Un team dell’Università del Vermont, guidato da Laura Sonter, ha quantificato il valore dei parchi e delle attività outdoor per il turismo attraverso l’analisi di 7mila fotografie geotaggate su Flickr.
Una foto pubblicata su un social media può diventare un’unità di misura? In un certo senso sì, soprattutto se si sfruttano le immagini per misurare quanto apprezziamo un determinato luogo o contesto. Ci hanno pensato all’Università del Vermont, dove un team guidato da Laura Sonter ha quantificato il valore dei parchi e delle attività outdoor per il turismo attraverso l’analisi di 7mila fotografie geotaggate su Flickr. Ne è emersa una cifra niente male: tra il 2007 e il 2014 hanno portato nello Stato quasi due miliardi di dollari.
Numeri e dati (grazie alle immagini)
È la prima volta che parchi pubblici e Conserved Lands -le porzioni di territorio soggette a protezione extra in Vermont, qui la mappa completa– vengono valutati con questo strumento, anche perché storicamente è sempre stato difficile raccogliere dati di questo genere e “metterli in fila”. Come spiegano Sonter e i colleghi su PLOS ONE, per molte aree tutt’oggi non abbiamo che i numeri raccolti dallo staff che vi lavora e senza regolarità, mentre altre “si affidano ai sondaggi, che sono molto costosi e richiedono un sacco di tempo”, quindi non sono uno strumento da poter usare con continuità.
I social media sono preziosi, lo sappiamo bene, non solo per raggiungere un ampio pubblico con le proprie iniziative ma anche per conoscerne le opinioni e migliorare di conseguenza. Monitorare tutto questo è faticoso e non banale, ma ci offre un’opportunità unica.
Si tratta di un’enorme mole di dati continuativa, affidabile e spesso geotaggata sulla quale basare le strategie e valutare futuri investimenti
Nel caso del Vermont, ad esempio, le foto hanno aiutato gli esperti anche a capire perché alcuni territori hanno più successo di altri. Sonter ha isolato otto fattori chiave dalle 7mila immagini, tutti indicatori di una preferenza da parte dei turisti come la presenza di foreste e la possibilità di praticare sport sulla neve (elemento controverso, nell’ottica di tutela ambientale, viste le problematiche di impatto sul territorio che ha la costruzione di un impianto sciistico).
Questi punti cardine sono anche serviti a delineare le differenze tra i visitatori provenienti dal Vermont stesso e quelli che arrivavano da altri Stati: se per i primi la perdita di copertura boschiva è un notevole deterrente nello scegliere dove andare a trascorrere il we, per i secondi avere un territorio “sgombro” dunque accesso più facile a luoghi di balneazione e simili era invece un plus. Sul lungo termine invece, quando i ricercatori hanno usato i dati per elaborare modelli di turismo più dinamici, la presenza delle foreste è ritornata nuovamente un valore: al suo diminuire, calava anche l’affluenza dei turisti.
Tutte queste informazioni saranno preziose per il settore turistico e per di più “hanno mostrato che il contributo di questi territori all’economia è ben più cospicuo del previsto”, conferma Sonter.
L’incidenza economica delle aree naturali
Triste è che nuovamente servano studi e un ritorno economico per convincerci a tutelare la natura e a riconoscerne il ruolo, ignorando l’incalcolabile valore di servizi ecosistemici come la depurazione dell’acqua e dell’aria, che oggi possono essere considerati beni di mercato. Pensiamo all’Italia, che detiene il primato di biodiversità europeo con un terzo delle specie animali e metà di quelle vegetali. Nonostante questa immensa ricchezza il declino nel numero di specie e complessi ecologici causa la perdita del 3% del PIL ogni anno nella sola Europa, e ogniqualvolta ci sia da proteggere un territorio o una specie è necessario quantificarne il valore e tradurlo nelle cifre del turismo che riesce ad attirare, quasi a doversi giustificare.
Un esempio italiano di come le aree naturali incidono sul turismo e valorizzino il territorio? Il Parco Nazionale del Gran Paradiso, primo parco nazionale istituito in Italia (era il 1922) e che nel corso dei decenni ha valorizzato le filiere artigianali della regione, senza mai scendere a compromessi nella tutela della biodiversità e della sostenibilità. Un impegno che è valso al parco anche il riconoscimento della Lista Verde IUCN (l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura). Ogni anno il Gran Paradiso attira quasi due milioni di visitatori. Chissà cosa ci direbbe un’analisi delle “immagini social” scattate nei parchi italiani?