La startup innovativa Sunset Arctic Games propone una interessante rilettura del mitico Quake
L’estate non è certo la stagione ideale per videogiocare. Mentre la maggior parte della gente prende la tintarella, i gamer fanno di tutto perché nemmeno mezzo raggio di sole entri nel loro antro, impendendo al televisore di fornire un’immagine dettagliata di quanto accade nel loro videogioco preferito. Chi non ha l’aria condizionata deve per forza tenere su le tapparelle o aprire un pochetto gli scuri per far passare l’aria e si finisce così a giocare al buio o quasi. Poi c’è una software house maligna come Sunset Arctic Games che decide proprio di farvi procedere alla cieca nel suo EchoBlade, interessante rilettura dei vecchi Quake ed Hexen.
EchoBlade, da soli nel buio
Fondata in Indiana nel 2019, Sunset Arctic Games sembra avere il pallino per le opere gotiche, visto che anche il suo primo titolo, VolticPistol, era ambientato in un universo medievaleggiante. Con EchoBlade invece la startup statunitense si avventura per la prima volta in lande tridimensionali e lo fa con gusto e intelligenza, per mezzo di un gameplay che consente di risparmiare risorse tecniche e grafiche preziose, visto che l’intero gioco è… ammantato dalle tenebre.
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In questa avventura in prima persona ci si ritrova prigionieri in chissà quali misteriose segrete con lo scopo naturalmente di evadere, riportando a casa la pellaccia. C’è solo un problema: l’oscurità regna sovrana, si fatica a scorgere anche solo ciò che si para a mezzo metro da noi, figurarsi cosa può voler dire avventurarsi lungo corridoi, scale e stanze piene di nemici ma anche di trappole mortali.
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Per fortuna, però, il nostro prode cavaliere ha il medesimo potere dei pipistrelli che gli consente di vedere anche con le orecchie: in questo modo avverte, per brevi istanti, se un avversario o un pericolo mortale gli incombe addosso.
Certo, vedere è ben altro: si riesce però, a sprazzi, a intuire ciò che accade attorno a noi, magari sfruttando i dardi della balestra come ecoscandaglio, così da tratteggiare l’area che ci circonda nei rari momenti in cui nessun’altra fonte (solitamente mortale) pare sfruttabile. Sulle prime EchoBlade è davvero divertente, perché ci fa sentire deboli e spaesati, completamente in balia delle tantissime trappole mortali pronte a scattare al nostro passaggio.
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Dopodiché galvanizza, perché prendendo le dovute misure, e dopo un alto numero di decessi, ci si riesce a muovere anche al buio o quasi, rispondendo colpo su colpo a ciò che il gioco ci lancia addosso.
Tuttavia, è e resta un gioco incredibilmente faticoso, perché procedere nella penombra alla lunga stremerà i vostri poveri occhi mentre essere ammazzati senza capire cosa sia successo non una ma mille volte può essere un tantino frustrante. Alla luce (battuta pessima, ne siamo consapevoli), di ciò, comunque, si rivela uno degli FPS classici più ispirati e anomali in circolazione. Un vero titolo Indie. Da provare, amare e maledire.