Tramite la loro pagina Facebook, “Sardegna Rubata e Depredata”, coordinano le attività e informano i turisti
A salvaguardare le meravigliose spiagge sarde di Is Arutas (di quarzo bianco), Mari Ermi e Maimoni, mai così a rischio come in quest’ultimo periodo, ci pensa una rete umana di giovanissimi, che, volontariamente, opera sul territorio battendo palmo a palmo gli arenili. Sfruttano la tecnologia, in particolar modo Facebook, dove hanno creato la pagina Sardegna Rubata e Depredata per interfacciarsi e coordinare il proprio lavoro. Questo perché, nell’indifferenza generale, annualmente, ogni estate, sulle meravigliose coste dell’isola, le cui spiagge si sono formate lungo ere geologiche con l’erosione delle rocce ma anche attraverso lo sgretolarsi delle conchiglie, patrimoni fossili inestimabili e irriproducibili subiscono danni gravissimi a opera di turisti stranieri e non. A tal punto che, se nessuno si adoperasse per fermare i ladri di sabbia, ciottoli e conchiglie, tra 30 anni queste baie uniche al mondo potrebbero non esistere più.
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La rete umana a difesa della Sardegna
Il network di volontari è composto da 8 giovani, tra i 18 ed i 25 anni, della cooperativa sociale ONLUS “Cultour” che, grazie a un progetto del comune di Cabras, informano i turisti e salvaguardano le spiagge dai “predatori”. “Dopo un percorso di formazione, i ragazzi svolgono servizio di guardianaggio, salvaguardia ed informazione su tre delle spiagge più belle e frequentate della Sardegna”, racconta la dottoressa Francesca Muroni, presidente della cooperativa.
“Rubare sabbia è come rubare a un museo”
Ma non solo. Ci sono altri volontari a tutela della Sardegna, che lavorano come security negli aeroporti di Cagliari, Olbia ed Alghero, e si occupano della catalogazione dei fossili sequestrati ai viaggiatori e della redistribuzione nel luogo di provenienza. Franco è uno di loro: “Nonostante il Codice di Navigazione preveda multe salate per chi ruba questi fossili, e la nuova legge regionale inasprisca ulteriormente le pene, purtroppo, quasi nessuno mette in pratica quanto disciplinato. Pertanto, noi sardi ci siamo fatti portatori di giustizia verso un patrimonio che non si riprodurrà mai più”. Franco ed altri volontari, come addetti alla security, ogni giorno toccano con mano il problema. “Nonostante passino gli anni, i predatori di sabbia, conchiglie e ciottoli sono sempre un numero elevatissimo. Si deve capire che questo patrimonio delle spiagge della Sardegna è unico al mondo e rubare questi fossili equivale a sottrarre un bene in un museo”, racconta Franco.
Il ruolo dei social network
I volontari si coordinano grazie a Facebook. La pagina “Sardegna Rubata e Depredata” ha un ruolo centrale nella soluzione del problema, non solo perché rappresenta il mezzo tramite il quale informare ancora prima che il turista metta piede in Sardegna. Infatti, ha giocato una funzione rilevante nella definizione della nuova legge regionale. “Grazie alle informazioni divulgate sul social, e alla risonanza che hanno registrato, siamo giunti all’approvazione e all’entrata in vigore, lo scorso anno, della legge n.16, che inasprisce le multe per chi viola le norme. Le nuove sanzioni possono anche toccare i 3.000 euro”, spiega Franco.
Sempre su Facebook, a fine stagione, i volontari si mettono d’accordo per riportare tutto il patrimonio sequestrato nel luogo di provenienza. “E’ un rituale – spiega la presidente Muroni – ma chissà quanto altro materiale, invece, passa inosservato. Chi viaggia, ad esempio, in traghetto, non è soggetto agli scrupolosi controlli degli aeroporti, ancora peggio chi carica la macchina sulla barca: per le auto non esiste alcuna ispezione. Idem per chi arriva in camper”.
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Stratagemmi e profili dei ladri di fossili
I numeri dei furti sono spaventosi: “Solo all’aeroporto di Cagliari, lo scorso anno, abbiamo sequestrato 5 tonnellate di materiale tra sabbia, conchiglie e ciottoli”, spiega Franco, ed aggiunge: “Trovano il modo di nasconderli ovunque. Abbiamo trovato biberon pieni di sabbia, vasetti di yogurt, all’apparenza chiusi, colmi di conchiglie. C’è anche chi, addirittura, ha nascosto la sabbia all’interno del manico dell’ombrellone o tra i giochi dei bambini. Tra l’altro, non sono solo i fossili a farne le spese, ma abbiamo avuto a che fare con il sequestro di polpi e stelle marine ancora vive. Un’indecenza”. Non esiste un profilo preciso del ladro-tipo, ce ne sono di tutte le nazionalità e di tutte le età e, spesso, sono italiani. Oltre a depredare questo patrimonio inestimabile per tornare a casa con un ricordo materiale, alcuni rivendono questi fossili online, in particolare su E-bay.
Il progetto della cooperativa “Cultour”
“Siamo molto contenti che anche i giovani si mettano in gioco in prima persona per la salvaguardia delle bellezze della Sardegna, che la rendono unica al mondo”, spiega la presidente Muroni, e precisa: “Il Comune di Cabras da anni si batte per affrontare il problema. Dapprima, con una nuova cartellonistica, più grande, all’interno delle spiagge, poi con la creazione di appositi spazi dediti allo “scuotimento” prima di lasciare la zona. Infine, questo progetto con i ragazzi che, dietro compenso, pattugliano le spiagge, informano e sensibilizzano i turisti”.
Tutte le foto dell’articolo provengono dalla pagina Facebook dei volontari
Il loro compito è quello di verificare che non avvengano furti sotto ai loro occhi. Nel caso dovessero cogliere in flagrante il ladro, e questo non obbedisse al richiamo, i volontari devono avvertire gli organi preposti all’azione, ovvero la Capitaneria di Porto, la Guardia Forestale o la Polizia locale. “In molti apprezzano l’iniziativa, anche se non mancano le critiche da parte di alcuni turisti che la interpretano quasi come una violazione della privacy. Forse non capiscono che queste sabbie, queste conchiglie, questi ciottoli, appartengono a queste spiagge e non si ricreeranno mai più”, conclude la presidente.