Una strada fatta di pannelli modulari in plastica riciclata: si chiama PlasticRoad ed era stata annunciata nel 2015 dall’azienda olandese VolkerWessels. Ora grazie al contributo di due colossi come Total e Wavin, la strada ecologica (ed economica) si appresta a diventare realtà
Riutilizzare la plastica che ingorga i nostri mari per realizzare strade meno inquinanti e anche economicamente convenienti. È questo in due parole il progetto (ambizioso) lanciato nel 2015 dall’azienda olandese VolkerWessels. Quella che all’epoca sembrava poco più di un’idea, oggi sta per diventare realtà. Grazie al contributo di due colossi come Total e Wavin infatti, la Plastic Road, questo il nome, si farà. Il primo prototipo dovrebbe vedere la luce entro la fine di quest’anno a Rotterdam.
Leggera, resistente ed ecofriendly
Qualche dato. Secondo l’Onu, ogni anno riversiamo in mare circa otto milioni di tonnellate di plastica. Mentre l’asfalto emette ventisette chilogrammi di CO2 per ogni tonnellata prodotta, assorbe calore e contribuisce all’aumento delle temperature in città. Tutti ottimi motivi per decidere di realizzare una strada con pannelli modulari in plastica riciclata. Non solo. Secondo VolkerWessels, c’è una lunga serie di buone ragioni per preferire la Plastic Road al comune asfalto. Innanzitutto, le strade in plastica riciclata sarebbero più leggere, consentendo un trasporto dei materiali più agevole e lavori stradali più veloci (con conseguente contenimento del traffico). I pannelli prefabbricati infatti, poggiano direttamente sulla sabbia e si incastrano facilmente tra loro.
Più resistente del bitume
Grazie alla sua leggerezza poi, Plastic Road si adatta perfettamente a terreni soggetti a cedimenti. Avendo una parte vuota all’interno, può ospitare un sistema di tubi per il drenaggio dell’acqua, rendendo la strada più sicura anche in caso di piogge abbondanti, ma anche cavi e connettori per l’illuminazione e la segnaletica stradale. Leggero però, non vuol certo dire esile. Il materiale polimerico messo a punto da Anne Koudstaal e Simon Jorritsma, risulta anzi essere tre volte più resistente rispetto al bitume. Resiste non solo al peso dei mezzi (e degli anni), ma anche agli agenti chimici. E ad un range di temperature che vanno da -40 a +80 gradi, senza deformazioni.
Il progetto Life Nereide
In città però, non si combatte soltanto lo smog. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, uno dei maggiori problemi, soprattutto nelle grandi metropoli, è quello dell’inquinamento acustico. In Europa sono circa 125 milioni le persone esposte quotidianamente a livelli eccessivi di rumore da traffico. Cosa fare? Ha da poco preso il via il progetto Life Nereide – acronimo di Noise efficiently reduced by recycled pavements che sta per Rumore ridotto efficacemente con asfalti riciclati – co-finanziato dall’Unione Europea, che mira proprio alla realizzazione di pavimentazioni stradali “sileziose”. Grazie all’impegno del Dipartimento di Ingegneria civile e industriale dell’Università di Pisa – coadiuvato da Arpat, Belgian Road Research Centre, Ecopneus, Istituto di acustica e sensoristica “Orso Mario Corbino” e Regione Toscana – nei prossimi mesi saranno stesi 5.250 metri di queste nuove superfici stradali sperimentali tra Toscana e Belgio. In attesa dell’avvio dei lavori, una cosa sembra abbastanza chiara: le strade del futuro dovranno essere sempre più ecologiche (ed economiche). Ne va della nostra salute.