Sulle orme dei videogiochi di un tempo, Dyna Bomb non ha una storia da raccontare. Quella di questo ragazzino dalla capigliatura appuntita e sbarazzina non viene neppure accennata, lasciando invece tutto lo spazio al gameplay. Un vero peccato, considerando che qualche momento per capire cosa è successo al mondo, infestato da robot e droniassassini, avrebbe reso l’esperienza molto più ingaggiante e meno mordi e fuggi. Fin dall’inizio del gioco capiamo che dobbiamo attraversare otto mondi differenti per un totale di 64 livelli esplosivi in cui, come vuole la tradizione, l’obiettivo è raccogliere una chiave nascosta nella mappa e sbloccare così il passaggio che ci farà progredire.
Il gamer non deve preoccuparsi dei proiettili. Il software rincuora fin da subito su questo aspetto, spiegando che le bombe sono infinite (anche se vanno raccolte in appositi cassoni quando non se ne hanno più a portata di mano). Quel che, come accennavamo, rende le cose complicate è la vita (scarsa): un solo contatto con un nemico, un solo colpo non schivato ci farà perdere. Così DynaBomb evita il rischio noia e stringe col giocatore un patto: per procedere occorre usare con astuzia il jetpack, studiando le traiettorie dei proiettili ed evitando lo scontro inutile se ci si trova a un passo dal livello successivo.
Giornalista professionista, 33 anni. Mi occupo di tecnologia e innovazione su StartupItalia con interviste e approfondimenti. Collaboro con Blum e Rivista BC. Modero e conduco eventi sul mondo tech
Lorem ipsum dolor sit amet, consectetur adipiscing elit. Ut elit tellus, luctus nec ullamcorper mattis, pulvinar dapibus leo. Lorem ipsum dolor sit amet, consectetur adipiscing elit. Ut elit tellus, luctus nec ullamcorper mattis, pulvinar dapibus leo. Lorem ipsum dolor sit amet, consectetur adipiscing elit. Ut elit tellus, luctus nec ullamcorper mattis, pulvinar dapibus leo.