A Milano, quattro apparecchi tecnologicamente avanzati affiancano il lavoro di fisiatri e fisioterapisti per permettere un recupero più veloce ed efficace
In 9 centri italiani della Fondazione Don Carlo Gnocchi, i pazienti con patologie neurologiche possono effettuare terapia robotica all’arto superiore. Mentre nella sede di Roma del Don Gnocchi si hanno a disposizione anche robot dedicati alla cura degli arti inferiori, Milano si sta attrezzando per ricreare lo stesso ambiente.
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I “magnifici 4” del Don Gnocchi
Nell’istituto lombardo che abbiamo visitato, come negli altri otto centri, quattro apparecchi tecnologicamente molto avanzati, di aziende italiane, supportano e integrano il lavoro di fisiatri e fisioterapisti nella riabilitazione. I destinatari di questo tipo di terapia sono coloro che sono stati colpiti da ictus; malattia di Parkinson; patologie del midollo spinale; sclerosi multipla; polineuropatia e problemi di tipo ortopedico che compromettono il cammino, il movimento degli arti superiori o l’equilibrio.
Come funzionano i robot fisioterapisti
In particolare, i robot dedicati al recupero degli arti superiori coinvolgono dita; mani; polsi; gomiti e spalle, e lavorano, ognuno, su un singolo segmento del corpo.
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Alla riabilitazione robotica, che può essere integrata con la terapia tradizionale, si può accedere tramite il sistema sanitario nazionale, sia in regime ambulatoriale che di ricovero. Dalla clinica, poi, i tecnici delle aziende che hanno creato i robot possono apportare modifiche specifiche sui dispositivi. Al termine di ogni singola terapia, il software può fornire dati sul lavoro effettuato dal paziente, così da avere un quadro chiaro e preciso del lavoro svolto e di quello da svolgere.
L’importanza dei dati raccolti con questi apparecchi
Fondazione Don Gnocchi raccoglie le informazioni provenienti dalla riabilitazione robotica di tutta Italia, le aggrega e le analizza al fine di creare una banca dati al servizio della clinica e della ricerca.
Grazie a questo tipo di terapia, oltre ad ottenere una misurazione precisa dei miglioramenti dei pazienti, si garantisce un’elevata intensità di trattamento. Di tutto questo, ce ne parlano la fisiatra Cristina Grosso e la fisioterapista Marta Zocchi.