Tutti attorno al camino: i ragazzi di PlatinumGames ci raccontano la favola sulle origini della strega di Umbra
A vederlo così, sembra più un prodotto imparentato con l’indimenticabile Okami di Capcom piuttosto che costola della serie di Bayonetta. Il perché è presto detto: difficile riuscire a intravedere legami con la saga principale, dato che i ragazzi della nipponica PlatinumGames si sono divertiti a rovesciare il proverbiale tavolo da tè (modo di dire giapponese che allude a trasformazioni epocali) cambiando veste grafica, visuale e perfino gameplay, ma Bayonetta Origins Cereza and the Lost Demon, sebbene avrebbe potuto essere tranquillamente una IP a se stante, è comunque uno spin off fedele alla stella attorno alla quale orbita con deferenza.
C’era una volta Bayonetta Origins Cereza and the Lost Demon
Per riuscire a sparigliare le carte e a sorprendere la platea di riferimento, in PlatinumGames si sono rivolti a un team interno composto da ribelli: creativi giovanissimi, appena assunti, sfornati dall’università e con un sacco di idee in testa. Il risultato è questo prodotto ambizioso e coraggioso che non ha certo avuto paura di uscire dal seminato. Anzi.
Che un gioco incentrato sulla figura di una fattucchiera super sensuale possa, di colpo, trasformarsi in una favola acquerellata, narrata su pergamena medievale, i cui protagonisti sono tondeggianti e dai tratti appena abbozzati, è un salto estetico che potrebbe indispettire più di un fan della Strega di Umbra.
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Chiaro, del resto, l’intento dello studio di sviluppo di rifarsi alle favole dell’Europa del Nord: questo si ripercuote un po’ ovunque, non solo a livello grafico e di character design.
Tralasciando, come di consueto, la storia alla base di Bayonetta Origins Cereza and the Lost Demon per evitare spoiler (come da titolo, il gioco è incentrato sulle origini della simpatica Cereza e su come sia diventata il personaggio che ben conosciamo), possiamo dirvi che la protagonista che incontreremo è ben diversa dal personaggio adulto e compiuto visto nella serie principale.
Qui è appena una giovane e incauta apprendista della strega Morgana e trascorre le sue giornate (tutt’altro che spensierate, visto il dramma familiare che intende risolvere) ai margini della Foresta di Avalon.
L’evocazione del demone Cheshire, compagno d’avventura insostituibile in questo spin-off nonché muso assai noto a coloro che avessero preso parte a Bayonetta 3 mette di fatto in modo gli eventi. E lì si scopre che Bayonetta Origins Cereza and the Lost Demon non ha rivoluzionato solo la veste grafica della saga, ma anche la giocabilità , posizionandosi come una placida avventura in terza persona da vivere in compagnia di un amichetto, della propria sorellina o della fidanzatina.
Occorre difatti controllare simultaneamente sia Cereza sia Cheshire, con la prima che potrà usare i suoi poteri (limitati, non è certo la strega che abbiamo conosciuto fino a oggi) per aprirsi un passaggio tra i labirintici livelli e il secondo da chiamare in causa per sbranare chiunque osi provare a fermare la coppia.
Entrambi potranno essere gestiti da due giocatori, in coop, o da un unico individuo che dovrà far compiere loro percorsi differenti ma equipollenti, cooperando per risolvere enigmi ambientali e passare per le armi i tanti nemici che infestano la foresta. Ed entrambi matureranno attraverso due distinti alberi delle abilità che li renderanno via via sempre più coriacei.
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Il sistema di controllo di Bayonetta Origins Cereza and the Lost Demon può essere modificato a piacimento in base alle abilità di chi sta impugnando i joy con, così da non lasciare indietro nessuno. Purtroppo, però, a dispetto di questa premura, il titolo si rivela un vero diesel e impiega parecchio tempo prima di partire sul serio, aprendo in maniera compassata salvo poi accelerare di colpo e diventare godibile anche per chi ha un po’ di esperienza sulle spalle e qualche callo sulle dita che stringono il controller.
A ogni modo, Bayonetta Origins Cereza and the Lost Demon è un’opera davvero interessante. Certo, da un lato prova ad allargare la platea strizzando l’occhio ai più giovani, dall’altro offre in pasto ai fan storici decine e decine di citazioni: un equilibrio precario che nasce dall’intenzione di soddisfare tutti e che non sempre sboccia pienamente. Da un punto di vista meramente ludico siamo di fatti lontani dal tasso di sfida degli episodi tradizionali e come già si anticipava il gioco ingrana solo dopo le cinque ore per poi chiudersi in altre tre-quattro orette.
Non si può eccepire alcunché, invece, parlando della grafica: Bayonetta Origins Cereza and the Lost Demon è una gioia per gli occhi, tra le opere più ispirate di quest’ultimo periodo. Semplicemente delizioso. Vedere le ambientazioni che trasudano colore fondendosi in modo convincente tra cell shading, solidi poligoni e parti buramente 2D permette di intuire tutti gli sforzi fatti a livello tecnico per rendere il titolo una fiaba che di colpo prende vita. Una bellissima fiaba.