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Abbiamo incontrato l’ONG che da quasi 30 anni opera in tutto il mondo. E ha l’obiettivo di garantire, sempre, i diritti di tutti gli esseri umani ad accedere alle cure mediche
C’è un’immagine che più di altre mi ha colpito mentre lavoravamo alla preparazione di questo incontro con EMERGENCY. Nella foto, di un particolare di uno dei mezzi che la ONLUS utilizza per le proprie attività qui in Italia, c’è una citazione: “Tutti gli esseri umani nascono liberi e uguali in dignità e diritti”. La frase è contenuta nell’articolo 1 della Dichiarazione universale dei Diritti Umani, un documento redatto nel 1948 dalla Assemblea Generale delle Nazioni Unite, e mi è parsa quanto mai significativa: partendo da un principio astratto, l’ONG italiana lavora da quasi 30 anni per cercare di garantire nella realtà e nella pratica uno di questi diritti universali: quello di accesso alle cure sanitarie, a chiunque gli uomini e le donne di EMERGENCY incontrino sul proprio cammino. All’estero, ma anche qui da noi in Italia.
Che cos’è e cosa fa EMERGENCY
Michele Iacoviello, coordinatore degli ambulatori mobili di EMERGENCY, nel corso di una chiacchierata con StartupItalia ha ricordato due dei principi e dei valori che i fondatori dell’associazione erano soliti ripetere: “Teresa diceva che se ognuno facesse il suo pezzettino, avremmo un mondo migliore. E poi Gino, che diceva di creare delle strutture dove curare le persone in cui cureremmo anche i nostri cari”. Valori che guidano il lavoro di EMERGENCY ogni giorno: con l’obiettivo di prendersi cura delle persone e non soltanto curarle, guardando non soltanto al problema medico ma cercando di offrire supporto a tutto tondo nel contesto sociale e culturale in cui le persone vivono.
Ci sono, nell’opera di EMERGENCY, alcuni punti fissi che caratterizzano l’azione dell’associazione: per esempio cercare sempre, laddove possibile, di includere un giardino o qualsiasi altro particolare architettonico nei luoghi in cui operano per conferire un aspetto più accogliente e sereno a quelli che sono pur sempre uffici, ambulatori, corsie di un ospedale. L’accoglienza è un altro aspetto fondamentale, per non trasformare un paziente in un mero pezzetto di una macchina molto più grande di lui e spesso spersonalizzante: restituire a un essere umano un senso di comunità fa parte del concetto di prendersi cura l’uno dell’altro.
La struttura di una ONG, poi, permette di sfruttare alcuni vantaggi pratici: come la possibilità di scegliere dove andare, quando andare, a fare cosa. Ciò significa poter intervenire rapidamente quando un’emergenza si verifica: ma, si badi bene, non trascurando di collaborare con gli altri soggetti presenti sul posto, in primo luogo le Istituzioni. Una organizzazione come EMERGENCY non ha come obiettivo quello di sostituirsi allo Stato: bensì quello di contribuire a tappare rapidamente una falla, intervenire saltando la burocrazia che invece rende più lento l’intervento pubblico, ma con l’obiettivo di fornire il proprio sostegno nell’emergenza per poi lasciar spazio a soluzioni strutturali.
L’esempio di Ragusa
Con Ahmed Echi, mediatore culturale di EMERGENCY, abbiamo guardato proprio uno di questi esempi di progetto con obiettivi a breve e lungo termine. EMERGENCY è presente a Ragusa, capoluogo del sud della Sicilia, dal 2019 e in particolare opera in quella che è la zona costiera della provincia: un luogo dove non mancano le serre agricole, serre in cui si coltivano moltissimi degli alimenti che poi troviamo nei supermercati di tutta Italia, ma che sono dislocate in un’area remota in cui la presenza dei servizi pubblici essenziali è pressoché inesistente.
Nella cosiddetta “fascia trasformata” di Ragusa viene coltivato il cibo che va sulle nostre tavole, ci ha raccontato Ahmed, e la popolazione dei lavoratori che lì prestano la loro opera è quanto mai variegata: ci sono italiani, cittadini europei, cittadini stranieri, migranti. Ciascuno di loro ha una storia particolare, e spesso si spostano in giro per l’Italia per seguire la produzione di frutta e verdura di stagione: tutti hanno in comune la necessità di accedere alle cure mediche, anche se vivono e lavorano in un’area che non è raggiunta dal trasporto pubblico e men che meno dalla sanità locale.
EMERGENCY è presente nel ragusano dal 2011 attraverso una serie di interventi dalle modalità e declinazioni diverse, ma dal 2019 è intervenuta con un ambulatorio mobile proprio per sopperire a questa carenza: lo ha fatto, ci ha detto Ahmed, coordinando la propria opera con l’Azienda Sanitaria Provinciale di Ragusa e disegnando un percorso virtuoso che garantisca un presidio sul territorio nell’immediato. Il team EMERGENCY, a bordo del suo minivan adibito a clinica mobile, opera spostandosi tra i comuni della provincia di Ragusa con medico, infermiere, mediatori culturali e uno psicologo: in questo modo si riesce a garantire un’accoglienza a 360 gradi per i lavoratori, fornendo loro un’interfaccia nella lingua madre e con piena comprensione dei loro costumi, e cercando di offrire un supporto anche non squisitamente farmacologico per coprire tutto lo spettro delle esigenze dei pazienti.
Guardare al futuro
A Ragusa, EMERGENCY ha avviato da anni un percorso di collaborazione con l’ASP che oggi si sta consolidando sempre di più e che prevede gradualmente la sua uscita di scena: facendo leva sull’esperienza accumulata in questi anni, un passo alla volta (almeno questo è l’auspicio di tutti) il servizio pubblico sarà in grado di replicare e sostituire quanto fa oggi sul territorio EMERGENCY, andando a offrire lo stesso tipo di assistenza direttamente nei distretti rurali che fin qui sono stati al di fuori della portata dello Stato.
La collaborazione ha già dato frutti importanti nel corso del lockdown del 2020 e durante la successiva campagna vaccinale del 2021: sempre lavorando spalla a spalla con l’azienda sanitaria provinciale, EMERGENCY ha fornito in una prima fase un servizio di screening, tracciamento ed educazione sanitaria ai lavoratori dell’area costiera, contribuendo ad arginare eventuali focolai del virus e riducendo l’impatto che eventualmente avrebbero potuto avere sui pronto soccorso e in generale sul servizio sanitario pubblico. In un secondo momento, sempre lavorando con l’ASP, è stato possibile creare dei punti di prossimità in cui permettere ai lavoratori di vaccinarsi: in taluni casi anche offrendo supporto pratico per superare ostacoli burocratici di ogni tipo.
Ahmed e Michele, dicono, stanno lavorando per diventare superflui a Ragusa: lì, non domani ma neppure in un futuro troppo remoto, il loro lavoro sarà soppiantato dai servizi offerti dalla sanità pubblica, grazie all’impegno e alla disponibilità all’ascolto degli interlocutori che hanno accolto le proposte di EMERGENCY. A quel punto, quando tutto ciò diverrà realtà , Ahmed e Michele non faranno altro che spostarsi nel prossimo luogo dove ci sarà bisogno di loro: sono decine i progetti e i programmi attivi in Italia, tutti con lo stesso obiettivo a breve termine (offrire aiuto e supporto a chiunque ne abbia bisogno) e a lungo termine. Ovvero costruire una infrastruttura, un servizio o qualsiasi altra soluzione che diventi stabile e permanente: così come è stato fatto nei teatri di guerra di tutto il mondo, lo stesso può e deve essere fatto anche in Italia.
Per conoscere tutti gli altri programmi di EMERGENCY, in Italia e all’estero, basta visitare il sito ufficiale dell’associazione: lì ci sono anche tutte le informazioni su come sostenere l’impegno della ONG italiana, con una donazione o anche soltanto donando il 5×1000 nella dichiarazione dei redditi. Con pochi euro al mese si garantirà a Ahmed, Michele e tutti gli altri lavoratori e lavoratrici di EMERGENCY di continuare a dare una mano a chiunque e ovunque ce ne se sia bisogno.