Dallo sviluppatore indie turco Tonguç Bodur un altro rappresentante del genere
Walking simulator fa rima con esplorazione, riflessione sul senso della vita e percorsi interiori. Finding the Soul Orb, disponibile su Xbox Series X/S, appartiene a un genere senz’altro di nicchia. Dal publisher Eastasiasoft ecco un’avventura che punta molto sull’atmosfera per controbilanciare difetti tecnici e scelte non proprio azzeccate nel combat system. Lo sviluppatore turco Tonguç Bodur, di cui abbiamo recensito altri titoli come Lucid Cycle (a nostro parere meglio riuscito), torna con una proposta fantasy. Nel giudizio complessivo non possiamo non tenere conto del fatto che Finding the Soul Orb è un’opera di un unico sviluppatore, che ha scelto di rimanere saldo e di specializzarsi in questo genere.
In prima persona, Finding the Soul Orb è un’avventura che ci vede sbarcare in un mondo apparentemente disabitato. Dopo una breve navigazione, accediamo a un molo dal quale iniziare il percorso. La trama è strutturata in 12 atti, con una storia che sarà raccontata dalla Soul Orb in inglese. Non vogliamo spoilerarvi nulla su una storia avvolta dal mistero fin dai primi secondi. L’esperienza dura una manciata di ore e la suggeriamo a chi vuole investire una somma accettabile per godersi quantomeno la direzione artistica.
Leggi anche: The Dead Tree of Ranchiuna, su Switch un walking simulator ci riporta a casa
Come walking simulator Finding the Soul Orb non sconvolge gli schemi, anzi. L’esplorazione è ridotta ai minimi termini, con un’interazione davvero bassa con gli elementi ambientali. L’aggiunta di fasi di combattimento in cui dobbiamo fare i conti con lupi mannari avrebbe senz’altro potuto essere meglio sviluppata. A cominciare dal bestiario: ci sono soltanto lupi mannari. Con una balestra a disposizione dobbiamo uccidere creature dai pattern decisamente prevedibili e dall’effetto spavento deludente. Purtroppo le fasi di combattimento sono troppo rigide per raggiungere una sufficienza stiracchiata.
Leggi anche: Drizzlepath: Deja Vu. C’è Dio? E se c’è, dov’è? Riflettiamoci su Switch
Quel che ci ha convinto è invece l’ambiente che attraversiamo, con le sue ombre e suggestioni. Villaggi abbandonati, caverne lugubri fanno da palcoscenico alle nostre camminate, immergendoci in un’avventura che almeno alla vista non è niente male. Anche l’audio design ha il suo perché. Tonguç Bodur ha continuato la propria esplorazione dell’onirico con Finding the Soul Orb, lasciandoci però ancora una volta in attesa di una sua piena maturazione.