A scattarle dalla Stazione Spaziale Internazionale l’astronauta italiano Luca Parmitano
E pensare che c’era pure chi aveva iniziato a credere che l’incendio in Amazzonia fosse una fake news, come del resto fino a pochi giorni fa aveva sostenuto il contestato presidente Jair Bolsonaro. E chi, negando l’evidenza, aveva messo in dubbio perfino i dati diffusi dall’Agenzia spaziale brasiliana (Inpe), molto attiva nel monitorare l’avanzamento della deforestazione, secondo la quale da gennaio a oggi sono stati ben 72mila gli incendi divampati in seno alla foresta pluviale. Quegli stessi dati che sono costati il posto al dirigente, Ricardo Galvao, prontamente rimosso dal Capo di Stato brasiliano. Complotti e tesi stralunate germinati sui social si sono però sfarinati quando il nostro Luca Parmitano ha pubblicato sul proprio profilo Twitter le foto che ha scattato dallo spazio.
L’Amazzonia vista dallo spazio
E se un tempo l’Amazzonia vista da lassù doveva sembrare un enorme, sterminato, manto verde, oggi invece appare segnata, martoriata, da migliaia di focolari. Le colonne di fumo sono così grandi che non solo si vedono distintamente dalla Stazione Spaziale Internazionale ma, come ha scritto Parmitano, si propagano «per migliaia di chilometri».
Le immagini che l’astronauta dell’Esa, capo della Beyond Mission, ha recapitato qui sulla Terra sono impressionanti e testimoniano l’eccezionalità dell’evento. Con buona pace di coloro che nelle ultime ore avevano messo in dubbio classifiche, dati, percentuali ma anche fatti impossibili da smentire, come la cappa di fumo che la scorsa settimana, complice venti che soffiavano verso Sud-Est, aveva avvolto la città di San Paolo.
Sotto la cenere covano le fake news
I tentativi non sono mancati: c’è chi ha detto che il numero degli incendi in Amazzonia fosse perfettamente in linea con il periodo, chi ha provato a sostenere che il fumo che ha reso irrespirabile l’aria nel centro economico del Paese provenisse da focolai boliviani e peruviani.
Il fumo, visibile per migliaia di chilometri, di decine e decine di incendi dolosi nella foresta amazzonica. #noplanetB #MissionBeyond pic.twitter.com/WAuHyBnlgt
— Luca Parmitano (@astro_luca) August 26, 2019
Alla fine persino l’inquilino di Palácio do Planalto, quel Bolsonaro che si era già guadagnato il soprannome di “Capitan motosega” per la sua volontà di procedere con la deforestazione della foresta pluviale e che in un primo tempo aveva preso a tal punto sotto gamba la questione da scherzarci su davanti alle telecamere («Chiamatemi pure Nerone»), aveva dovuto ammettere l’emergenza e inviare l’esercito.
Anche le stelle del cinema e i politici che per primi si sono mobilitati, via social, contribuendo al diffondersi dell’hashtag #PrayforAmazonia, erano stati accusati dai media controllati da Bolsonaro di aver diffuso immagini false, risalenti agli incendi dell’anno passato.
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In parte è così, ma solo perché le fotografie e i video dei focolai di questi giorni sono arrivati ben dopo gli allarmi veicolati attraverso i social. Le foto scattate da Luca Parmitano dallo spazio, ora, in un ipotetico processo potrebbero essere definite “prova regina” e si spera silenzino chi, sui social, continua a negare e instillare il germe del dubbio.
#EarthAlliance has formed an emergency Amazon Forest Fund with $5m to focus critical resources for indigenous communities and other local partners working to protect the biodiversity of the Amazon against the surge of fires. Learn more & donate: https://t.co/uG2WoEoKqx pic.twitter.com/IbcubQCO4v
— Earth Alliance (@earthalliance) August 25, 2019
Intanto, proprio Leonardo DiCaprio, uno dei primi a mobilitarsi per l’Amazzonia e a essere accusato dal governo brasiliano di veicolare fake news, ha annunciato via Twitter di avere devoluto 5 milioni di dollari per aiutare le operazioni di spegnimento. Dal G7 di Biarritz i Grandi della Terra hanno invece convenuto l’istituzione di un fondo da 20 milioni di dollari che però (almeno a parole) sono stati rifiutati prontamente dal presidente di estrema destra, che via Twitter ha commentato: «Noi non siamo una colonia francese o la terra di nessuno».
– Não podemos aceitar que um presidente, Macron, dispare ataques descabidos e gratuitos à Amazônia, nem que disfarce suas intenções atrás da ideia de uma “aliança” dos paÃses do G-7 para “salvar” a Amazônia, como se fôssemos uma colônia ou uma terra de ninguém.
— Jair M. Bolsonaro (@jairbolsonaro) August 26, 2019