“Incitamento all’odio”. Il social network oscura il discusso filmato girato nel quartiere Pilastro di Bologna che ha animato la recente campagna elettorale
Quella appena conclusa non è stata certo una bella campagna elettorale. Sono stati davvero tanti i siparietti che gli elettori delle regioni al voto non avrebbero meritato. Su tutte spicca l’episodio della citofonata che Matteo Salvini ha inscenato a Bologna al portone di un presunto spacciatore. Sull’opportunità di quel gesto, bocciato dal buon senso comune, da buona parte del mondo politico e persino dalle urne, sono già state riempite intere pagine di giornale. Inutile ritornarci. È notizia di poco fa, invece, la decisione di Facebook di procedere con la rimozione del video della bravata dell’ex ministro dell’Interno.
Eppur (Facebook) si muove…
L’episodio, inscenato a favore di telecamera e, soprattutto, per finire postato su quei social che Salvini usa come principale arma nella propria strategia elettorale, ha suscitato un vespaio di polemiche tale che anche Facebook ha deciso di prendere provvedimenti. Da qualche minuto, infatti, il video non è più disponibile. Rimosso dall’account ufficiale del leader della Lega.
Del resto, il contenuto negli ultimi giorni era stato segnalato ripetutamente dagli utenti del social network che, non potendo restare sordo ai reclami, ha infine deciso di procedere con l’oscuramento giustificando la propria decisione sulla base del fatto che non avrebbe rispettato gli standard della community, incitando all’odio.
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Chi dovesse ritenerla una censura di stampo politico è invitato a riflettere su di un fatto: il video risale allo scorso 21 gennaio. La rimozione è avvenuta oggi, martedì 28 gennaio. Le Regionali in Emila Romagna e in Calabria si sono svolte domenica 26 gennaio. Non si potrà quindi affermare che l’intervento di Facebook sia una entrata a gamba tesa nella campagna elettorale di Matteo Salvini.
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Anzi, viene da chiedersi come mai il social network di Mark Zuckerberg sia intervenuto solamente una settimana dopo, nonostante è facile pensare che le prime segnalazioni siano state inoltrate in diretta con la pubblicazione del contenuto incriminato. E c’è già chi maligna che il fatto che Salvini e la Lega contribuiscano, proprio durante le campagne elettorali, al bilancio della compagnia statunitense con continui post promozionali, possa avere indotto chi di dovere a intervenire con ritardo.
Prima di lasciarsi andare a facili dietrologie, però, pensiamo anche al fatto che si potrebbe ipotizzare anche il contrario, ovvero che un oscuramento sotto elezioni avrebbe permesso a Salvini di fare la vittima e gridare alla censura nei suoi confronti (comunque difficile da sostenere, dato che ha continuato a postare ininterrottamente anche durante le ore di silenzio elettorale). Impossibile sapere come stiano davvero le cose. Quel che è certo è che il video del citofono si è rivelato un maldestro boomerang elettorale per il leader del partito di destra e se Facebook è arrivato tardi, il buon senso degli elettori lo ha anticipato. Ed è ciò che conta in un sistema repubblicano che prevede – per nostra fortuna – che la politica si faccia nelle aule parlamentari e non sui social e la sorte dei politici si decreti nelle urne e non sulla base di like e di retweet.