare una tecnologia smart e a basso costo, capace di produrre elettricità proprio dalle onde marine. Il dispositivo presentato nei giorni scorsi è soltanto un primo prototipo, frutto della collaborazione con il Politecnico di Torino, nell’ambito dell’Accordo di programma tra Ministero dello Sviluppo Economico ed ENEA sulla sull’Innovazione tecnica e tecnologica del settore elettrico nazionale.
“Questo sistema low cost di produzione di energia dal mare è particolarmente interessante per le tante isole italiane, dove la fornitura di energia è garantita da costose e inquinanti centrali a gasolio”, racconta Gianmaria Sannino, responsabile del laboratorio ENEA di modellistica climatica e impatti. Una soluzione tecnologica tagliata su misura per le nostre coste, caratterizzate da onde di piccola altezza ed alta frequenza.
Energia rinnovabile made in Italy
Come sottolinea lo stesso Sannino, “la quantità di energia racchiusa nelle onde degli oceani è superiore alla quantità di energia di cui il pianeta Terra ha bisogno in questo momento”. Un potenziale immenso. Il PEWEC – che sta per Pendulum Wave Energy Converter – ha l’obiettivo di catturarne almeno una parte. A prima vista, si tratta di un sistema galleggiante molto simile a una zattera. “È un prototipo estremamente semplice – prosegue Sannino – perché mette insieme due tecnologie millenarie: uno scafo che assomiglia ad un guscio d’uovo, e un pendolo che oscilla al suo interno”. Il moto relativo tra scafo e pendolo generato dalle onde viene poi tradotto in energia da un generatore elettrico. Il dispositivo, nella sua versione finale, avrà una potenza nominale di 400 kW. In futuro potrebbero bastare una decina di questi strumenti per fornire energia elettrica ad un paese di 3.000 abitanti.
Una mappa dettagliata delle correnti italiane
Con ben 8.000 km di coste, il nostro paese possiede un importante bacino energetico associato al moto ondoso. Come ricorda Sannino, “la costa occidentale della Sardegna ha un valore medio annuo del flusso di energia di circa 13 kW/metro, mentre quello del nord-ovest della Sicilia si aggira intorno ai 10 kW/metro”. Tanto per fare due esempi.
I vantaggi di questa fonte rinnovabile sono diversi: basso impatto ambientale e visivo, minore variabilità oraria e giornaliera e una variazione stagionale favorevole. Il potenziale dell’energia dalle onde infatti, è più alto in inverno, quando i consumi energetici sono ai massimi livelli.
Ma sfruttare l’energia del mare significa anche conoscere bene correnti, altezza delle onde e intensità delle maree. Per questo l’ENEA ha realizzato “L’Atlante del clima ondoso del Mediterraneo”, la prima mappa capace di individuare in modo accurato le zone più interessanti per lo sfruttamento energetico delle onde e definire la tecnologia più adatta da utilizzare in relazione ad ogni stato di mare. Si tratta di una grande novità, tenuto conto che finora il potenziale energetico veniva stimato solo attraverso i dati di 15 boe distribuite lungo le coste italiane.
Un programma di sviluppo a livello europeo
Attualmente l’ENEA partecipa al programma congiunto di ricerca sull’energia dal mare “JP Marine Renewable Energy”, proposto dalla European Energy Research Alliance. Lo sfruttamento del potenziale energetico dei nostri mari in modo sostenibile infatti, rappresenta una grande opportunità ed è un elemento chiave per lo sviluppo della Blue Economy europea. “Secondo il Piano d’azione dovremmo installare una potenza di 3 GW di questo tipo di impianti entro il 2020”, precisa Sannino. Potenza installata che dovrebbe raggiungere i 188 GW nel, non troppo lontano, 2050.