Tantissima verdura, poca carne, poco alcol, niente zucchero. Per uno studio inglese quella di metà Ottocento, con la dieta vittoriana, è stata l’età dell’oro della nutrizione. Ecco perché (e cosa si mangiava…)
L’ultima è la dieta vittoriana che (dicono gli inglesi) permetterebbe di vivere meglio. Dunque largo a cipolle, cavolo, barbabietola e aringhe: tutte abitudini alimentari risalenti alla seconda metà dell’800 e seguite dai sudditi di Sua Maestà. Perché, spiega una ricerca, quella sarebbe “l’età dell’oro” della nutrizione. Il segreto sarebbe nel consumo di molta verdura, pane integrale con lievito capace di rinforzare le difese naturali, bere poco alcol ed evitare lo zucchero.
Cipolle, cavolo e poca carne
Judith Rowbotham, coautrice dello studio con Paul Clayton, all’epoca si consumavano cipolle, crescione, cavolo, barbabietola, topinambur e mele. Si mangiava poca carne, facendo bollire le ossa per assorbirne tutti i nutrienti. E poi pesce come aringa, sgombro e uova di merluzzo. A questo si aggiungeva il pane con lievito ricco di beta glucani, in grado di rafforzare il sistema immunitario. «Un ritorno ai valori nutrizionali dell’era vittoriana ci aiuterebbe enormemente, con cibi cucinati in casa e un’attenzione particolare a frutta e verdura», consiglia l’esperta.
La dieta e l’aspettativa di vita
La ricerca è stata pubblicata sul Journal of the Royal Society of Medicine e ha stabilito che in età vittoriana l’aspettativa di vita era di 72 anni per le donne e 75 per gli uomini, che è simile a quella di oggi delle classi inferiori del Regno Unito. Inoltre gli anziani dell’epoca erano molto più sani di adesso, pur svolgendo lavori fisicamente pesanti fino almeno ai 70 anni. Oggi gli uomini trascorrono in media 7,7 anni sotto assistenza medica prima di morire, mentre per le donne il dato supera i 10 anni. «Crediamo che una dieta nutriente e un faticoso esercizio fisico possa migliorare la nostra salute», affermano gli autori dello studio. Inoltre «la classe operaia dell’età vittoriana mangiava di più di noi per sopportare la lunga giornata lavorativa. Gli uomini consumavano circa 4-5 mila calorie al giorno, mentre le donne circa 3000. Oggi la nostra media è di 2.200. L’obesità era conosciuta solo nelle classi più elevate e ricche».
10 porzioni di frutta
Oltre a questo, continuano gli esperti, «i nostri avi mangiavano dalle 8 alle 10 porzioni di frutta e verdura, in una dieta che conteneva alti livelli di vitamine e minerali. Inoltre consumavano meno sale, zucchero, alcol e tabacco». In quel periodo infatti il sale era usato solo come condimento e non per conservare i cibi, il tabacco era masticato o sniffato, mentre le sigarette sono entrate in commercio solo negli anni ’80 dell’800 ed erano un prodotto riservato alle classi abbienti. Anche se quello è il momento in cui lo zucchero, importato dai Caraibi, diventò disponibile alla classe lavoratrice e non più solo un lusso che pochi si potevano permettere, per molto tempo continuò a essere consumato solo dai più ricchi. Le classi operaie dell’epoca hanno così mantenuto una dieta ricca di alimenti freschi e non raffinati. Non resta che prepararsi a fare scorta di aringhe e cipolle. O no?