Quando le donne immaginano la città futura che vorrebbero, la pensano ecosostenibile, ma vogliono contribuire in prima persona a crearla: si vedono, insomma, in un ruolo chiarissimo di cittadine responsabili, che partecipano attivamente alla transizione della propria città. È uno dei risultati messi a fuoco con l’indagine La città che vorrei, che l’istituto di ricerca Lexis Research ha svolto su 5.000 donne italiane per conto dell’ala italiana del Soroptimist International – rete mondiale di professioniste e manager, accreditata all’ONU e con rappresentanza al Consiglio d’Europa e all’OSCE – che ha voluto capire fino a che punto le italiane sono soddisfatte delle città che abitano e come le migliorerebbero se avessero carta bianca nel progettarle. Perché il centro delle riflessioni del Soroptimist Italia è proprio quest’ultimo aspetto: portare anche uno sguardo di genere ai tavoli dove si prendono le decisioni che condizionano l’urbanistica, perché è ormai evidente che struttura e organizzazione delle città sono il frutto di una stereotipata e superata visione che non ha tenuto conto delle necessità di tutti i cittadini e cittadine trascurando, appunto, donne, giovani, anziani.
«Abbiamo puntato sulle città perché le città sono oggi al centro degli enormi cambiamenti, sociali, ambientali, economici che sta attraversando l’umanità. Perché le città sono un laboratorio di civiltà. Perché è qui che si concentra la maggioranza delle persone, del lavoro, delle imprese, così come le nuove povertà, gli scontri sociali, l’inquinamento, le contraddizioni da affrontare di questo momento così difficile. E poi perché il PNRR predispone risorse cruciali da cogliere per sostenere un nuovo sviluppo, anche nelle città», dice la Presidente Nazionale Giovanna Guercio, ai vertici di un network capillare che conta su più di 162 club locali, con professioniste pronte a sedersi ai tavoli decisionali. Un’altra ragione, secondo Soroptimist, è messa in luce dalla Banca Mondiale, che evidenzia che il 90% dei pianificatori, dei progettisti e dei decisori politici urbani è rappresentato da uomini.
“Le città sono oggi al centro degli enormi cambiamenti, sociali, ambientali, economici che sta attraversando l’umanità. Sono un laboratorio di civiltà”
Nella prima parte dello studio, i ricercatori hanno voluto misurare il livello di soddisfazione su una decina di indicatori della vita urbana: Abitazione, Sostenibilità e Ambiente, Servizi Pubblici, Strutture educative, Quartieri e Comunità, Sicurezza, Lavoro, Salute e Benessere. Diciamolo subito, si tratta di una bocciatura.
Sei donne su 10 non si sentono coinvolte
Oltre il 60% delle cittadine non si sente affatto coinvolta nelle scelte della città, e questa distanza è particolarmente sentita al Centro-Sud, in Abruzzo e in Calabria dal 79% delle intervistate, in Sicilia dal 77%. Quanto alla sostenibilità ambientale, il 57% è insoddisfatta della qualità dell’aria e di quanto viene fatto per contrastare l’inquinamento, percentuale che sale al 66% nelle grandi città, e il 44% lamenta l’inquinamento da rumore, valore che raggiunge il 60% a Milano, il 64% a Napoli, il 67% a Roma.
La maggioranza delle donne, poi, esattamente il 53%, non è soddisfatta della frequenza dei mezzi pubblici, il 54% della disponibilità di buone abitazioni a prezzi ragionevoli, percentuale che si impenna al 71% nelle grandi città, il 55% della pulizia e della manutenzione delle strade. Il 43% delle italiane, poi, percepisce la propria città come poco sicura, in particolare quelle che vivono nel Lazio (58%), in Sicilia e Campania (55%) e, comunque, in genere nelle grandi città. Sembra andare meglio sull’offerta culturale delle città, che vede insoddisfatte la minoranza delle donne, ovvero il 41%, e ancora meglio la qualità e l’accessibilità dei servizi per la salute, ritenuti inadeguati dal 36% delle intervistate, valore che crolla al 18% in Emilia Romagna.
La città che le donne vorrebbero in 4 punti
E dunque? Dunque il mondo femminile chiede di affermare un concetto ampio di qualità di vita e di migliorarla, un ecosistema urbano sostenibile, articolato in quattro categorie macro.
LA CITTÀ DEI CITTADINI E DELLE CITTADINE
Il mondo femminile vuole esserci, in modo attivo: punta a partecipare in prima persona al processo di cambiamento, ad agire in modo concreto, a coinvolgere tutti i cittadini, in primo luogo donne e giovani, per una progettazione urbanistica che risponda alle necessità di tutti i generi e di tutte le generazioni.
LA CITTÀ ATTRATTIVA E DELLE OPPORTUNITÀ
Il 66% desidera costruire una città aperta ai cambiamenti e all’innovazione. La vuole capace di attrarre talenti così come investimenti, per creare nuove opportunità a vantaggio delle collettività. Innovazione e sostenibilità diventano le chiavi per valorizzare i propri territori, che si tratti del patrimonio ambientale e culturale, così come dell’artigianato e delle piccole imprese.
LA CITTÀ GREEN, VIVIBILE E RESILIENTE
Le donne sono interessate a una programmazione urbanistica che riduca il consumo di suolo, riqualifichi ciò che è già costruito, recuperi le aree naturali e agricole e pianifichi interventi sul territorio per affrontare in modo adeguato i rischi del cambiamento climatico. Biodiversità ed economia circolare sono visioni che devono ispirare ogni piano di sviluppo.
LA CITTÀ INCLUSIVA E SICURA
Rafforzare i servizi per la salute e i servizi sociali, le reti di solidarietà e il volontariato è il punto di arrivo di città finalmente solidali e inclusive. Dove anche la sicurezza è un bene comune, da costruire con illuminazione adeguata, telecamere e un poliziotto di quartiere.
«Compresi i bisogni delle donne, abbiamo dunque reso pubblico un Manifesto che ha raccolto la visione di questa futura città ecosostenibile, attraverso i punti cruciali del progetto nazionale Soroptimist e le proposte concrete per reinventare la città a misura di donna», continua Giovanna Guercio, ricordando un altro pilastro del progetto sulle città, ovvero la sottoscrizione di un protocollo d’intesa con l’Associazione Nazionale Comuni Italiani che, grazie alla presenza capillare dei Club Soroptimist su tutto il territorio nazionale, dovrebbe favorire una collaborazione diffusa a livello locale con le amministrazioni e la partecipazione delle professioniste del Soroptimist ai tavoli decisionali, così come la realizzazione di progetti eco-sostenibili sul territorio.
«In particolare, quest’anno puntiamo a creare gruppi di lavoro sul nostro Manifesto con l’ANCI, i sindaci, gli amministratori, ma anche con Confindustria, Confcommercio, CNA, le associazioni, i cittadini…E certamente anche con il mondo accademico, trattandosi di un argomento di attualità per tutte le Università. Puntiamo a farci ascoltare nei Consigli Comunali e nelle Commissioni, realizzando un test sulla città di Milano. Lavoreremo anche su una proposta di testo giuridico per semplificare gli interventi del volontariato e delle Associazioni no-profit e su progetti di democrazia digitale in 9 grandi città attraverso il progetto dell’Unione Europea Horizon Smart Cities».