Google Impact Challenge Disabilities è uno degli ultimi progetti di Google per supportare le iniziative non profit che nel mondo si impegnano per aiutare il prossimo. E non è lo sviluppo di nuove tecnologie il problema ma l’accessibilità: portarle a tutti e ovunque.
Google non è solo il motore di ricerca in cui ci imbattiamo ogni giorno, ma una rete di iniziative impegnate a cambiare il mondo come lo conosciamo, partendo dal digitale. Tra queste c’è la Google Impact Challenge, nata per promuovere progetti con un impatto concreto e rivoluzionario sulla società. Cambiamento climatico, ricerca, educazione, mobilità, ma non solo.
Ben 20 milioni di dollari sono stati da poco stanziati per finanziare realtà che usano le nuove tecnologie, come la stampa 3D, per aiutare persone con disabilità. E così sembrerebbe che il problema da risolvere sia questo, ma non è così.
Il Kenya, esempio di cosa accade nel mondo
Immagina di vivere in Kenya. Hai 20 anni, probabilmente lavori da molto tempo per aiutare la tua famiglia. Hai pochi sogni, ma di quelli buoni, per cui sopporti stanchezza e sudore e vai avanti. Cammini sulla tua strada, convinto di poter costruire un futuro più sicuro. Ma è proprio quella strada che un giorno ti frega. Una mina, che sembrava una pietra, esplode. E con lei con tutti i tuoi progetti. Ricorda, sei in Kenya e questa è la vita di tutti i giorni. Da un momento all’altro cambia tutto, non sei più libero di raggiungere i tuoi obiettivi da solo perché la strada ti ha rubato una gamba, oppure una mano. Ma soprattutto i tuoi sogni.
Se fossi un cittadino, ad esempio, dell’Italia, la prima cosa che ti verrebbe in mente sarebbe un ospedale, un centro di riabilitazione dove chiedere il sostegno sanitario che ti spetta. Chiederesti un aiuto e questo avrebbe la forma di una protesi. È vero, probabilmente costosa, nemmeno bella. Ma forse con l’aiuto della tua famiglia e dei tuoi cari riusciresti a procurartene una. Qualcosa riusciresti a riconquistare.
Ma dato che vivi in Kenya, diventa difficile anche solo trovare un centro che fornisce protesi e quando lo trovi probabilmente rimarrai solo a guardarla. A sognarla.
Tecnologie, ma per pochi
Tu, come almeno il 50% della popolazione mondiale con disabilità, non puoi permetterti un’assistenza sanitaria adeguata per superare i tuoi limiti. Per riconquistare il controllo della tua vita, la tua libertà, i tuoi progetti. Il vero problema non è la mancanza di soluzioni, ma la loro accessibilità. Le tecnologie esistono, ma soddisfano solo pochi dei milioni di persone in attesa di aiuto.
Allora perché non contribuire a crearlo questo aiuto con gli strumenti che abbiamo a disposizione? Si, perché adesso possiamo lasciare il Kenya e tornare qui in Italia dove probabilmente stai leggendo questo articolo e dove gli strumenti per cambiare le cose ci sono e la volontà per farlo è tutta nelle nostre mani.
Google lancia un super progetto
È proprio per questo che nasce il progetto Google Impact Challenge Disabilities: supportare le iniziative non profit che nel mondo si impegnano per aiutare il prossimo. Internet, la stampa 3D, la collaborazione online. Tutto questo esiste qui e ora, basta usare un pc, condividere le proprie competenze e la propria passione per contribuire e sviluppare nuove soluzioni ai problemi che ci circondano.
Nel mondo stanno nascendo tantissime realtà che fanno proprio questo. Alcune, come E-Nable in USA e My Human Kit in Francia sono state già premiate e aiutate da Google per continuare le loro attività. Partendo dall’Italia, invece, la community di Open BioMedical Initiative è impegnata a fare la sua parte con volontari che collaborano online da due anni e attualmente a lavoro su 3 progetti biomedicali, 2 protesi e un’incubatrice neonatale. Gli strumenti per generare cambiamento sono già qui. E no, non sono stampanti 3D o pc. Sono le persone in grado di usarle, vogliose di collaborare e di perseguire un obiettivo comune. Il piano di Google è prima di tutto un investimento diretto a queste persone. Persone come te che hai appena letto questo pezzo di Rete.
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Valentino Megale
@Quantic_Maker