Tonguç Bodur è tornato: lo sviluppatore indie sfrutta un motore grafico migliore per un’avventura ricca di mistero
Per alcuni non valgono come videogiochi. Eppure i walking simulator sono esperienze (perlopiù brevi) nelle quali la software house nasconde un messaggio, da scoprire passo dopo passo. In certe situazioni il tema è serio, in altre ci si accontenta del piacere di un’avventura mistica e onirica. Se seguite le nostre recensioni, saprete che abbiamo collezionato buona parte dei videogiochi dello sviluppatore Tonguç Bodur. Di recente vi abbiamo parlato del suo dimenticabile The Redress of Mira, ma lungo l’articolo troverete sparsi nostri commenti ad altri titoli per rendervi conto dei tratti, anche originali, del suo lavoro. Con Cions of Vega, che abbiamo provato per Xbox Series X/S, entriamo nel mondo dell’Unreal Engine 4. Dunque maggiore realismo rispetto al canone. Sarà dunque arrivato il momento della maturità artistica?
La storia di Cions of Vega è quella di un padre che, il giorno del suo quarantesimo compleanno, si mette alla ricerca della figlia diciannovenne, scappata di casa. Non il modo migliore per trascorrere un tornante importante nella vita di un uomo, ma a farci compagnia troviamo nostro fratello. Zaino in spalla, iniziamo a camminare in un ambiente dove la natura sembra avere cancellato ogni traccia della ragazza.
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Sulla trama non ci azzarderemo a dire nulla, anche perché arriverete ai titoli di coda in meno di un’ora se camminerete di buona lena. Cions of Vega – che ha dietro il publisher Eastasiasoft – colpisce anzitutto per via del salto grafico. Si notano eccome i miglioramenti di un paesaggio che questa volta non ci riporta indietro di qualche generazione gaming fa. La natura, le rovine, le case hanno una loro credibilità estetica. Davvero migliorabile invece il lavoro sui volti e sulle espressioni.
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Come walking simulator, Cions of Vega invita il gamer a soffermarsi sui paesaggi, voltandosi spesso per indugiare sui particolari, lasciandosi distrarre da rumori e quant’altro. Abituati all’approccio dello sviluppatore, che lascia molti punti interrogativi, ci siamo lasciati trascinare in un’avventura in prima persona. Logan, questo il nome di nostro fratello, talvolta parla, interrompendo il silenzio (il titolo è disponibile in inglese, senza sottotitoli in italiano). L’esperienza, va detto, avrebbe potuto essere più densa di attività. Considerando l’origine indie possiamo comunque parlare di una sufficienza stiracchiata, anche per via di enigmi da risolvere che non vi faranno neanche lontanamente sbattere la testa contro il muro.