Il ritorno di Lilith preannuncia un’era di oscurità e dolore. Che destino ci aspetta? Lo scopriremo solo giocando (e attendendo il supporto post end-game)
Con ancora un Diablo 2 Resurrected fumante nella nostra console (sì, siamo tra coloro che non hanno amato particolarmente il terzo capitolo), ci siamo appropinquati a Diablo IV con la testa piena di domande e dubbi. Activision Blizzard sarà riuscita davvero a ritornare ai fasti degli anni ’90? L’action RPG occidentale sarà in grado di piacere ai giocatori affezionati e, contemporaneamente, attrarne di nuovi? In che modo verrà svecchiata una meccanica di gioco che, qua e là, inizia a essere stantia?
Diablo IV, benvenuti all’inferno
Tenteremo di rispondere a tutte queste domande nel corso della nostra recensione di Diablo IV, ma intanto possiamo dirvi che sì, gli sviluppatori sono riusciti a confezionare un capitolo meraviglioso, capace di proiettarci per ore nell’eterna battaglia tra il Paradiso Celeste e gli Inferi Fiammeggianti che ha reso Sanctuarium ancora più oscura, cupa e senza speranza di come ce la ricordassimo.
Superata la fase di creazione del personaggio, insolitamente approfondita considerato che poi la visuale a volo d’uccello non consente comunque di godere dei minimi dettagli che caratterizzano il proprio eroe, ci si ritrova liberi di scegliere: si può andare dove si vuole. Rispetto al secondo capitolo, qui i mostri crescono col personaggio, quindi, se si escludono le aree finali, che richiedono di strappare una sorta di biglietto d’ingresso per impedire che il giocatore vi si avventuri subito, non esistono in realtà zone inaccessibili, come nemmeno zone che rischiano di sprofondare nel dimenticatoio perché popolate da mezze calzette.
Sorprende che una delle novità più sbandierate, ovvero la presenza di destrieri utili a far assumere alla gigantesca mappa dimensioni “umane” (anzi, equine, ehr…) si sblocchi solo parecchio in avanti col gioco e richieda peraltro di proseguire con la trama, soluzione che finisce per azzoppare quella sensazione di estrema libertà inseguita dagli sviluppatori e che penalizza coloro che invece di dedicarsi alle missioni principali preferiscono guadagnare punti fama con le side quest, girovagare il mondo alla ricerca degli altari di Lilith o semplicemente ripulire dungeon procedurali e roccaforti per mettere le mani su bottini sempre più ghiotti.
Come da tradizione, il gioco vero e proprio ha inizio al termine della campagna principale, con la possibilità di assolvere a compiti che ruotano attorno all’Albero dei Sussurri e spaziano dal completamento di un dungeon fino allo svolgimento di eventi multiplayer e PvP. Di roba da fare, insomma, nel mondo di Diablo IV ce ne sarà sempre: chi adora il sapore del sangue che gronda dalle gengive sarà felice di sapere che c’è una categoria di sotterranei, chiamati Nightmare Dungeon che… be‘, ci siamo capiti.
Adesso la parola però torna agli sviluppatori, perché a breve i giocatori inizieranno ad assaggiare la parte post end-game lamentandosi magari di una certa ripetitività che effettivamente sussiste. Il resto è una tavola bianca tutta da dipingere, probabilmente coi toni cupi che hanno contraddistinto questo quarto episodio. Vedremo se i ragazzi di Blizzard sapranno tenere alta la nostra voglia di peregrinare lungo le terre di Sanctuarium martoriate da Inarius e Lilith.